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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 30/08/2008 | INTERVENTI
Antonio Capone consiglia: «Uno spaccio comunale per i piccoli coltivatori diretti»
L’assessore all’Ambiente del Comune di Lecce fa sapere che l’amministrazione comunale sta organizzando uno «spaccio per i piccoli agricoltori leccesi» e rende noto alcuni impegni del comune a favore dei contadini.
<p><!-- @page { size: 21cm 29.7cm; margin: 2cm } P { margin-bottom: 0.21cm } --></p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>LECCE</strong> | <strong>Antonio Capone</strong>, assessore all&rsquo;Ambiente del Comune di Lecce, fa sapere all&rsquo;amministrazione comunale, che intende dar vita al un commercio agricolo, abbattuto dagli ipermercato. I contadini, secondo Capone, dovrebbero avere uno spazio la domenica, per poter vendere il loro raccolto. &laquo;Carovita, diminuzione dei consumi alimentari, prezzi dei beni primari come pane e pasta che schizzano alle stelle, un generale impoverimento della nostra societ&agrave; che ha ovvie ripercussioni sui ceti meno abbienti. Insomma, il quadro generale non &egrave; dei migliori e sarebbe cosa saggia che anche la nostra amministrazione comunale, messi alle spalle gli sforzi organizzativi per la festa dei Santi Patroni, sforzi organizzativi che hanno assorbito energie e risorse in maniera ossessiva, si preoccupasse di dare il proprio contributo alla risoluzione di queste situazioni che non si risolvono soltanto aspettando con il naso all&rsquo;ins&ugrave; gli effetti delle manovre macroeconomiche messe in atto dalla banca mondiale o dai Governi, ma anche prendendole di petto con provvedimenti locali che ci si impiega pochissimi minuti ad approvare.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Prendiamo per esempio il caro-beni di prima necessit&agrave;? Crediamo davvero che la grande distribuzione organizzata sia venuta incontro ai nostri cittadini in questi momenti delicati? Crediamo davvero che la grande distribuzione organizzata abbia portato esclusivamente ricchezza nel nostro territorio? Il mercato ne ha tratto davvero soltanto benefici? In realt&agrave; i grandi ipermercati &ndash; evidenzia Capone - hanno contribuito ad impoverire le piccole realt&agrave; commerciali che oggi sono costrette a chiudere perch&eacute; non riescono a sostenere la concorrenza. Si sono cos&igrave; create sacche di disoccupazione preoccupante e la categoria dei coltivatori diretti &egrave; ormai abbandonata a se stessa. Nessuno ha voluto tutelare gli agricoltori che, ormai, vedono il proprio reddito assottigliarsi a causa della difficolt&agrave; a vendere i propri prodotti.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&Egrave; davanti agli occhi di tutti che le campagne sono vuote e non producono pi&ugrave; ricchezza. I prodotti della terra conoscono numerosi passaggi prima di essere venduti negli scaffali dei grandi ipermercati. E i prezzi, com&rsquo;&egrave; ovvio, si triplicano. Il contadino, per&ograve;, non ci guadagna e non ha il capitale sufficiente per portare avanti la propria azienda agricola. E i cittadini? I cittadini non solo sono costretti a pagare i prodotti agricoli a prezzi altissimi, ma hanno anche perso il gusto dei veri sapori della nostra terra. Il 70 per cento dei prodotti alimentari che ogni giorno consumiamo, vengono importati dall&rsquo;estero senza alcun controllo sanitario, a totale nocumento della nostra salute.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&Egrave; per questo che &egrave; bene che da subito l&rsquo;amministrazione comunale si impegni a organizzare, come avevamo suggerito noi in tempi non sospetti, uno spaccio comunale per i piccoli coltivatori diretti, i quali, magari la domenica mattina, potranno vendere i propri prodotti, controllati adeguatamente dalle Asl. I costi scenderanno, quindi, e, mentre gli agricoltori avranno la possibilit&agrave; di tornare ad essere una categoria produttiva efficiente, i cittadini potranno acquistare i prodotti della terra, aventi provenienza certa e controllata, a prezzi equi e ragionevoli.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Un&rsquo;amministrazione comunale deve pensare al benessere dei propri cittadini, siano essi produttori o consumatori e, in particolare, il Comune di Lecce non dovrebbe dimenticare la vocazione agricola del proprio commercio. Ogni categoria economica deve essere tutelata ed aiutata a crescere. In particolare quella che pi&ugrave; di tutte ha risentito della concorrenza sul mercato. Le attivit&agrave; agricole devono rifiorire e contare su politiche di sostegno concrete. Ma c&rsquo;&egrave; di pi&ugrave;. L&rsquo;organizzazione e l&rsquo;apertura degli spacci comunali potrebbe essere facilmente collegata ad un provvedimento semplice che nel giro di pochi giorni farebbe scomparire, in un sol colpo, tutte le discariche a cielo aperto che si trovano lungo la cinta muraria della nostra citt&agrave;, valorizzando magari il tempo libero di tanti nostri concittadini anziani, in pensione, che, terminata la loro esperienza lavorativa, non hanno voglia di trascorrere le giornate nella noia e pensano di potersi ancora sentire efficienti, rendendosi utili a se stessi, alla loro famiglia ed alla loro comunit&agrave; cittadina.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&nbsp;</p> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">&Egrave; da una risposta congiunta a queste due esigenze che potrebbe realizzarsi il progetto per la realizzazione di orti botanici lungo tutto l&rsquo;anello periferico della citt&agrave; da affidare alla cura ed alla gestione dei nostri concittadini con i capelli bianchi. Di cosa si tratta in sostanza? Tutto molto semplice. Le periferie che circondano ad anello la citt&agrave; di Lecce sono composte da appezzamenti di terreno agricolo di propriet&agrave; del Comune. Appezzamenti incustoditi, non protetti, ovviamente non recintati e chiaramente non tutelati. Appezzamenti agricoli lasciati all&rsquo;abbandono che diventano discariche abusive a cielo aperto e ricettacolo dell&rsquo;incivilt&agrave; e dell&rsquo;incuria di chi non ha a cuore il bene pubblico. Perch&eacute;, allora, non pensare di recuperare quelle zone, la cui bonifica ha dei costi altissimi per le tasche dei contribuenti, organizzandole in orti botanici da dividere al loro interno in piccoli lotti da 60/70 metri quadri ciascuno, da assegnare in gestione ai concittadini leccesi anziani che ce ne fanno richiesta, promettendoci in cambio l&rsquo;impegno di coltivarle e di prendersene cura. Attenzione, stiamo parlando di una gestione attiva e non passiva degli appezzamenti agricoli, una gestione che consenta ai cittadini di coltivare quella terra con tutte le colture tipiche del nostro Salento, con le nostre verdure, le nostre insalate, i nostri ortaggi. Colture semplici che valorizzino quei terreni, adesso lasciati all&rsquo;abbandono e divenuti soltanto ricettacolo di rifiuti. In questo modo quei cittadini godrebbero dei frutti della terra, che potrebbero decidere di tenere per s&eacute;, donare in beneficenza o, perch&eacute; no, se ne avessero bisogno potrebbero anche vendere, e trascorrerebbero il loro tempo libero a contatto con la natura. In tutto ci&ograve; quale sarebbe il ruolo del Comune? Il ruolo del Comune sarebbe semplice e a costi bassissimi, certamente pi&ugrave; bassi di quelli che affronta per bonificare le discariche a cielo aperto sui terreni di suo propriet&agrave; lasciati all&rsquo;incuria e al degrado. Il Comune, dicevamo, avrebbe il compito importantissimo di portare l&rsquo;acqua per l&rsquo;irrigazione e di costruire piccoli gazebo per il deposito degli attrezzi e per il semplice ristoro. In ogni orto botanico potrebbero esserci dai dieci ai venti appezzamenti. L&rsquo;utilit&agrave; di un progetto simile - conclude Capone - risulta del tutto evidente: gli orti botanici sono il rimedio naturale alla discarica e i tenutari degli appezzamenti sarebbero delle sentinelle verdi, attive su tutto il territorio. I costi per la pubblica amministrazione, a fronte della ricaduta sociale del progetto, sono risibili. Perch&eacute; costruire qualche pozzo, comprare qualche attrezzo agricolo e delimitare quelle zone con delle reti di recinzione &egrave; sicuramente meno costoso che bonificare tutti quei terreni&raquo;.</p> <p>&nbsp;</p>
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