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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 03/06/2008 | SPETTACOLO
Salentini in cerca di fortuna. Ad Andrano si gira un film sugli emigranti

Un film documentario sui salentini emigranti degli anni '50. Il regista, Donato Nuzzo, e il produttore, Isidoro Colluto, saranno a Spoleto il 7 giugno per intervistare Dieter Bachmann, ex presidente dell'Istituto di cultura Svizzera.

<p></p> <p style="margin-bottom: 0cm;"><strong>CASTIGLIONE D'OTRANTO (ANDRANO)</strong> | Un film per riflettere sulla questione meridionale. E per ricordare il periodo in cui gli italiani per trovare lavoro si recavano all'estero, in particolare in Svizzera. Quando si partiva, spesso lo si faceva per cercare un po' di fortuna, quella fortuna che a partire dalla fine degli anni '50 non si riusciva a trovare in Italia. Di salentini oltre frontiera si parla in un film, in fase di realizzazione, in cui sono impegnati Donato Nuzzo, nella veste di regista, e Isidoro Colluto, in qualit&agrave; di produttore, entrambi di Castiglione d'Otranto, frazione di Andrano. Il film si &egrave; cominciato a girare nel mese di settembre, in Svizzera, nel cantone tedesco, vicino Zurigo, e ora, proseguiranno nel Capo di Leuca.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p> <p style="margin-bottom: 0cm;">La troupe sar&agrave; impegnata a Spoleto, il 7 giugno, per intervistare Dieter Bachmann, giornalista freelance ed ex direttore dell'Istituto di cultura Svizzera in Italia. L'istituto, nel 2003, aveva dedicato agli italiani venuti in Svizzera a lavorare una mostra fotografica, &laquo;Il lungo addio&raquo;, consapevoli che &laquo;gli italiani sono quelli che hanno letteralmente fatto la Svizzera o, almeno, hanno co-prodotto il suo cosiddetto &ldquo;miracolo economico&rdquo;&raquo;. &laquo;La presenza degli italiani &ndash; si legge in una nota &ndash; ha favorito la diffusione di una loro cultura, che ha influenzato il proprio modo di vivere. Oggi assistiamo alla contaminazione di due saperi che ha creato una nuova cultura in Svizzera e questa, senza dubbio, &egrave; la cosa pi&ugrave; interessante&raquo;.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p> <p style="margin-bottom: 0cm;"><strong>LA RICERCA</strong> | Il lavoro di ricerca parte dall'esperienza personale di Colluto che emigr&ograve; nel '58 con la sua valigia di cartone e si completa si completa con lo studio dei rapporti politici tra Italia e Confederazione Elvetica. &laquo;Quel treno &ndash; spiega &ndash; era carico di speranze e allo stesso tempo di amarezza&raquo;. Vicino Zurigo, a Glarus, a ridosso delle montagne si ritrova a lavorare prima in agricoltura e poi nelle fabbriche, dove negli anni si &egrave; formata una vera e propria &laquo;colonia castiglionese&raquo;, esportando quella storia salentina, quelle usanze, quel costume tipico della propria terra.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p> <p style="margin-bottom: 0cm;"><strong>IL VIAGGIO</strong> | Il regista ha percorso un viaggio, e si &egrave; fermato alla stazione di Chiasso, &laquo;dogana divenuta luogo simbolo dell'emigrazione italiana in Svizzera&raquo;. Ha proseguito nelle baracche che venivano utilizzate come dormitorio, ha ripercorso passo passo quei luoghi luoghi di lavoro oggi occupati da altri emigrati. Il viaggio, cos&igrave;, rievoca il ricordo. &laquo;Sono gli anni del paradosso italiano, quelli del miracolo industriale che tocca marginalmente le regioni del Mezzogiorno. Sono anche gli anni in cui, nonostante l'assunzione di manodopera nel triangolo industriale (Torino, Genova, Milano) gli espatri dall'Italia sono in aumento&raquo;. Un periodo, questo, in cui l'America veniva meno considerata, mentre Repubblica Federale Tedesca, Lussemburgo, Olanda, Francia, e Svizzera erano mete sempre pi&ugrave; amb&igrave;te.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p> <p style="margin-bottom: 0cm;"><strong>L'OPERA</strong> | Il documentario sar&agrave; in distribuzione probabilmente in autunno. Il documentario vuole anche essere un momento di riflessione &laquo;affinch&eacute; la comunit&agrave; salentina &ndash; spiegano gli autori &ndash; prenda coscienza dell'alto prezzo che &egrave; stato pagato, tenendo presente che il tessuto sociale di un'intera comunit&agrave; si &egrave; disgregato.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Bachmann, dal canto suo, sottolinea: &laquo;All&rsquo;inizio erano gli uomini ad essere chiamati dagli svizzeri per aiutare a realizzare quella congiuntura economica positiva che ha riguardato il Paese negli anni '50 e '60. Solo in un secondo momento, poi, hanno potuto raggiungerli anche le donne, inizialmente rimaste a casa insieme ai vecchi e ai bambini. Inoltre, lo &ldquo;statuto degli stagionali&rdquo; prevedeva che i lavoratori fossero ammessi in Svizzera soltanto per un periodo di nove mesi, trascorsi i quali si era costretti a tornare indietro, rimanendo senza paga per tre mesi. Una situazione creata ad arte per avere disponibilit&agrave; non di uomini ma di semplice manodopera&raquo;.</p> <p style="margin-bottom: 0cm;">Oltre al regista Nuzzo, sul set sono impegnati Emanuela Solda, in qualit&agrave; di direttore della fotografia, Luigi Botrugno, tecnico del suono, Ivan Botrugno, responsabile dei costumi, Marco Calabrese, acconciatore.</p>
L'EDITORIALE
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