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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Da sabato 30 agosto a
domenica 7 settembre, il Castello Angioino di Copertino ospita la
Mostra d’Antiquariato, manifestazione che giunge quest’anno alla
sua XXII edizione. L’evento è realizzato dalla Pro-Loco
cittadina «Fernando Verdesca» in collaborazione con la
Città di Copertino e l'assessorato al Turismo e al Marketing
territoriale della Provincia di Lecce, Unione dei Comuni Union 3,
Università del Salento, Regione Puglia, ministero per i Beni e
le Attività culturali e con il sostegno di Future Service srl.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Nel corso degli anni la
manifestazione ha ospitato centinaia di antiquari provenienti da
tutto il territorio nazionale e proposto numerosi eventi culturali
divenendo uno degli appuntamenti più attesi dell’estate
salentina. Ad ogni edizione infatti la mostra richiama migliaia di
visitatori che giunti a Copertino ne apprezzano le bellezze, prima
tra tutte l’imponente Castello Angioino, che nei giorni della
mostra torna a rivivere gli antichi fasti. La Mostra d’Antiquariato
è stata inaugurata venerdì 29 agosto scorso.
All’apertura di questa nuova edizione gli Ensemble Tito Schipa, con
«Sax... Lirica & song», spettacolo di arie d’opera,
musiche da film e rivisitazioni di brani classici internazionali.
L’ensemble è formato da professori d’orchestra provenienti
dal panorama musicale salentino: nove musicisti di grande spessore
artistico maturato in anni di esperienza. Un progetto ideato dal
maestro Giampiero Perrone e coadiuvato dai colleghi Dionigi D'Ostuni
e Ruggero Palazzo, che si compone di musiche, canzoni, recitazioni e
danza. I generi musicali toccati sono fra i più differenti: si
passa dal repertorio lirico alla musica leggera italiana, dalla
canzone napoletana alle colonne sonore di celebri film, senza
dimenticare i classici internazionali e le influenze jazz.<br />La Mostra d’Antiquariato
sarà accompagnata dalle rassegne collaterali «Salentini
Illustri», «Le Donne di Domenico Cantatore» e «Tra
Mito e Realtà». Le tre mostre saranno visitabili per
tutta la durata della manifestazione e sono allestite all’interno
del Castello Angioino.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>Salentini Illustri</strong></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Come per le scorse
edizioni della settimana dell’antiquariato, il museo Provinciale
Sigismondo Castromediano di Lecce, arricchisce la manifestazione con
uno speciale evento curato dal direttore Antonio Cassiano.
Quest’anno il castello ospita l’allestimento della mostra
Salentini Illustri, una galleria di opere dedicate a personaggi del
mondo della cultura, della politica, dell’arte e della religione,
che hanno dato lustro al Salento. Un tributo in forma di viaggio
attraverso le biografie di Sigismondo Castromediano, del quale è
esposto il ritratto ad opera di Michele Lenti. Dell’artista di
Gagliano del Capo, Vincenzo Ciardo, di Giuseppe Desa, ovvero San
Giuseppe da Copertino, «il santo dei voli»;
dell’«avveduta contessa» Maria d'Enghien, di Vittorio
Bodini del quale è allestito il ritratto ad opera di Lino
Soppressa, dei pittori Antonio Verrio e Giovanni Andrea Coppola, del
poeta latino Quinto Ennio e del tenore Tito Schipa. A questa rassegna
è collegato l’appuntamento di venerdì 5 settembre con
Gioia Spaziani che leggerà i brani scritti da salentini
illustri o a loro dedicati.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>Donne di Domenico
Cantatore</strong></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Le Donne di Domenico
Cantatore è la mostra a cura di Carmelo Cipriani e Domenico
Toto, organizzato dal Sindacato Mercanti d’Arte di Puglia, Calabria
e Basilicata in collaborazione con la Pro Loco di Copertino e
dall’associazione Toto. Ritenuto una delle personalità più
significative della cosiddetta «generazione di mezzo»,
Domenico Cantatore (Ruvo, 1906-Parigi, 1998) è oggi inserito a
pieno titolo tra i maggiori pittori contemporanei italiani, oltre ad
essere naturalmente una delle glorie regionali più celebrate.
All’interno della quasi centenaria attività artistica del
pittore, la figura femminile costituisce un soggetto privilegiato, un
filo conduttore attraverso cui identificare ed analizzare le
differenti fasi della pittura cantatoriana e, con esse, quelle della
pittura novecentesca italiana. La mostra si pregia di 12 opere (3
disegni e 9 olii), tutte provenienti da collezioni private,
raffiguranti figure femminili ritratte tra il 1928 e il 1963 dal noto
artista pugliese.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>Tra Mito e realtà</strong></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">«Tra Mito e
Realtà», mostra a cura del pittore e critico d’arte
Nicola Cesari, dedicata a Giuseppe Corrado, Simone Fersino, Rami, tre
giovani artisti di diversa estrazione e in possesso di linguaggi
distinti che interpretano il tema del mito e della realtà con
sensibilità e originalità. Di Giuseppe Corrado si
evince la carica espressiva, l’immediatezza e il senso di eleganza
formale con cui affronta qualsiasi tema. Per Corrado mito e realtà
sono da ricercare nella figura stessa dell’artista in grado di
concretizzare nella materia scultorea immagini relative ai due mondi:
quelli del mito e della realtà appunto. Niente nella sua opera
è semplice improvvisazione, poiché tutto risponde a
ritmi stabiliti in partenza attraverso una progettualità di
base. Cambia la materia nei lavori artistici di Simone Fersino, non
la pietra e il marmo di Corrado, ma il ferro, materiale umile che
egli piega e modula assoggettandolo alle proprie esigenze creative.
Sono opere, le sue, capaci di occupare elegantemente lo spazio che le
contiene dilatandolo alla vista dell’osservatore. Simone è
artista delicato, capace di lavorare l’umile metallo nobilitandolo,
dandogli vita, grazie a sapienti manipolazioni tecnico-artistiche. I
dipinti di Rami (Mirella Raganato) traggono ispirazione dalla
mitologia; basti guardare ai soggetti rappresentati, come ad esempio
Prometeo, Apollo e Dafne, Iside. Il mito per Rami incarna la realtà
attraverso una forte presenza di significati legati al valore della
vita, in sostanza una pittura che dà conto di una sensibilità
intima e riflessiva. Pittura dove non è difficile individuare
una cifra armonica, caratterizzata dal colore: vera linfa che reca
energia a tutte le parti del dipinto introducendo alla lettura
dell’opera e rivelandola.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Dal 3 al 6 settembre, a
partire dalle 20, spazio agli eventi culturali che si svolgeranno nel
cortile del Castello Angioino. Si comincia mercoledì 3
settembre con Il Gobbo di Notre Dame, musical ispirato al romanzo di
Victor Hugo a cura della compagnia teatrale Scena Muta di Copertino,
in scena 43 ballerini e 2 cantanti per la direzione artistica di Ivan
Raganato e le coreografie di Simona Monticchio. Notre Dame de Paris
narra la storia di un amore condannato dall’ingiustizia e
dall’ipocrisia, quello di Quasimodo, campanaro gobbo della
cattedrale parigina, per la bella gitana Esmeralda. Su questa
passione tormentata e dolorosa Scena Muta costruisce la sua
particolare versione del musical: aggressiva, carnale e sfacciata
seppur elegante e delicata. Perché l’amore è tutto
incoerenza e logicità, calcolo e ingenuità, rose e
spine. Giovedì 4 settembre la ballerina, conduttrice e
showgirl Giulia Montanarini presenterà Gran Defilè
Spose e Regine, passerella di costumi a cura di Wanda Sposa, atelier
copertinese che quest'anno festeggia i trenta anni di attività,
e che in occasione della mostra d’Antiquariato proporrà il
meglio della sua collezione costituita dai circa cinquecento capi
delle firme più prestigiose. Venerdì 5 settembre
appuntamento con le suggestive letture di testi di salentini
illustri, evento che rientra nella rassegna curata dal Museo
Provinciale «Sigismondo Castromediano» di Lecce. Sabato 6
settembre infine il giornalista Raffaele Polo e Sandrina Schito
presenteranno il libro Pocomeno, nuova pubblicazione della casa
editrice Lupo di Copertino. All’appuntamento interverranno Cosimo
Lupo dell’omonima editrice e la giovane scrittrice copertinese
Chiara Gagliano, che ha esordito con questa raccolta di componimenti
poetici. Pocomeno parla di un confino vissuto come condanna
esistenziale, dalla quale scaturisce un singolare «crogiolo
interiore» che, a sua volta, genera e spiega lo sfogo poetico
dell’autrice: non sono forse le tristezze ad inchiodarci nei
pensieri, a chiedere di venire fuori, di espiare in parole e carta?
Il libro è «un’indagine della propria anima»,
che ferma con potente capacità immaginifica attimi, sentimenti
e sensazioni offerte dal quotidiano soffrire o da squarci di gioia
familiare. E poi il silenzio, le piccole cose piane, il mare, ma
anche la «rossa Africa», e il faticoso andare, tra Nord e
Sud del Paese, di un’esistenza precaria di insegnante, con un
racconto in prosa, che chiude il libro, dedicato proprio alla scuola.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>Cenni storici sul
Castello di Copertino</strong></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Si presume che tra le sue
mura nacque Isabella Chiaromonte, figlia di Tristano e Caterina
Orsini del Balzo, che divenne regina di Napoli. Sorto in epoca
normanna-sveva, venne ampliato e ingentilito dagli Angioini.
L'imponente struttura militare che appare ai nostri occhi fu
realizzata nel 1540 secondo i canoni architettonico-militari imposti
dalla scoperta della polvere da sparo. Il progetto è opera
dell'architetto militare Evangelista Menga che lo eseguì per
volere di Alsonso Castriota. Lungo tutto il perimetro esterno si
osservano novanta feritoie le cui cavità consentivano un
facile movimento dei cannoni. Queste sono distribuite su tre ordini
separati da un cordone marcapiano.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Un fossato scavato nella
roccia a scopo difensivo ne completa l’aspetto fortilizio. Il
castello fu anche dimora signorile: lo testimonia il balcone
rinascimentale con balaustra traforata, nonché il sontuoso
portale chiaramente esemplificato sul modello napoletano di
Castelnuovo. Gli imponenti bastioni
lanceolati e il fastoso portale rinascimentale sono, quindi, le
principali attrattive esterne. Il portale, a cui recentemente è
stata data un'esemplare decodificazione iconografica, è
attribuito allo scultore neretino Francesco Bellotto su probabile
disegno di Evangelista Menga. Le sue decorazioni, realizzate in
calcarenite locale, risultano integrate successivamente con stucchi
per proteggerle dai venti che nei secoli hanno esercitato un’azione
polverizzante. Essendo tipicamente celebrativo, su di esso sono state
immortalate le dinastie di re e regine, ma anche dei feudatari che si
sono succeduti a Copertino. Di tipo trionfalistico sono invece le
armature scolpite, i vessilli, i cannoni concentrati nel grande
lunettone. Elementi ornamentali sono pure il diffuso fogliame, le
modanature tortili , le colonne scanalate ed il diffuso carattere
favolistico di cui restano alcune tracce sul lato sinistro di chi
guarda. Difatti, in alto, subito dopo la colonna si può
osservare Alessandro Magno che viene trasportato da un carro a sua
volta spinto dal soffio di due grifoni. Dall’esterno si scorge
anche il maschio a base scarpata realizzato nel XIII secolo. Nel
1407, in occasione delle nozze tra Ladislao di Durazzo e Maria
D’Enghien, sul lato est fu incastonata l’arma delle due case.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Questa torre è
costituita da tre vani sovrapposti che comunicano con una scala a
chiocciola scavata nello spessore murario. Attraversando il portale
d'ingresso ci si trova davanti a quello angioino-durazzesco, ovvero
l’originale varco d'ingresso al maniero. Da qui si può
accedere per ammirare la cappella di S. Marco voluta dagli
Squarciafico e affrescata nel 1580 da Gianserio Strafella; al suo
interno vi troveremo i due sarcofaghi cinquecenteschi realizzati da
Lupo Antonio Russo che contennero le spoglie di Uberto e Stefano
Squarciafico, padre e figlio. Dal suggestivo atrio interno si ha una
completa veduta del maschio angioino. Se si prosegue lungo lo scalone
rinascimentale che conduce al piano nobile si potrà ammirare
la quattrocentesca cappella gentilizia intitolata a S. Maria
Maddalena. Il porticato, fatto costruire nel ‘600 dai Pignatelli,
conferisce alla struttura un delicato movimento architettonico che
interrompe piacevolmente la rigida geometria delle linee. E per
ultimo, ma non ultimo, sarebbero da osservare le lunghe, oltrechè
ampie gallerie che percorrono interamente il perimetro della fortezza
ed oggi adibite ad iniziative di carattere culturale. La Mostra
d’Antiquariato è visitabile dalle 18 alle 22,30. Ingresso 4
euro.</p>
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