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UFFICIO RECLAMI
MUSICA | L'appuntamento a partire dalle 20. Verrà presentato l'album «I giorni del vento»
Irene Scardia al Verri col suo pianoforte.
Pianista dalle sonorità morbide e raffinate
[27/12/2008]


di Irene Palma


Salento, tutti gli appuntamenti del 28 dicembre | Lecce, Galatina, Zollino, Squinzano, Trepuzzi, Martignano. Ancora tantissimi appuntamenti in questa domenica salentina. A Lecce, musica e parole al Fondo Verri a partire dalle 20, per il nuovo appuntamento con «Le Mani e l'Ascolto». Ospite della rassegna è la musicista leccese Irene Scardia con il suo pianoforte e «I giorni del vento», titolo del cd prodotto dall'associazione «L'orchestrina». Alle sue note e ai testi poetici di Annamaria Amabile, si aggiungono le voci di «Vuaolè Vocal Quintet» e di Federica Siciliano. Irene Scardia è pianista, compositrice e performer. Il suo stile musicale è indefinibile nella sua originalità. Dalle sonorità morbide e raffinate, rivela una matrice jazzistica in combinazione con elementi mutuati dalla musica impressionistica fino al pianismo moderno contemporaneo, capace di fondere una grande energia a momenti di acceso lirismo. Fonda nel 1992 dell'Associazione Culturale «L'Orchestrina», attiva sul territorio salentino nel campo della didattica, della produzione di spettacoli interdisciplinari e nella promozione di gruppi musicali. È direttore artistico della Scuola di Musica del Teatro Antoniano di Lecce. Cura l'organizzazione di «Suoni a sud», rassegna musicale dedicata alle produzioni di «nuova musica d'autore». In gennaio, la sua prima pubblicazione discografica, «I Giorni del vento», prodotto per Workin' label. Vuaolè, ensemble composto da 5 voci femminili, propone canzoni originali, brani tratti dal repertorio popolare internazionale e sal entino oltre a piacevoli incursioni nella musica world e sperimentale. Il quintetto, composto da Irene Scardia piano e voce, Carolina Bubbico, Antonella Mucelli, Grazia Sibilla e Simona Vespucci voci e percussioni, è caratterizzato da una notevole vivacità ritmica e dall'assoluta originalità melodica. Gli arrangiamenti e i brani sono composti da Irene per i testi di Annamaria Amabile e Massimiliano Manieri. L'ottava edizione de «Le mani e l'ascolto» è realizzata in collaborazione con l'assessorato alla Cultura del Comune di Lecce, il Paese Nuovo e la società cooperativa «Nuova generazione» di Martano. Altro poeta ospite Massimiliano Manieri che presenta il singolo «Delirio di Collirio». Per maggiori info: 0832.304522.


A Martignano, dalle 10 presso il Parco culturale Palmieri, l'associazione Arakne Mediterranea con il patrocinio della Regione Puglia, assessorato al Mediterraneo, Pace e Attività culturali, Settore Attività Culturali, in collaborazione con il Parco Turistico Culturale Palmieri ed il Comune di Martignano, continuano il progetto/spettacolo «Il tamburo che danza dal Mediterraneo al Salento». Ancora una volta per i tre giorni di studio, ricerca, musica e danza, con seminari, mostre, convegni e concerti/spettacoli sul tema del tamburo. Il progetto punta a ricostruire il processo storico di uno strumento secolare che ha accompagnato i riti e le danze dei popoli abitanti il bacino del Mediterraneo e dell'intera «Regione Ionico-Salentina e Pugliese». Si punta a studiare l'evoluzione della cultura del tamburo e a ricercare la relazione tra gli usi tradizionali dello strumento e l'approccio ad esso delle nuove generazioni. Questo secondo appuntamento parte con un seminario teorico - pratico sui tamburi a cornice (tamburelli e tammorre) e del Bacino del Mediterraneo (Tar e bendhir), a cura di Vito De Lorenzi. Dalle 15 si svolge il seminario teorico-pratico sulle «Tarantelle Pizziche» e un incontro dei corsisti con Alfio Antico si tiene alle 17,30 nella sala Aldo Vallone. Più tardi, alle 21,30, dalle parole si passa alla musica con «La Danza del Tamburo e il suo utilizzo nelle Tre Tarante», organizzato da Arakne. Lo spettacolo ci offre un viaggio attraverso i ritmi altalenanti del tamburello nella cultura delle «Tre Tarante»: Taranta-Pizzica-Scherma. A seguire, Alfio Antico in «Io Sono Il tamburo». «Quando la musica sorge dalle viscere della terra, ordina il caos ed espelle le impurità. La natura parla e le cose prendono il loro posto nel mondo. Prima del linguaggio, la mano che danza sulla pelle del tamburo compie il prodigio della nascita del suono, come la mano del fabbro quando percuote il metallo o quella del pastore quando ritma il tempo della festa e della veglia». Alfio ha vissuto fino all'età di 18 anni facendo il pastore fra le montagne dell'entroterra siracusano respirando, in una vita non certo priva di durezze, le favole, le storie, i miti della cultura contadina e pastorale. I suoni delle 600 campane del suo gregge; la nonna che con il proprio magico tamburello scacciava, lui bambino, i mostri della solitudine e della paura; le prime esperienze musicali nelle strade delle grandi città fino all'incontro con i più famosi musicisti e uomini di teatro della grande tradizione italiana fanno di Alfio Antico un artista che ha raggiunto la piena maturità. Alfio ha oltre settanta tamburi , tutti fabbricati da sé e meravigliosamente intarsiati con immagini di divinità agresti, segni antichi che racchiudono saggezza eterna. Nei silenzi e nelle vibranti sonorità insegue così la propria anima, cercando il volto e gli sguardi degli antichissimi abitatori della sua terra. Attraverso il ritmo ed il canto, scolpisce le mille figure del tempo. «Io sono il tamburo» , sussurra in perfetta simbiosi col suo strumento, volendo significare una mistica unità fra la viva pelle della sua mano e quella morta e antica che, fissata ad un setaccio da grano, torna a nuova vita cantandoci storie d'amore e poesia. Il musicista di Lentini arriva ingigantito dalla fama dei suoi strepitosi successi e quale mitico testimone del mondo vivo della natura, che lotta per continuare a essere la terra dei buoni prodotti, delle sane emozioni, della fantastica musica. Il personaggio va compreso a partire dal suo percorso, che comincia su sperdute e assolate colline siciliane; terra di duri contrasti, di bene e di male, d'emozioni e sentimenti che lasciano il segno, come tutte le terre di confine. Poi la fuga nel continente, a Firenze, allora certamente il più accogliente e meraviglioso contenitore da riempire di suoni,e qui la sorpresa. A Firenze vivono molti studenti e lavoratori salentini, sardi, calabresi, siciliani: e per tutti la sirena si materializza sulla scalinata dei Lanzi, in piazza della Signoria. La musica salentina, in quegli anni di riscoperta, Quest'ambiente povero di soldi, ma fertile di stimoli, è stato il ventre fertile della rinascita di Alfio Antico; poi i contatti e le collaborazioni con grandi artisti della musica e del teatro (Eugenio Bennato, Fabrizio de Andrè, Lucio Dalla, Giorgio Albertazzi, Amedeo Amodio, tra gli altri) fanno di lui l'artista eclettico di oggi: musica, presenza, gestualità; maestria e virtuosismo eccelsi. Nelle sue mani, il tamburo esprime sonorità impensabili, che ci fanno comprendere le risorse estreme di questo pur semplice strumento. Alfio vi aggiunge la sua vena poetica, espressa nella lingua che meglio conosce, il siciliano; la sua teatralità naturale e dirompente. Ma c'è anche un messaggio forte verso il recupero di una tradizione piena, fatta non solo di musica, ma di contatto di terra. Per informazioni ed iscrizioni ai corsi di tamburello e danza si possono contattare gli uffici del Parco Turistico Culturale Palmieri, siti a Palazzo Palmieri a Martignano, ai numeri 0832.821827 - 392.3309993 oppure all'indirizzo e-mail: info@parcopalmieri.it.


A Galatina, dopo Francia, Grecia, Spagna, Portogallo, Polonia, all'interno della Chiesa Madre in piazza San Pietro alle 20,30, finalmente si esibisce Luigi Fracasso. Dopo i recenti, strabilianti successi registrati con il recital dello scorso ottobre al «Paisiello» di Lecce – dove ha suonato per conto della prestigiosa Camerata Musicale Salentina, ed a Kielce in Polonia a fine novembre, sarà protagonista in pedana nella sua città per l'edizione numero tre del «Concerto di Capodanno». Irrinunciabile ciliegina sulla torta dell'associazione «I Concerti del Chiostro», che mette a fine anno il sigillo all'abituale stagione estiva di alto profilo musicale. Luigi Fracasso è pure il direttore artistico dell'associazione musicale galatinese. «Alla luce dei recenti successi europei - sottolinea il direttore organizzativo Antonio Serra - abbiamo spinto il maestro Fracasso ad offrire una sua performance anche ai propri concittadini». Fracasso è un musicista eclettico, a tutto tondo, che dà lustro all'intero Salento. Di lui la celebre Lya De Barberiis ha detto: «Le interpretazioni di Luigi Fracasso, condotte sempre con equilibrio e sobrietà stilistica, evidenziano una profonda musicalità». Importante già la sua formazione, definitasi presso scuole internazionali come l'Accademia Chigiana di Siena e l'Ècole Normale de Musique «A. Cortot» di Parigi sotto la guida di illustri insegnanti come Michele Marvulli, Sergio Perticaroli, Marcella Crudeli e Riccardo Brengola. Vincitore di numerosi concorsi musicali nazionali ed internazionali, Fracasso avverte l'appuntamento galatinese: «Quando si suona nella propria terra c'è sempre un'adrenalina particolare». L'ingresso è libero.


A Zollino, per la sua 29esima edizione, si saluta l'inverno attorno alle fiamme della «Festa del Fuoco». A partire dalle 19 l'antico largo Lumardu verrà animato da giocolieri, saltimbanchi e musicisti che tracceranno il corso di una storia ancestrale fatta di riti e vecchi racconti, ballate salentine e mani che percuotono tamburelli. Il fuoco come forza generatrice, come grande catarsi, il fuoco come fine e principio, come purificazione. Il fuoco che rievoca un passato ricco di idee da percorrere e poverissimo di mezzi per raggiungerle ma al contempo totalmente intestardito dal solo imperativo categorico, quello che non teme la fame: la forza popolare…E il fuoco che racconta un presente voglioso e indefesso nello scopo primo di ripercorrere, forte di mezzi nuovi, le stesse idee e riappropriandosi della terra restituirle alla terra. Nasce dalla natura stessa delle donne e degli uomini di questa straordinaria fetta di meridione la Festa del Fuoco; nasce alla fine degli ani '70 in un frattempo storico particolarissimo, nasce accompagnata dalla sofferenza di chi emigra, di chi saluta quella stessa terra di cui è parte senza poter dire con sicurezza che vi farà ritorno. Nasce dall'abbandono, spesso forzato, delle arti che la fanno grande (lavorazione del legno, della creta, del ferro, della pietra), dalla stimmata del suo linguaggio il griko che fa ghetto, fa straniero e non perdona perché ancora inconsapevole della riscoperta culturale. Nasce da un popolo in cammino che se ne va nascondendo la natura ballerina, sottacendo il rullo del tamburello, dicendosi dimentico dei racconti e delle canzoni; nasce e restituisce con tempo e con tenacia la natura alla terra. Le radici e le ali, questa l'idea di Giovanni Pellegrino, per primo, questo lo scopo, questo il progetto di riscoperta dell'identità salentina: conservare le radici del passato come valori da spendere nel futuro. Un imput colto dall'associazione culturale La Bottega del Teatro che diviene negli anni motivo di costituzione della vera e propria associazione Festa de lu Focu. La pizzica rincorrerà i canti di lavoro e quelli di lotta, le ronde spontanee sotto la luce delle fiamme disegneranno il tempo della memoria e accompagnate dallo scricchiolio dei ceppi regaleranno suggestioni ineffabili. A cercare il connubio, l'arte culinaria tradizionale con la famosa «sceblasti» (una puccia tipica del paese, realizzata con impasto di farina di grano lievitata e condita con sale, olio, olive nere, zucchine, pomodori, capperi e peperoncino piccante) e i legumi preparati «alla pignata», proprio come un tempo. Immancabile, a benedirne l'unione, il vino rosso che scalda e libera, che inebria e incoraggia al sociale. La «Festa del Fuoco» vuole dare spazio a espressioni d'arte e lavoro, tra fantasia e realtà, come stimolo a confrontarsi su antichi e nuovi contenuti culturali; fuoco come passione, entusiasmo, voglia di andare avanti e di non nascondersi, danza che dura fino a che anche l'ultimo tizzone non muore, perché anche l'arte sia un modo di stare insieme, conoscere e conoscersi. Non solo i piaceri della tavola, quindi, ma anche l'adrenalina dello spettacolo e la fiamma creatrice dell'ispirazione. Per questo accoglie, tra l'altro, estrose istallazioni sul tema del fuoco a cura del fantasioso artista zollinese Giuseppe Castellano, mentre ad inaugurare la festa ci pensa la compagnia teatrale «Baal Teatro» con «Le disgrazie di Flavio». Uno spettacolo itinerante di commedia dell'arte, tratto da un antico canovaccio di Flaminio Scala; aspetto originale di tale performance consiste nel fatto che gli attori, affiancati da giocolieri, sputa fuoco e musicisti della locale banda, elaborano episodi storici e leggende legati al luogo della festa, inserendoli nel canovaccio originario. Sul palco di questa ormai famosissima festa popolare non può mancare poi la musica, guidata dai «Cunserva Mara», collaudato gruppo di musica popolare che presenta un repertorio di pizziche e stornelli, canti d'amore e di lavoro, senza snaturarne l'originale essenza, e la «Banda Adriatica»; l'ensemble, guidato da Claudio Prima, eclettico organettista salentino, è un incontro di culture e provenienze sotto il segno del Mar Adriatico. A Maggio 2008 i musicisti si imbarcano su un veliero che li conduce nei porti dell'Adriatico dove la banda incontra importanti esponenti della musica tradizionale e di contaminazione etnica con i quali compone le musiche che diventano le basi di un nuovo repertorio adriatico. Da ormai 30 anni il fuoco partorisce la memoria, perché la fiamma attizza e svela la natura del popolo del sud e non importa se la musica sveglia il torpore o scioglie le lingue, se le suole si consumano in un girotondo che vedrà l'alba, non importa che forma il fuoco decida di dare alla terra: ciò che conta è che il viaggio per una notte si ferma e la gente ritrova se stessa incontrando la gente. In caso di maltempo la festa si svolge il 29 Dicembre. L'ingresso è libero.


A Squinzano, dalle 22,30, ancora una metal night all'Istanbul Cafè, l'ultima del 2008 e non poteva che essere un grande evento: «The Gothic Metal Celebration». Sul palco, largo alla musica dei romani «The Foreshadowing», autori di un maestoso gothic doom metal che non può non riportare alla mente i loro concittadini «Novembre» e gli inglesi «My Dying Bride», maestri del genere. La band capitolina ha recentemente esordito con l'album «Days Of Nothing», uscito per l'inglese Candlelight records (etichetta, fra gli altri, di Emperor, 1349 e Obituary), e sta riscuotendo giudizi entusiasti come una delle migliori nuove realtà del panorama gothic metal internazionale. La band è composta da Alessandro Pace (chitarra), Andrea Chiodetti (chitarra), Francesco Sosto (tastiera) e Davide Pesola (basso). Con loro sul palco i «Silvered», sestetto salentino di recente formazione ma già affermatosi come uno dei gruppi più seguiti e apprezzati in zona. Partiti come progetto acustico, hanno man mano assorbito nella loro musica elementi gothic, prog e death metal, con influenze che vanno dagli «Opeth» agli «Amorphis» ai «Tool», fino ad arrivare a ciò che loro stessi definiscono «new version metal» e che si può ascoltare nel loro recente promo cd «Dying Light». In apertura gli «Evillive», un'altra validissima band del sottobosco metal salentino/tarantino (provengono infatti da Manduria e Maruggio). La band innesta su una matrice di death metal melodico svedese («Dark Tranquillity» e «Edge Of Sanity») degli arrangiamenti che riportano alla mente gli indimenticati «Death» di Chuck Shuldiner e le orchestrazioni dei «Therion». In questa occasione la band presenta il loro nuovo cd intitolato «The Cold Absence Of sound». L'ingresso è di soli 5 euro. Maggiori informazioni al sito: http://www.myspace.com/istanbulcafe.


A Lecce, serata live all'Ezekiel Pub. Le porte del locale si aprono alle 22 con i «Red Square», un esordiente trio rock'n'roll che sta riscuotendo consensi tra gli amanti del genere. I Red Square nascono nell'estate 2005 dall'incontro tra Dario Ancona (basso e voce), Matteo Moscara (chitarra e voce) e Marco Russo (batteria). Con il passare del tempo, i tre decidono di impostare il proprio show nel più classico stile dei gruppi rock inglesi di fine anni '60, aggiungendo personali venature e reinterpretazioni di stampo punk, fino ad arrivare ad una sonorità priva di «ornamenti» ma adatta a far percepire tutta la vibrante energia del rock'n'roll. L'ingresso è gratuito.


A Trepuzzi, dalle 20 nella suggestiva cornice della Masseria Pezzuti, protagoniste della serata sono le «Alchimie d'inverno», dopo il successo delle «Alchimie al femminile» che hanno incantato il bosco de «La Cutura» nel luglio scorso. Si può cenare in masseria ed assistere allo spettacolo, che è un susseguirsi di musica, poesia e arte: una sorta di scrigno fatato in cui sono racchiuse le atmosfere dense di suggestioni di Francesca Romana Perrotta e dei suoi musicisti. La cantautrice, reduce dal successo di pubblico e di critica del suo album d'esordio «Vermiglio» ricco di morbide magie e intensi fotogrammi, produce una sequenza di note che scandisce il tempo dell'anima. Con lei, l'artista Daniela Cecere si svela nella «Nuda carta»: tra sensualità di linee e improvvisazioni di segni, con chiaroscuri vibranti di note. Maria Pia Romano e Massimiliano Manieri presentano «Il divano che vedevo dalla scala (ritagli di scabrosità di coppia e saldature lasciate a metà): un inedito lavoro a due voci in cui uomo e donna si incontrano nell'intrigante complessità della loro essenza. Con loro anche Valentina Reale, che presenta le sue originali creazioni e Azzurra e Cristel Cacetta, sulle note di Salomè. La cena e lo spettacolo hanno un costo complessivo di 15 euro. Per info e prenotazioni: 330.208600.


A Lecce, allo Spazio Sociale Zei dalle 22, appuntamento con «P40» e le pagine del libro «Indovinelli spintarelli», a cura della rassegna «Conversazioni sonore». «P40» è un poeta del quotidiano, umile, ironico, buffone. Vive e lavora nel SALENTO da cui riceve numerose influenze, che riesce abilmente a filtrare e rielaborare. La sua arte sa di pomodoro, di pecorino, di basilico, ed è calda come il sole e la cultura salentina. Pur conservando il ricordo della tradizione, P40 segue un suo binario preferenziale fatto di ironia, di satira, di parodia, che applicate alla musica danno un mix irresistibile di folk, rock, musica cantautoriale e trash. Che si esibisca da solo o supportato dalla sua band (Emanuele Flandoli al basso semitropicale e Carlo Verrienti alla batteria agricola), l'elemento dominante dei suoi live è la sua presenza scenica, il contatto che riesce ad instaurare col pubblico. P40 non suona, ma gioca.. come si direbbe in qualsiasi altra lingua.. ma tutto questo sarebbe niente se non ci fosse ad accompagnarlo la sua calda e suadente voce..


A Lecce, infine, a partire dalle 18 presso il castello Carlo V, appuntamento con cinque astrologi per spiegare a tutti coloro che credono nelle stelle e nel loro linguaggio come sarà il 2009. Il team di allievi del Cida (Centro Italiano Discipline Astrologiche), guidato da Iuly Ferrari, tiene infatti un incontro dal titolo «Aspettando il 2009. Perché redigere l'oroscopo previsionale del nuovo anno. Metodi e curiosità». A leggere nelle stelle il futuro dei dodici segni zodiacali, della politica, dell'Italia, oltre alla celebre astrologa leccese, anche i suoi allievi Yuri Vantaggiato (Maglie), Fabiana Perrone (San Pancrazio Salentino), Gianluca Renni (Maglie), Luigi Guglielmi (Bari).


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CAMPIONATI ITALIANI
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La società di Franco Alemanno conquista 3 ori e 3 bronzi individuali.
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A pochi giorni dalla fine del campionato il Lecce lotta per la salvezza.
CRESCE L'ATTESA
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Zampa: «Abbiamo ancora fame, vogliamo arrivare in serie B subito».
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La Dimcar Falchi Ugento vincono tre set. Ora secondi in classifica.
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Al team di Giannini basta un tempo per risolvere la pratica Benevento.
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