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UFFICIO RECLAMI
L'Aida col satellite da Palermo, poi «Eneri» al Caffè Letterario
[02/12/2008]


di Irene Palma


Salento, appuntamenti per il 3 dicembre | Saranno spettacolo, musica e cinema a caratterizzare gli eventi della stasera di domani nel Salento. A Lecce, alle 18,30, il CineTeatro Db d'Essai proietterà, direttamente dal Teatro Massimo di Palermo, l'Aida di Giuseppe Verdi. Grazie all'iniziativa di «Operalive», continua la stagione della Grande Opera Lirica sullo schermo in diretta dai più importanti Teatri Lirici Italiani. Attraverso un collegamento satellitare sarà possibile, infatti, proiettare sugli schermi cinematografici, e contemporaneamente nelle sale attrezzate di tutta Europa, gli spettacoli lirici. Commissionata dal chedivè d'Egitto, Ismail Pascià, per celebrare l'apertura del canale di Suez, l'Aida, una delle composizioni più importi della maturità del compositore, racconta l'amore tragico tra Radames, giovane ufficiale d'Egitto e Aida, figlia di Amonasro, re d'Etiopia. Radames, venuto a conoscenza dal sommo sacerdote Ramfis che l'Etiopia muoverà presto guerra contro l'Egitto, spera di essere scelto come comandante dell'esercito: sogna infatti di tornare dalla guerra vincitore e di ottenere così la libertà per l'amata Aida, divenuta schiava al servizio della superba principessa Amneris, anch'essa innamorata di lui. Il re nomina Radames a capo dell'esercito egizio che riesce a sconfiggere l'armata etiope. Quando il giovane fa il suo ingresso trionfale a Tebe, dietro di lui seguono i prigionieri etiopi, tra i quali Amonasro, padre di Aida, che con un cenno ordina alla figlia di non rivelare la sua identità di re. Colpito dall'eloquente supplica dell'uomo in favore del suo popolo, Radames chiede come premio per la propria vittoria che la sentenza di morte pronunciata dai sacerdoti contro i prigionieri sia cancellata e che essi vengano liberati. Il re acconsente e concede a Radames la mano di Amneris, ma decide di trattenere Amonasro prigioniero presso la reggia. Una volta rimasti soli, Amonasro chiede alla figlia di farsi rivelare da Radames i piani degli egizi per invadere l'Etiopia. Aida non vuole tradire Radames ma Amonasro le impone il sacrificio per il bene del suo paese straziato. Quando giunge Radames, Aida gli propone di fuggire insieme. Lui accetta e le rivela qual è l'unica strada sulla quale essi non rischieranno di incontrare i soldati del re, svelando così, involontariamente, il segreto militare che Amonasro bramava conoscere. Questi esce dal nascondiglio dove si celava e rivela la propria identità. Ramfis e Amneris gridano al tradimento mentre Aida fugge col padre, lasciando che Radames si consegni prigioniero ai sacerdoti. Mentre attende il processo, Radames non si lascia smuovere dalle profferte di Amneris, che è disposta a salvarlo purché il giovane rinneghi il proprio amore per Aida e accetti di unirsi in matrimonio con lei. Sepolto vivo al di sotto del tempio di Vulcano, Radames viene raggiunto da Aida, che si è nascosta nella cripta per condividere la sorte dell'uomo che ama. I due innamorati innalzano il loro canto d'amore e di addio alla terra. Biglietti: intero, 12 euro, ridotto (Associazioni Amici della Lirica, Cral Poste e Gruppi Famiglia Salesiana) 10 euro. Altre informazioni si potranno avere allo 0832.390557.

 

Sempre a Lecce, alle 22,30 il Caffè Letterario ospita un evento musicale di particolare importanza, che vedrà esibire sul palco Eneri, con lo spettacolo «Dust». Appuntamento con la musica, quindi, in quello che è stato definito «uno spazio aperto dove raccontare storie “non finite” di parole, musica, immagini, pensieri. Non un piano bar, non un teatro, ma un “luogo vivo”. Incursioni su un piccolo palcoscenico dove condividere emozioni quotidiane. Uno spazio prezioso, privilegiato, raro, per fermare il tempo che corre, o che scorre. Per ricominciare a riassaporare la lentezza. Accorgersi. Ascoltare. Sorridere». È così che Ippolito Chiarello, direttore artistico di Nasca Teatri di terra, definisce il Caffè Letterario, dove ha dato vita e curato la rassegna «Quante storie per un Caffè». Anche quest'anno il locale, due mercoledì al mese (sino a maggio 2009), si trasformerà in palcoscenico, facendo entrare il teatro, la danza, la poesia dentro un contenitore inusuale, avvicinando il pubblico, consapevole e inconsapevole, del Caffè Letterario alle diverse forme espressive dell'arte. Performances brevi, ma di grande intensità, durante le quali il locale sospenderà la sua routine, per lasciar spazio solo al talento degli artisti. Amante della musica, quello di «Eneri» è un percorso musicale che la vede nelle vesti di compositrice e cantautrice dopo una carriera da strumentista. Eneri inizia a studiare pianoforte sin da piccola esibendosi così negli anni come concertista di musica classica. Col tempo però si avvicina anche ad altri strumenti (chitarre e percussioni varie). Dopo aver vinto il concorso nazionale musicale «Fanote» parte in Francia per uno scambio interculturale che la farà confrontare con musicisti di diversa nazionalità, e da qui inizia un progetto autonomo che prende il via dalla registrazione del primo demo, «Dust», con testi e musica interamente arrangiati da lei. Calca da solista piano/voce il palco jazz della «notte rosa» ad Otranto, accompagna il fenomeno del momento «Le luci della centrale elettrica», e accetta sempre volentieri le collaborazioni che le vengono proposte da ottimi musicisti. Particolarmente importante è stata la quella con Mauro Durante, violinista e tamburellista de «La Notte della Taranta» che ha saputo cogliere l'essenza del progetto e di questo nuovo sound da lei inventato. Ora collabora con Roberto Chiga che l'accompagna con strumenti come cajon e tambiru a cornice vari, mostrando grande sensibilità e intesa. Ciò che caratterizza il progetto Eneri sono brevi testi in inglese, italiano e francese, che racchiudono significati intrinseci, amplificati dalla linea melodica, vera protagonista, e mezzo attraverso il quale l'ascoltatore coinvolto ne dà una propria interpretazione. Si aggrappa con le unghie e con i denti alla vita, gustandone ogni singolo boccone, succulento o amaro che sia. Donna dalle mille sfaccettature: può essere contemporaneamente felice e malinconica, intraprendente e apatica. Indubbiamente complicata e nello stesso affascinante, i brani aderiscono su di lei come una seconda pelle, con melodie dirette, arrangiamenti tanto efficaci quanto essenziali, una voce che cerca di intarsare ogni singola modulazione, e l'accostamento insolito a strumenti etnici. Per infomazioni: 0832.242351.

 

E domani, alle 21,15, a Tirana, sarà proiettato, come evento speciale, alla sesta edizione del «Tirana International Film Festival», che si svolge nella capitale albanese dal 1 al 7 dicembre, il documentario «Radio Egnatia» di Davide Barletti (Fluid Video Crew). Il regista salentino è membro della giuria del concorso internazionale della quale fa parte anche Silvio Maselli, direttore dell'Apulia Film Commission. Radio Egnatia, produzione di Fluid Video Crew, Istituto di Culture Mediterranee e Geco Produzioni è realizzata grazie al contributo di Apulia Film Commission, Regione Puglia, Provincia di Lecce e Unione dei Comuni della Grecìa Salentina. È nato da un'idea dell'artista Matteo Fraterno e del regista Barletti che ha curato la fotografia con Roberto Greco e i testi con Marco Saura. Il montaggio è di Cristian Sabatelli, musica e ambientazioni radiofoniche a cura di Antongiulio Galeandro, montaggio del suono di Carlo Hintermann e Mario Salvucci, voce narrante di Fabrizio Saccomanno, assistente alla produzione Emanuela De Giorgi. Il documentario sarà inoltre in concorso al Levante Film Festival di Bari, con una proiezione fissata per martedì 9 dicembre. Il nome ha origini lontane: Egnatia, naturale proseguimento dell'Appia in terra balcanica, infatti, è un'antica strada romana costruita per connettere Roma a Costantinopoli (l'odierna Istanbul), le Capitali dell'Impero Romano d'Occidente e d'Oriente, passando attraverso l'Italia meridionale, il Canale d'Otranto, l'Albania, la Repubblica di Macedonia, la Grecia e la Turchia. Radio Egnatia è una stazione radio immaginaria il cui palinsensto è costituito dall'intreccio di suoni ed informazioni reali, come relitti di programmi radio di vere emittenti, operanti nell'area attraversata dalla Via Egnatia e testimonianze e suoni raccolti durante numerosi viaggi compiuti dal gruppo di ricerca «Osservatorio Nomade» tra il 2005 e il 2007. Il documentario è composto da vari episodi, ognuno dei quali è rappresentato simbolicamente da una lastra di pietra leccese (chianca) che viene creata e poi «dispersa» a testimonianza del passaggio dei protagonisti sulla vecchia strada romana. Ogni «chianca» racconta una storia di vita o di un territorio, di una comunità locale o di tradizioni che stanno scomparendo. Racconta un incontro fra persone di differenti aree geografiche. A fare da guida lungo il viaggio è Matteo Fraterno, artista relazionale, napoletano d'origine e nomade di vocazione, che di incontro in incontro, di chianca in chianca, ci accompagna attraverso i confini e le molteplici identità etnografiche e culturali, dal Salento fino alla Turchia. Radio Egnatia documenta la storia ancora viva di un'identità segreta fra territori e popoli del mediterraneo ed è l'avventura di un gruppo di uomini e donne che si sono lanciati alla scoperta di questa identità. La via Egnatia prima di essere un'espressione geografica è un luogo dell'anima, il tessuto connettore di tremila anni di storia vissuti tra Oriente e Occidente. Un film «relazionale» in un incrocio di suggestioni grike, trace, illire, albanesi, italiche e anatoliche, percorso con sensibilità e cultura. Quella cultura e sensibilità che oggi potrebbero aiutare a liberarci dalla costante paura che abbiamo dell'altro. Della nostra origine.

 

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