Salento, appuntamenti per giovedì 11 dicembre | Lecce, Cutrofiano, Aradeo, Calimera. Un giovedì all'insegna dei grandi del passato e di oggi. A Lecce, doppio appuntamento, a partire dalle 21, al Politeama Greco per un concerto da non perdere. Vinicio Capossella e il suo nuovo spettacolo ispirato, nella scenografia e nell'immaginario, al «side show», una sorta di «circo delle stranezze» che attinge al Circo Barnum di fine Ottocento, all'epoca del Far West. Nato in Germania, ad Hannover, il 14 dicembre del 1965, da genitori di origine irpina (il padre, Vito, è di Calitri, la madre di Andretta), torna poco dopo in Italia con la famiglia. Cresce artisticamente nei circuiti underground dell'Emilia-Romagna, fino ad essere notato e lanciato da uno dei massimi esponenti contemporanei della musica d'autore, Francesco Guccini. Il nuovo millennio lo avvicina molto alla sua terra d'origine, l'Irpinia, e questo amore reciproco con la gente del luogo si concretizza con la cittadinanza onoraria concessagli dal comune di Calitri per onorare la sua grande genialità e creatività. Il suo album d'esordio, «All'una e trentacinque circa», risale al 1990. Ad esso è seguito «Modì», che prende il nome dalla canzone omonima dedicata al pittore Amedeo Modigliani, una ballata lenta e commovente in cui si racconta la storia d'amore tra lo stesso pittore livornese e Jeanne Hébuterne, vicenda che viene osservata dal punto di vista soggettivo della donna. Tra gli altri brani dell'album figura «…E allora mambo», titolo di coda del film «Non chiamarmi Omar» (nel quale lo stesso Capossela recita una piccola parte), che successivamente farà parte della colonna sonora dell'omonimo film con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu. Anche l'album successivo, «Camera a sud», si lega al cinema in maniera ancora più forte del precedente, sia per «Che cossè l'amor», inserito nella colonna sonora de «L'ora di religione» di Marco Bellocchio e in quella del primo film con Aldo Giovanni e Giacomo e Marina Massironi, «Tre uomini e una gamba» sia per «Zampanò», ispirato al film «La strada» di Federico Fellini. Nel 1996 esce «Il ballo di San Vito», l'album della svolta, definito dallo stesso Vinicio «non un disco, ma una vicenda». È tuttavia, con canzoni come «Accolita dei rancorosi», liberamente tratto dal libro «La confraternita del Chianti» di John Fante, con «L'affondamento del Cinastic» (che narra il fallimentare esperimento del caffè letterario «Chinasky» di San Giuliano Milanese) e con «Corvo torvo», probabilmente ispirato al «Racconto dell'economo» dai celeberrimi «I racconti di Canterbury» di Geoffrey Chaucer, che questo album rivela una palese contaminazione letteraria. In particolare è evidente la fortissima influenza del cantautore americano Tom Waits, influenza già presente nei dischi precedenti e che continuerà a contrassegnare fortemente Capossela, in studio e dal vivo. Dal repertorio del cantautore sono da segnalare «La pioggia di novembre», ripresa da Lucia Vasini, e «Tanco del Murazzo», modificato da Paolo Rossi in «Tango dei furiosi» (parte del repertorio della trasmissione televisiva «Il laureato»). Ma anche «Liveinvolvo», con la partecipazione della Kočani Orkestar, e, del 2000, «Canzoni a manovella», in cui degne di rilievo sono la canzone d'apertura, «Bardamu», ispirata al protagonista del celeberrimo» Viaggio al termine della notte» di Louis-Ferdinand Céline, «Decervellamento», anch'essa presente, seppur con qualche modifica, nella trasmissione «Il laureato», «Contratto per Karelias», un brano rebetiko tradotto dall'originale greco di Markos Vamvakaris dal nome «Φραγκοσυριανή», «Con una rosa», rielaborazione del racconto «L'usignolo e la rosa» di Oscar Wilde. L'album «Canzoni a manovella» viene premiato dal Club «Tenco» con la «Targa Tenco» per migliore album, a pari merito con «Amore nel pomeriggio» di Francesco De Gregori. Nel 2003 Capossela pubblica la raccolta «L'indispensabile», con una cover di «Si è spento il sole» di Adriano Celentano. Debitore nella sua visionarietà poetica verso gran parte della letteratura del Novecento, Capossela scrive anche un libro, «Non si muore tutte le mattine», uscito nel marzo 2004. Nel 2006 pubblica l'album «Ovunque proteggi»: il chitarrista è ancora Marc Ribot, collaboratore abituale di Tom Waits, già apparso alla chitarra negli album «Il ballo di San Vito» e «Canzoni a manovella» oltre che nell'inedito «Scatà Scatà (scatafascio)» presente in «Liveinvolvo». Nell'album «Ovunque proteggi» compare un brano intitolato «S.S. dei naufragati» che trae ispirazione dalla «Rhyme of the ancient mariner» di Samuel Taylor Coleridge, a cui si aggiungono elementi di religiosità popolare dell'Italia del sud. Sono stati realizzati come singoli radiofonici i brani «Ovunque Proteggi», «Brucia Troia», «Medusa Cha Cha Cha» e «Dalla Parte di Spessotto» (composto con musicisti di Calitri, gli stessi che suonarono al matrimonio dei suoi genitori e che lui simpaticamente ha ribattezzato «la banda della posta»). Sempre nel 2006, a novembre, esce il cd/dvd «Nel niente sotto il sole, Grand tour 2006», riguardante il tour del 2006. Per questo concerto riceve il «Riccio d'Argento» del celebre orafo Gerardo Sacco come «Miglior Live Teatrale» dell'anno, principale riconoscimento di «Fatti di Musica», la rassegna ideata e diretta da Ruggero Pegna, che presenta e premia alcuni tra i concerti d'autore di maggior successo di ogni stagione. Il 18 agosto 2008, per protestare contro la decisione del Governo Berlusconi di creare una discarica sull'Altopiano del Formicoso in località «Pero Spaccone», tiene un concerto ad Andretta (paese natìo della madre) per sostenere la causa delle popolazioni locali riguardo alla crisi dei rifiuti in Campania. Durante il concerto, oltre alle canzoni del suo repertorio si è divertito a leggere e cantare stornelli e canti popolari dell'Alta Irpinia e alcune cover di Matteo Salvatore insieme agli amici della banda della posta di Calitri (formata da Matalena, Tottacreta, il Parrucchiere e Rocco Briuolo) e «Ciccillo» Di Benedetto, lo storico ristoratore citato nella canzone «Al veglione». Il 17 ottobre 2008 esce «Da solo», il suo decimo album e il mese successivo, durante un concerto al teatro Goldoni di Livorno, viene premiato con il premio Piero Ciampi. Il concerto, che nella prima parte sarà imperniato sulle canzoni del nuovo album «Da solo», vedrà un'esposizione di strani mostri in forma d'attrazione, alternati al pianoforte narrante da saloon, senza dimenticare di tributare un omaggio alla città che lo ospita. Ci saranno strumenti inconsueti, suonati dalla band, tra i quali troneggia la riproduzione di un Mighty Wurlitzer, il «theater organ» indispensabile accompagnamento di ogni impresa fantastica. L'allestimento prevede, alle spalle dell'artista e ai lati del palco, l'uso di «side show banners», teli colorati che illustrano attrazioni, in un contorno di luce da acquario e lampadine da carnival, da luna park. Biglietti: poltronissima, poltrona e palchi I fila, 45 euro; palchi II fila centrali e laterali 35 euro; loggione 26 euro. Info: 0836.564844, 0832.332624.
A Cutrofiano, il Jack'n Jill continua ad ospitare i migliori gruppi musicali dell'anno. Appuntamento alle 22 con lo ska degli Rfc (acronimo che sta per Ritieniti Fortemente Coinvolto). La band nasce a Caserta nei primi del 2000 con la classica formazione punk-rock a 3 elementi; solo dopo pochi mesi e una sola demo «Punkers» avviene il primo cambio di Line-up. A seguire, al trio si aggiungono 2 fiati (sax e trombone) che proiettano gli Rfc ad un cambio di genere, da punk-rock allo ska-core. Il cambio di genere e di stile li porta ad ottenere un ottimo successo nella regione in cui vivono e così dopo svariati concerti decidono di incidere prima una demo «Tarantella Ska-Core» nel 2002 e successivamente nel 2003 il primo disco «Anarchia Sentimentale» per la KimeraRec, con distribuzione White and Black e Goodfellas. Nell'ottobre 2006, dopo tanti anni di gavetta arriva il tanto, e nuovo atteso,contratto discografico: sarà infatti «La canzonetta», celebre etichetta indipendente che ha prodotto tutti gli album dei 24Grana, a produrre e a promuovere il nuovo disco degli Rfc «Ama e Difendi», registrato al KeyLab di Giuseppe Fontanella (24Grana), disco che verrà distribuito da Self e che vede la collaborazione di Enrico (Losfastidios) e Sigaro (Bandabassotti). L'ingresso è gratuito e il divertimento assicurato. Maggiori nformazioni allo 0836.541126.
E sempre nel capoluogo, a partire dalle 21, presso il Circolo Arci «Zei», Corte Dei Chiaromonte, Massimiliano Manieri e Tobia Lamare presentano «Elvisology: che cosa ci hai fatto Elvis?». Musica dal vivo di artisti che si ispirano al mito, rare immagini di repertorio del cantante ripreso nei vari stadi della sua vita, dibattiti ed aneddoti sullo stile di vita del signor Presley, esposizione di memorabili e cimeli parallelismi con grandi musicisti d'allora ed odierni. Tuffo generazionale nell'epoca colpevole d'aver fatto nascere la musica del diavolo. E per chi non avesse mai avuto l'onore di conoscere la sua storia, ripercorriamone le tappe principali. Elvis Aaron Presley, conosciuto in tutto il modo solo con il suo primo nome, è considerato una delle figure più importanti nella musica e nella cultura popolare del Ventesimo secolo. Egli ha cambiato completamente lo scenario della musica americana con un suono e uno stile che hanno unito elementi musicali diversi e apparentemente lontani. Nel corso della sua vicenda artistica egli ha messo in moto una rivoluzione musicale che ha scatenato una trasformazione culturale che ha toccato il mondo. Elvis era appassionato di una estesa gamma di generi musicali. Tra le sue influenze c'erano le ballate pop e la musica country dei suoi giorni, la musica gospel che aveva ascoltato in chiesa e partecipando a tante funzioni che spesso duravano tutta la notte, e il R&B nero che aveva assorbito da giovane frequentando Beale Street, la storica strada di Memphis. Egli voleva trasformare quelle influenze in qualcosa di suo. Nessuno poteva prevedere il successo che avrebbe ottenuto e quanto profondamente avrebbe segnato la musica e la società. L'artista ha messo sullo stesso piano diverse influenze musicali, creando un suono e uno stile che non avevano precedenti. In questa evoluzione è diventato la prima vera icona del Rock & Roll, elaborando un suono davvero unico, lo stesso che è diventato quello di una nuova generazione. La sua carriera ha vissuto delle fasi alterne, alti e bassi, ma nella sua storia musicale ci sono due periodi ben definiti: quello tra il 1956 e l'anno successivo, quando ha raggiunto il successo mondiale con un suono che mescolava i confini tra i generi musicali e gli anni Settanta, quando, dopo due separati ritorni sulle scene, si è dato un'immagine più convenzionale legata a tour estenuanti e a spettacoli molto elaborati. Oggi, a oltre trent'anni dalla sua scomparsa, il suo successo come artista non ha conosciuto il tramonto. Elvis Presley è ancora il Re incontrastato del Rock & Roll.La sua carriera non è tuttavia cominciata nel segno del Rock & Roll. Nel 1954, quando debuttò per la «Sun Records» di Sam Phillips, egli interpretò una ballad dopo l'altra. In quei giorni comunque non riuscì a colpire Phillips, il quale aveva la sensazione che il talento ancora grezzo di Elvis non poteva competere con quelli raffinati di interpreti come Eddie Fisher, Dean Martin e Johnny Ray, autentici «crooner» di quel periodo. Al termine di quelle incisioni prive di efficacia e non riuscite, Elvis interpretò di getto, senza averla provata, «That's All Right Mama», dal repertorio del bluesman Arthur Crudups. Il risultato - un bianco che cantava musica legata al patrimonio afroamericano - era esattamente quello che Sam Phillips voleva e che era ansioso di promuovere. Il suono creato da Elvis tra il 1954 e il 1955, per poi esplodere l'anno successivo, era rivoluzionario. Nelle sue prime esecuzioni Elvis sovrappose il country al R&B e viceversa, mescolando generi musicali che in precedenza erano separati. Elvis, pur criticato per aver cambiato radicalmente il pop e il country di quei giorni, aveva aperto la strada all'arrivo di un nuovo stile musicale, che il mondo avrebbe conosciuto con il nome di rock & roll. Dal 1956 per il pubblico, Elvis era una stella, il leader della scena rock & roll. Questo genere trovò una nuova casa presso la Rca, l'etichetta per la quale aveva cominciato a registrare proprio in quell'anno. Con la pubblicazione di «Hound Dog» (1956) Elvis confermò che il rock & roll era il suono più innovativo di quel periodo. Tuttavia, in quel primo anno di lavoro per la Rca, non tutte le registrazioni di Elvis furono legate a quel genere musicale. L'artista infatti continuò ad incidere canzoni che presentavano tutti gli stili che colpivano la sua immaginazione, dal pop al R&b, al gospel. Il suo primo album per la Rca, «Elvis Presley», rimase al primo posto della classifica statunitense per dieci settimane, diventando l'album pop più venduto di tutti i tempi. Inoltre i suoi singoli rimasero al vertice della classifica per ventiquattro settimane. Nel 1956 Elvis ebbe in tutto dieci singoli di diversi generi contemporaneamente nella Top 100. Comunque fu il rock & roll che gli procurò successi e critiche.
Il nuovo suono del
genere, che tutti associarono principalmente con Elvis, diventò il
catalizzatore per il cambiamento. Elvis, una nuova icona per una
nuova generazione, fornì ai giovani degli anni Cinquanta, inquieti e
alla ricerca di una alternativa alla musica dei loro genitori, la
loro musica e il loro stile. La musica di Elvis, così radicalmente
lontana dalle ballads che avevano dominato i giorni prima del suo
arrivo sulla scena, e la sua forte presenza regalarono ai suoi
giovani fans quello stile nuovo e fresco che cercavano. Nel corso
della sua ascesa Elvis fu criticato dai genitori, dai media e da
altri artisti che lo definirono libidinoso, ribelle e pericoloso.
Paradossalmente, Elvis non era impegnato a promuovere un cambiamento
sociale o a innescare una rivoluzione musicale. Aveva un solo
obiettivo per la sua musica: intrattenere il pubblico. La rivoluzione
del rock & roll cominciò a placarsi nel 1958, quando Elvis fu
arruolato nell'esercito. I due fatti non furono comunque in
relazione, infatti i tre singoli che la Rca pubblicò mentre Elvis
era impegnato nel servizio militare furono dei successi. La
popolarità del rock & roll diminuì perché il genere cominciò
a cambiare e il pubblico scoprì nuove cose. Nel 1960, quando terminò
il periodo di leva, il suono e lo stile di Elvis cambiarono. «Elvis
Is Back», il suo primo album dopo il servizio militare, dimostrò
quanto egli fosse migliorato come interprete, la sua voce era più
forte e presente, grazie anche ai numerosi concerti che aveva tenuto
per l'esercito statunitense. Questo, insieme all'evoluzione delle
tecniche di registrazione, contribuì alla riuscita artistica di
quell'album. La sua voce non era mai stata così bella e il
repertorio che aveva scelto, fatto di rock & roll, ma anche di
pop e gospel, confermò la sua maturazione. Insieme alla passione per
la musica, Elvis voleva diventare anche un vero attore. Il suo
manager, il colonnello Parker, incoraggiava questa sua aspirazione,
con l'obiettivo di ampliare la sua popolarità. Sia durante gli anni
Cinquanta e sia nei primi anni del decennio successivo, Elvis cercò
di ottenere della parti drammatiche, ma il pubblico impazziva solo
per la sua musica. Così, gli furono affidati dei ruoli solo in film
musicali, lasciandolo insoddisfatto. Per tutti gli anni Sessanta
Elvis si divise tra il mondo della musica e quello del cinema, ma,
mentre la sua carriera cinematografica decollava, la musica che
incise per i suoi film non era soddisfacente. Per ricomporre questa
frattura Elvis decise di continuare a incidere brani che non erano
legati alla sua attività cinematografica, confermando la scelta di
cimentarsi con diversi generi. Tra il 1960 e il 1968 Elvis continuò
a impegnarsi con relativo successo nel mondo della musica e in quello
del cinema. Con il tempo, tuttavia, la sua popolarità cominciò a
scemare. La sua musica non aveva più quella spontaneità e
quell'originalità che avevano pervaso le sue prime incisioni. Al
tempo stesso la «British invasion» del 1963, fenomeno che molto
doveva alla sua esplosione degli anni Cinquanta, e la nuova scena
americana segnavano l'ingresso in scena di una nuova generazione di
artisti e di appassionati. Gruppi come i Beatles, i Rolling Stones e
i Doors e cantautori come Bob Dylan raggiungevano un pubblico sempre
più ampio e rappresentavano una alternativa convincente per quei
nuovi fans. Tutto cambiò nel 1968, quando Elvis fu protagonista di
un clamoroso ritorno. Concepito originariamente come uno spettacolo
televisivo in occasione del Natale, «Elvis Comeback Special»
permise all'artista di spiccare nuovamente il volo. Imperniato
principalmente sul suo repertorio rock & roll degli anni
Cinquanta, con l'aggiunta di una manciata di nuove canzoni, quella
performance era una retrospettiva della sua prima immagine, sia dal
punto di vista del suono che da quello dell'immagine. Vestito di
pelle nera, Elvis diffuse lo stesso carisma e quelle energia diretta
che avevano catturato, più di dieci anni prima, un'intera
generazione. Le sue interpretazioni piene di passione colpirono
profondamente quel pubblico che aveva dimenticato il dinamismo unico
di Elvis Presley. La calorosa accoglienza dei suoi fans e
l'entusiasmo della critica spinsero Elvis a riprendersi il suo posto
al centro della scena musicale. Per la prima volta in quasi dieci
anni egli cambiò il suo modi di lavorare in studio d'incisione.
Lasciati gli studi di Nashville, la sua casa dal 1960 al 1968, Elvis,
un mese dopo quello special televisivo, cominciò a registrare a
Memphis. Inoltre formò un nuovo gruppo di musicisti per trovare un
nuovo suono. Ancora una volta Elvis decise di superare le barriere
degli stili e dei suoni di quel periodo per trovare qualcosa che
riflettesse la sua voglia di cambiare. Proprio come era accaduto con
l'album che aveva realizzato al termine del servizio militare, «From
Elvis in Memphis», lavoro pubblicato nel 1969, toccava diversi e
numerosi generi musicali. Essenzialmente l'album presentava dodici
diversi ritratti in musica di Elvis. Lanciato da singoli di successo
quali «In The Ghetto» e «Suspicious Mind» l'album conteneva testi
maturi e consapevoli che commentavano la società di quel periodo.
Elvis era entrato in una nuova straordinaria fase della sua
carriera. Lo speciale televisivo del 1968 che aveva segnato il suo
ritorno gli fece ritrovare anche quel rapporto con il pubblico che
aveva smarrito durante gli anni trascorsi ad Hollywood. Nell'agosto
del 1969 Elvis tornò ad esibirsi con successo, debuttando con
quattro settimane di spettacoli, che fecero segnare il tutto
esaurito, stabilendo un nuovo record, all'International Hotel di Las
Vegas. Negli anni successivi tenne una lunga e fortunata serie di
tour in tutti gli Stati Uniti e continuò a incidere nuove canzoni.
Di nuovo, i suoi singoli e i suoi album vendevano milioni di copie.
Nel 1973 entrò nella
storia della televisione e dello spettacolo, confermando quanto fosse
apprezzato dal grande pubblico internazionale, «Aloha From Hawaii»,
special che fu trasmesso in quaranta paesi raggiungendo più di un
miliardo di spettatori. Nonostante abbia continuato ad esibirsi per
tutti gli anni Settanta, i suoi concerti gradualmente persero
intensità ed ispirazione. In questo periodo il suo repertorio era
composto principalmente da ballads che riflettevano la sua crisi
esistenziale e i problemi del suo matrimonio. Elvis e Priscilla
Presley divorziarono nel 1973.
Verso la fine della sua carriera
Elvis amava ancora salire sul palco, ma non era più interessato
all'incisione di nuovi album, fino al punto di registrare solo a casa
sua. Fondamentalmente, aveva ottenuto più successo di chiunque altro
e questo gli impediva di trovare e affrontare nuove sfide creative.
Inoltre la sua salute era decisamente peggiorata, aveva molti
problemi medici, a cominciare dalla dipendenza dai farmaci che gli
erano stati prescritti. Nonostante la tragica scomparsa, la sua
musica ha continuato a colpire il pubblico. Solo in America 132 delle
sue incisioni, tra singoli e album, hanno ottenuto più volte il
disco d'oro o di platino, primato che nessuno è riuscito a superare.
È l'unico artista che è stato inserito in tre Hall Of Fame: quella
del rock, del country e quella del gospel. Complessivamente in tutto
il mondo i suoi dischi hanno venduto più di un miliardo di copie. La
sua figura è ancora una delle più importanti e influenti nella
musica e nella cultura americana. Di più: ricordato e celebrato da
diverse generazioni, Elvis Presley mantiene un posto permanente in
America, nel mondo e nella storia della musica. Per ulteriori
informazioni rivolgersi a Massimiliano, 392.8363431 o Tobia,
380.3119429.
A Lecce, «Liberrima nel Cortile» presenta, alle 18, il terzo incontro letterario che vede protagonisti Gianni Mura e le pagine del suo «Giallo su giallo» . Chi legge «La Repubblica» lo conosce e sicuramente conosce la sua rubrica settimanale, «Sette giorni di cattivi pensieri», un corsivo che commenta i fatti salienti della settimana; soprattutto fatti sportivi, ma con frequenti e ampie incursioni nella politica, l'enologia, l'enigmistica, la cronaca, commenti molto divertenti e spesso molto amari. «Giallo su giallo» è il primo romanzo scritto dal cronista sportivo ed è un giallo ambientato sulle strade di quel Tour de France a lui ben note in anni e anni di «scarpinate» dietro alle ruote dei grandi del ciclismo (da Indurain ad Armstrong). Una storia poliziesca ma non solo, in cui Mura «si lascia andare» a tutte le sue passioni: i vini, la buona gastronomia, la poesia francese, le carte, andare a funghi, fare anagrammi. E i gialli. In questo Tour anomalo, subito insanguinato dall'omicidio di una giovane prostituta che voleva adescare un cronista (Gianni, come l'autore), sarà un commissario francese a condurre le indagini: l'introverso e astuto monsieur Jules R. Magrite. Dopo il primo cadavere e l'ingiusta imputazione a carico del giornalista, i lettori si imbatteranno in una lunga scia di assassinii sospetti: nel bagno di un elegante ristorante viene ucciso Dédé, il cronista francese caro a tutti gli amici del Tour. E dopo una cena a Tolosa in onore di Dédé, la grande notte del Cassoulet, prendono corpo i primi veri sospetti. Bisogna attendere però altre morti innocenti e un appuntamento parigino al cimitero di Père-Lachaise perché il Tour possa lavare via il sangue dalle sue strade e perché Magrite riesca a svelare il fitto mistero. Un romanzo originale, che esaspera il gioco fra realtà e finzione mescolando nomi reali e nomi fittizi del ciclismo mondiale e disegnando due affascinanti figure maschili, per molti aspetti complementari: un reporter edonista legato a leggende ciclistiche, a canzoni raffinate alla Paolo Conte, al rito della tavola, e un commissario anomalo, così letterariamente perfetto da fondere nel nome l'ombra del commissario Maigret e le ombre del pittore surrealista Magritte. E, sullo sfondo, la «banda» dei giornalisti internazionali, qui descritta come una carovana di uomini sensibili alle belle donne che quando può mangia bene (e beve meglio), e si industria con passione e stile a ricreare per i lettori il clima delle tappe, gettando il suo sguardo umano sulla quotidianità bizzarra di una delle manifestazioni sportive più fascinosamente epiche. Info allo 0832.242626.
Ad Aradeo, presso il Teatro Comunale Domenico Modugno, alle 18, c'è l'incontro «Biblioteche oltre la soglia», che rientra nella rassegna letteraria «Il Salento e altre storie». Al centro della discussione, la sacralità del luogo biblioteca, inviolabile per alcuni, disponibile alla «contaminazione» con le nuove tecnologie di comunicazione di massa per altri. Al confronto, quindi, due visioni contrapposte: realtà dinamiche e accessoriate o silenziose dimore della letteratura? Cercheranno una risposta a questo quesito studiosi, letterati, bibliotecari, animatori culturali salentini e non, tra cui Teo Pepe, Luigi Scorrano, Ada Manfreda, Rita Caforio, Dino Levante, Antonio Errico, Giulia Selvaggi, Aldo D'Antico, Ferdinando Parlati, Santina Dell'Anna ed i sindaci dei comuni sostenitori del progetto, Sandra Antonica, Daniele Perulli, Vito Perrone, Giorgio Cuppone, Donato Zizzari, Daniele Ria. Ospiti della serata, l'editore Giuseppe Laterza e la direttrice del «Centro per il libro». Il dibattito si preannuncia acceso. Per maggiori informazioni: 0836.565340, 328 3149259, 0833 596235.
A Calimera, al Nuovo cinema Elio, in via Montinari, alle 21, prende il via la proiezione «Gomorra». Tratto dall'omonimo bestseller di Roberto Saviano e fresco di nomina come film italiano in corsa per le candidature agli Oscar, lo spettacolo si inserisce nella nuova stagione per «Cinemainsieme», la tradizionale rassegna che riunisce ogni anno pubblico e addetti ai lavori. Il lavoro di Matteo Garrone è un intenso spaccato della malavita campana e del suo radicamento nel tessuto sociale, in tutti i suoi aspetti e i suoi business. Vengono messi in luce i traffici, gli omicidi ed i segreti della Camorra, fino a delineare gli stessi boss che a Napoli edificano le loro dimore fastose e assurde, dacie russe, ville hollywoodiane, cattedrali di cemento e marmi preziosi, che non servono soltanto a certificare un raggiunto potere, ma testimoniano utopie farneticanti. Nel 2006, Saviano, in seguito al successo del romanzo «Gomorra», fortemente accusatorio nei confronti delle attività camorristiche, ha subito pesanti minacce, confermate da dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Dopo le indagini dei Carabinieri di Napoli il ministro dell'interno in carica Giuliano Amato gli ha conferito una scorta e lo ha cautelativamente trasferito lontano da Napoli. Info: 0832.875283.