Data pubblicazione: 27/08/2008 | INTERVENTI
Continua la polemica della Sappe: «L'Asl di Lecce sarebbe dovuta intervenire»
A scrivere è Federico Pilagatti, segretario nazione della Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, che in una nota resa pubblica accusa la Asl di Lecce, che sarebbe dovuta intervenire all’interno del carcere «Borgo San Nicola».
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>LECCE</strong> | Nella
giornata di ieri, il Sappe, sindacato autonomo di polizia
penitenziaria, ha chiesto aiuto al presidente della Regione Puglia,
Nichi Vendola, descrivendo il degrado in cui versa il carcere di
Lecce «Borgo San Nicola». Una situazione disagiata per
quanto riguarda la sanità, 1200 detenuti curati da un solo
infermiere, la legge, invece, prevede che l’assistenza sanitaria
sia garantita 24 ore sue 24 in carcere.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Federico Pilagatti,
segretario nazionale del sindacato afferma: «Un dato
emblematico riguarda l'attuale situazione in cui a circa 1200
detenuti, con centinaia di tossicodipendenti, portatori di patologie
infettive anche serie, patologie psichiatriche anche importanti, e
via dicendo, si risponde nelle ore notturne con un solo infermiere e
un medico di guardia». La Asl sarebbe dovuta intervenire dato
che si va «ad intervenire su un nodo scoperto quale è la
salute, che all'interno dei penitenziari diventa ancora più
sensibile proprio perché le condizioni di intervento sono
totalmente diverse». Quindi, ad essere accusata è la Asl
di Lecce, i sindacati spiegano che «a differenza di altre Asl
della Regione che stanno ancora approfondendo una serie di aspetti
della normativa, cercando di non creare traumi pericolosi, sta
applicando la normativa a pieno regime». Secondo alcuni
racconti delle guardie penitenziarie, nel carcere di Lecce sarebbero
avvenuti dei casi eclatanti, Pilagatti scrive: «situazioni
imbarazzanti che sono state risolte proprio grazie alla
professionalità ed alla preparazione della Polizia
penitenziaria che ha sempre evitato che il malessere degenerasse. Ora
invece non è più possibile andare avanti, poiché
quello che sta accadendo all'interno del penitenziario leccese sta
mettendo a dura prova il lavoro dei poliziotti penitenziari nonché
la sicurezza del carcere, senza considerare i rischi alla salute dei
detenuti. Una situazione che sta diventando ogni giorno più
esplosiva, che potrebbe coinvolgere in maniera diretta i poliziotti
penitenziari contro cui i detenuti scaricherebbero la rabbia per la
mancata assistenza». Il presidente nazionale della Sappe,
Federico Pilagatti conclude chiedendo aiuto alla magistratura «per
sopperire alle gravi incongruenze delle leggi».</p>
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