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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><strong>L'INTERVENTO DI
ROBERTO TUNDO</strong><span>*</span> | Il
dirigente nazionale di Alleanza Nazionale, <strong>Roberto Tundo</strong>,
denuncia chi governa il Salento, perché segue dei modelli
lontani dalla nostra cultura e difficilmente compatibili con le
risorse del territorio. Tundo, la denuncia la fa tramite una lettera
pubblica, che comincia affrontando il tema dell'emergenza idrica:
«Anche quest’anno, all’inizio dell’estate, l’Acquedotto
pugliese ha lanciato l’allarme: nel Salento durante i mesi di
luglio e di agosto, proprio quando maggiore è la presenza dei
turisti, potranno verificarsi disagi per l’insufficiente fornitura
idrica. Infatti, in alcuni comuni come Marittima, Diso, Taurisano,
c’è stato un calo della fornitura idrica. La situazione è
difficile tanto che l’assessore regionale <strong>Onofrio Introna</strong> alcuni giorni fa ha lanciato un nuovo allarme: il livello degli
invasi è al minimo e, se non pioverà, saremo costretti
a destinare l’acqua disponibile all’uso potabile bloccando
l’approvvigionamento per l’agricoltura. Analoghi disagi si
verificarono lo scorso anno, proprio in estate, quando per salvare i
raccolti dalla siccità fu sottratta acqua destinata agli usi
civili per irrorare i campi. A questo punto, poiché la carenza
di acqua è fisiologica e non patologica, oltre a preoccuparsi
per il disagio procurato ai residenti, occorre interrogarsi su come
fare per conciliare lo sviluppo turistico del territorio con
l’esiguità di un bene, l’acqua, che è necessario
per fornire ai turisti - ancor prima della politica dei prezzi - le
condizioni minime per un soggiorno adeguato». Tundo interviene
anche in merito alla soluzione che l’Acquedotto aveva trovato,
dando anche una soluzione alternativa: «Per il futuro, al di là
dei progetti dello stesso Acquedotto che conta di poter disporre di
maggiore acqua in Puglia costruendo tre dissalatori e ammodernando
una parte delle reti colabrodo che perdono per strada il 40 per cento
dell’acqua trasportata, occorrerà ripensare il modello di
sviluppo del Salento. Perché già oggi, guardando in
giro, ci si accorge che a Lecce ed in provincia si vive come se si
disponesse di grandi distese d’acqua ed invece lungo le zone della
litoranea, vige il divieto di emungimento delle acque sotterrane
perché, dopo anni ed anni di prelevamento dalla falda, l’acqua
non è più potabile per l’infiltrazione dell’acqua
marina.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Anche in Italia, per
effetto dei mutamenti climatici, le precipitazioni stanno diminuendo
e le riserve idriche sono a rischio. Nonostante tali evidenti
segnali, c’è da parte degli amministratori locali, e di
conseguenza da parte dei cittadini, solo una superficiale presa di
coscienza del problema. Molti sindaci dei comuni salentini, ad
esempio non riescono a coniugare tale sensibilizzazione con atti
amministrativi concreti. Prendiamo le nostre città. Ormai non
c’è paese che non abbia abbellito e, al contempo messo in
sicurezza, intersezioni stradali presenti all’ingresso dei paesi
con vaste rotatorie coperte da prati all’inglese». Nella
lettera, continua Tundo, portando all’atto pratico degli episodi:
«Giusto qualche giorno fa, sulla Casarano-Taviano, le due
rotatorie realizzate dalla Provincia di Lecce per eliminare gli
incroci e per ridurre la velocità degli autoveicoli, sono
state irrigate con un potente impianto a pioggia che ha trasformato
l’asfalto in un idroscalo, mettendo a dura prova l’abilità
dei motociclisti. Chi arriva a Lecce, a Gallipoli, a Tuglie, chi
attraversa Casarano, davanti alla villa comunale, per fare alcuni
esempi, non può non notare le ampie distese verdi, grandi
quanto campi di grano. Allo stesso modo le strutture alberghiere, i
resort, le ville ed i giardini dei privati cittadini presentano
estesi prati inglesi sovrastati da maestosi alberi di ulivo. È
chiaro che, poi, non c’è acqua per tutti. Questa
standardizzazione, oltre a provocare in un territorio sitibondo come
il Salento una grave alterazione dell’ecosistema, sta mortificando
le potenzialità naturali. Se il Salento è apprezzato
dai turisti, se i villeggianti vengono da noi affrontando un lungo
viaggio e sostenendo dei costi elevati, rispetto ad altre mete più
vicine e a buon mercato, è perché trovano nel Salento
oltre al sole e al mare, un paesaggio unico nel suo genere. Questo
paesaggio, ritengo andrebbe valorizzato nella sua originalità,
piuttosto che trasformato con pericolosi costi idrici seguendo
modelli suggestivi ma lontani dalla nostra cultura e, soprattutto,
difficilmente compatibili con le risorse del nostro territorio».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">Roberto Tundo, avviandosi
alla conclusione, giunge a delle riflessioni: «Insomma, non
facciamo del Salento una seconda Sharm El Sheik. Se in Egitto, dove
prima c’erano solo grandi distese di sabbia, hanno creato un
immenso <em>divertimentificio</em>, del tutto artificiale, qui da noi
ci sono paesi, contrade, luoghi con una propria storia che va
valorizzata. È una storia che parla di civiltà
contadina, di muri a secco, di canali e di canneti, di macchia
mediterranea, di campi di grano, uliveti e vigneti. Per questo piace
ai turisti, insieme al sole e al mare».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">*Dirigente nazionale di
An</p>
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