Data pubblicazione: 28/08/2008 | INTERVENTI
Manni polemico dopo la Taranta, sulla candidatura alla presidenza provinciale
«La candidatura alla Provincia - sottolinea - non è un panno sporco da lavare in casa, d'interesse solo del Pd. Non mi meraviglio se quando avranno scelto il candidato, lo comunicheranno alle altre forze della coalizione a mezzo stampa».
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><strong>SAN CESARIO</strong> | «La Notte
della taranta (evento oramai consacrato, almeno dal punto di vista
del richiamo turistico il quale si riverbera su tutto il Salento e
non soltanto per una notte) e il suo consolidamento strutturale in
fondazione sono risultati l’occasione per rilanciare la discussione
sulla candidatura del centrosinistra alla Provincia, che va avanti
oramai da due anni con un profilo basso che non tiene conto di alcun
consuntivo, né di alcuna progettualità. Non voglio qui
entrare nel merito della discussione, né volendolo potrei, dal
momento che è una discussione tutta interna ad un solo
partito, il Pd, il quale è una parte, pur se largamente
maggioritaria, della coalizione che governa la Provincia». È
con queste parole, che Piero Manni, consigliere regionale di
Rifondazione comunista, che sottolinea come le scelte intraprese dal
Pd siano interne a quel partito, poi continua: «Oddìo,
la tentazione c’è, di ironizzare sull’assurdità e
il ridicolo della situazione: c’è un presidente che termina
il primo mandato, eletto nel 2005 al primo turno, con una dotazione
personale di voti (la differenza tra voti personali e voti di
coalizione sommata ai voti di una lista del presidente) che ha
permesso la vittoria del centrosinistra, e sulle cui scelte politiche
in questi anni nessuno del suo partito ha avanzato la benché
minima riserva, e la cui ricandidatura viene oggi messa in
discussione da una parte del partito suo stesso, e senza uno
straccio, nu «zzinzulu» di motivazione. Non lo faccio,
non ironizzo sia perché in politica l’ironia diviene quasi
sempre sarcasmo, sia perché i politici dall’ironia, quando
la colgono, vengono offesi».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Come noto, ieri, a Poggiardo,
Pellegrino aveva rilasciato delle dichiarazioni, che fanno pensare ad
un faccenda, sottolinea Manni, tutta interna al Partito democratico:
«Qui un altro aspetto della faccenda mi interessa rilevare:
l’arroganza e la tracotanza del Pd il quale considera la
candidatura alla presidenza della Provincia una questione di
famiglia, un panno sporco da lavare in casa, un litigio da risolvere
tra fratelli-coltelli all’interno del Partito. Poi, in un secondo
momento, la soluzione verrà comunicata (preferibilmente a
mezzo conferenza stampa, come già altre volte è
avvenuto) alle altre componenti della coalizione. Aggiungo che questo
comportamento, pur se maggioritario, trova anche all’interno del Pd
voci critiche: ho ascoltato Antonio Maniglio in televisione reclamare
una condivisione di questa fase con tutta la coalizione.<br />Qualora ciò non avvenisse,
significherebbe che al Pd leccese sfugge che ci sono state le
elezioni politiche che Veltroni ha scelto di perdere pur di favorire
il bipartismo e il pensiero unico condiviso con la destra di
Berlusconi, che ora la sinistra non può più snaturarsi
operando scelte ed alleanze, le quali non privilegino i lavoratori e
le fasce deboli della popolazione, che la sinistra non accetterà
oltre ricatti in nome del male minore e dell’antiberlusconismo
(proclamato da chi peraltro risulta disponibile a intese e
patteggiamenti).<br />Io non sono interessato a governare,
come direbbe Totò, a prescindere. Non sono disponibile ad
appoggiare candidati imposti. Non accetterò le ragioni della
forza ma intendo confrontarmi con la forza delle ragioni. Ai palazzi
preferisco le piazze, ed i palazzi li tollero solo in nome e per
conto delle piazze. Le intese durature si fondano sulla chiarezza dei
patti. Altrimenti la sinistra farà come fece, in una
barzelletta della mia adolescenza, il buon San Giuseppe il quale,
stufo in Paradiso di essere maltrattato e perseguitato in quanto
comunista, sbottò rivolto alla moglie: «Maria, Maria,
piglia il Bambino e andiamocene, e poi vediamo a Natale come lo
fanno il presepe». Veramente, il buon falegname usò
espressioni più colorite: ma io qui mi fermo».</p>