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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>SQUINZANO</strong> | Era
tenuta prigioniera in casa, senza che le fosse data la liberta di
prendere alcuna decisione. Una donna, anziana, che già di per
sé ha difficoltà a camminare e a muoversi con
disinvoltura e tranquillità, potendo solo contare sulle sue
poche forze e sulle stampelle che l'accompagnano. Tutto comincia nel
mese di gennaio di quest'anno, quando l'anziana donna, seguendo il
consiglio di un'amica, e non potendo più contare
sull'assistenza, sulla cura e la premura della propria badante, aveva
preso la decisione di trasferirsi in un soggiorno per gli anziani, in
modo da essere assistita ventiquattr'ore, dal personale dell'istituto
che avrebbe dovuto accoglierla come si dovrebbe ad una persona
anziana. La donna, di ottant'anni, di Squinzano, però, più
che essere curata, sarebbe stata il «gancio» per
migliorare la situazione economica dei due responsabili della
struttura. Come per tutti gli istituti, l'assistenza alla donna
veniva prestata anche di notte, dietro pagamento di una retta
mensile. Tuttavia, dopo qualche tempo di permanenza nella casa, che
era gestita da una coppia di Squinzano, l'anziana donna, non
trovandosi a suo agio, aveva manifestato la volontà di andare
via, per ritornare alla sua vecchia abitazione.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">A quel punto, la coppia
le avrebbe impedito di lasciare la casa di riposo, bloccandola con la
forza e minacciandola, fino a intimorirla per farla desistere dai
tentativi di fuga che, come si diceva, erano già difficili di
per sé proprio per l'incapacità della donna di muoversi
liberamente. Tutti i movimenti, infatti, venivano fatti con l'ausilio
di stampelle o girello. Per questo motivo, tutti i tentativi di
chiedere aiuto con il suo telefonino cellulare erano stati vani,
perché in un'occasione, la governante che l'aveva sorpresa al
telefono le avrebbe strappato di mano il telefonino per poi
romperglielo irrimediabilmente, e impedire così che la donna
potesse instaurare con l'esterno qualunque tipo di contatto. In
qualche altra occasione, invece, la donna ha tentato di gridare aiuto
per attirare l'attenzione dei passanti che però le sarebbero
stati impediti, chiudendole la bocca con le mani. La donna, poi era
stata privata anche della materiale possibilità di gestire i
soldi della sua pensione in quanto la governante, avendo la delega
per il ritiro, avrebbe trattenuto l'importo di 1346 euro, lasciandole
soltanto 50 euro per i bisogni più urgenti.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Non è tutto.
Perché l'anziana ricorda che qualche volta sarebbe stata
costretta a firmare dei documenti senza conoscerne il contenuto, e
senza sapere, dunque, a cosa servissero. Nel mese di giugno, ad
esempio, l'uomo si sarebbe presentato presso un'agenzia finanziaria
di Squinzano e dichiarandosi il nipote di una signora anziana avrebbe
chiesto un finanziamento per nome e per conto di lei. Prestito che, è
stato accertato essere della somma di 6mila 800 euro circa che di
fatto fu erogato in favore dell'anziana. All'atto della materiale
consegna dell'assegno da parte dell'impegata dell'agenzia, finalmente
la signora ha potuto raccontare gli episodi di cui era vittima. E dei
presunti maltrattamenti che avrebbe subìto per mano di
quell'uomo e quella donna che la tenevano nella loro casa impedendole
di andare via. È a quel punto che sono iniziate le indagini da
parte della Squadra mobile della Questura di Lecce, che dopo aver
accertato i fatti, hanno denunciato i due all'autorità
giudiziaria. E così, nei guai, sono finiti D.P., di 51 anni,
originario di Brindisi, ma residente a Squinzano, e la sua
convivente, P.A., di 55 anni, di Squinzano. Ora, dinanzi alla
magistratura, dovranno rispondere delle accuse di minaccia, violenza
privata, danneggiamento, truffa, circonvenzione di persona incapace e
appropriazione indebita in concorso tra loro ai danni, appunto,
dell'80enne. Che intanto, è tornata nella vecchia abitazione e
alla quale le è stato restituito tutto ciò che le era
tato sottratto.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Intanto, nella casa di
accoglienza nei primi giorni di agosto, gli agenti di polizia della
Squadra mobile della Questura leccese, in collaborazione con gli
agenti della Squadra amministrativa, e con l'ausilio di un medico
della Spesal e un tecnico dell'Asl di Lecce, hanno effettuato un
sopralluogo e lì avrebbero riscontrato carenze
igienico-sanitarie e di assistenza medica. L'Asl poi ha avanzato la
proposta di chiederne la chiusura della struttura perché
ritenuta non idonea e abusiva. Allo stesso modo, anche gli altri
anziani che erano ricoverati lì, si son dovuti trasferire in
un'altra struttura dopo che sono stati avvertiti i parenti.</p>