di Valentina Maniglia
<p><strong>LECCE </strong>| Possono i nuovi media, e il web
in particolare, garantire una partecipazione diretta alla democrazia?
È questo l’interrogativo fondamentale al quale <strong>Carlo
Formenti</strong>, docente di teoria e tecnica dei nuovi media presso
l’Università del Salento, cerca di trovare risposta nel suo
ultimo lavoro: «Cybersoviet, utopie postdemocratiche e nuovi
media», edito da Raffaello Cortina Editore.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">«Cybersoviet, utopie
postdemocratiche e nuovi media» di Formenti, altro non è
che un'approfondita analisi del Web 2.0, fra interessanti domande e
difficili risposte, fra democrazia diretta, democrazia del consumo e
postdemocrazia.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">Il testo, presentato ieri pomeriggio
presso la sala riunioni della Mediateca provinciale di Lecce,
completa una trilogia di saggi che ha preso forma nell’arco di otto
anni e che comprende anche «Incantati dalla rete» (2000)
e «Mercanti di futuro» (2003).</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">Un viaggio che ruota attorno all’idea
di democrazia e post democrazia, che tocca i più importanti
pensatori ed esperti del settore (Castells, Benkler, Beck, Negri ed
altri) illustrandone le teorie e criticandone, secondo le idee
dell’autore, punti di forza e punti deboli. E che osserva le
«analogie fra forme storiche della democrazia diretta ed
esperimenti di partecipazione democratica attraverso la Rete»
(quelli che chiama appunto cybersoviet).</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">Intervenuto durante la presentazione,
<strong>Stefano Cristante</strong>, docente di Sociologia della comunicazione e di
Sociologia dei fenomeni politici presso l’Università del
Salento, ha sottolineato che si tratta di un libro «di guerra»,
sia perché parla di una guerra in atto, sia perché è
scritto in un linguaggio duro, ma non pesante, che vuole arrivare
dritto all’obiettivo. Ha inoltre aggiunto quanto sia importante
parlare oggi di tecnologia e quanto, in una rete in cui è
presente in «cyberpop» (la parte più divertente e
fruibile di internet), si ponga il problema della dislocazione delle
risorse.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">L’analisi di Formenti si muove fra
«apocalittici», che hanno approccio critico verso i
media, poiché annullano il confine fra sfera pubblica e
privata, e «integrati», che li vedono come un grande
fattore rivoluzionario, sotto tutti gli aspetti.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">La risposta al quesito iniziale non è
facile, ma è pieno di argomentazioni. Eppure l’autore del
libro parla di «democrazia dei consumi», una società,
quella virtuale, in cui la partecipazione democratica, intesa
politicamente, viene meno, in favore di un «empowerment»
del consumatore, che si sente sempre più emancipato e
gratificato solo dall’autoesibizione (come su Youtube), dal fatto
di «esserci» ed è vittima di una ragnatela che
avvantaggia le net-company, Google fra tutte. È come se la
divulgazione di informazioni e contenuti che l’utente produce,
«liberamente» e con entusiasmo, venisse «sfruttata»
da chi possiede maggiori risorse culturali ed economiche, per
arricchirsi ancora di più.</p>