<p><strong>LECCE</strong> | Dopo la prima giornata dedicata
al tema dell’ambiente, del nucleare e dell’energia alternativa,
oggi è la volta dei politici. Continua così la due
giorni di «Open Space, proposte per abitare la terra».
Nella prima giornata dedicata a «Gli obiettivi del Millennio»,
l’ingegneria italiana si è confrontata sui temi più
delicati, nucleare e rinnovabili. «Gli ingegneri vogliono fare
la loro parte – sottolineano – senza presunzioni, senza
ideologismi, senza manifestazioni di piazza, consapevoli del ruolo
che spetta alla categoria, in un Paese in cui la domanda di attività
ingegneristica è in fortissima espansione, ma la professione è
in crisi». Ieri mattina, Paolo Stefanelli, presidente del
Consiglio Nazionale degli Ingegneri, ha aperto gli interventi, così
come questa mattina. Durante il congresso nazionale di Agrigento, gli
ingegneri avevano annunciato che il 2008 sarebbe stato «l’anno
dell’ingegneria a sostegno dello sviluppo sostenibile». In
Open Space, si legge in una nota, «gli ingegneri si presentano
senza risultati in tasca, anche a causa dei problemi di categoria, ma
decisi ad affrontare la propria voce, ad affrontare lo spazio
aperto». Tra i temi, tutti delicati, il nucleare. «Senza
fare ideologia, senza fare terrorismo, ma soltanto chiarezza,
chiedendo e offrendo partecipazione» aveva sottolineato
Stefanelli. Il parere della senatrice Adriana Poli Bortone (Pdl),
componente della commissione del Parlamento europeo su Ambiente ed
Energia: «Non si può definire cinismo quello di chi
pensa di risolvere i problemi energetici italiani andando a
realizzare le centrali nucleari in Albania, per un semplice fatto, e
cioè che l’Italia, in termini di ricerca energetica è
molto più avanti dell’Italia». Ha poi ringraziato gli
ingegneri italiani «per il coraggio – dice – di organizzare
un convegno in un territorio in cui predominano l’ideologia,
l’ignoranza degli argomenti e il rifiuto aprioristico di affrontare
certe questioni». E continua: «Quel che serve è un
Piano energetico regionale, che sia condiviso e deideologizzato».
Al convegno, al quale hanno preso parte anche Franco Battaglia,
docente di Chimica dell’ambiente all’università di Modena:
«Gli allarmi da Global Warning per cause umane rappresentano un
falso storico perché la temperatura è in aumento dal
Settecento, quando l’industrializzazione era pari a zero».
Battaglia ha poi sottolineato che «bisogna avviarsi al
nucleare, con campagne scientifiche di sensibilizzazione
dell’opinione pubblica assolutamente accreditate». Intanto,
Paride De Masi, coordinatore nazionale di Confindustria per l’energia
alternativa, dal canto suo, rispose: «La sostenibilità
ambientale è uno degli Obiettivi del Millennio, e la Germania,
con il ricorso al solare, sta risolvendo i suoi problemi di
fabbisogno energetico, creando posti di lavoro e un modello di
economia assolutamente virtuoso. Ok, dunque, al dibattito nucleare,
ma pensando al mix energetico, ovvero alla necessità della
coesistenza di più fonti energetiche: perché il
cambiamento può essere temuto, ma non rinviato».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;"><strong>LA SECONDA GIORNATA</strong> | Al secondo
dibattito, moderato dal conduttore televisivo Michele Mirabella,
hanno partecipato il presidente della Provincia di Lecce, Giovanni
Pellegrino, il sindaco della città, Paolo Perrone, e Sandro
Frisullo, vicepresidente dell Regione. Tra gli altri, anche il
ministro agli Affari regionali, Raffaele Fitto. Sul palco di Open
Space, Frisullo e Pellegrino si sono dimostrati più sensibili
ad affrontare il tema delle risorse di energia alternative, e si sono
detti contrari al tema del nucleare. «Open Space – ha
sottolineato Pellegrino – è un'occasione per capire come
abitare il territorio. Si tratta di una realtà che si è
formata col tempo sul vissuto degli uomini e delle donne. La
Terra è ormai un insieme di territori, e anche gli ulivi che
oggi ammiriamo sono il frutto dello spietramento secolare delle
campagne. Non sono quindi un ecologista ad oltranza, come sostiene
qualcuno, però dico: una centrale a biomasse a Lecce va bene,
ma tante centrali no: meglio assecondare le vocazioni dei territori.
E quindi, cosa c’entra una centrale nucleare ad Avetrana? Chi si
farebbe più il bagno al Bacino Grande? Le centrali le abbiamo
già, in Puglia, stanno a Brindisi. E, se federalismo
energetico ha da essere, federalismo sia: non sta scritto da nessuna
parte che la nostra regione debba produrre energia per tutto il
Paese». Raffaele Fitto, dal canto suo, sottolinea: «È
giunto il momento delle decisioni, confrontiamoci con serenità».
L'Italia, secondo il ministro del governo Berlusconi, fece uno
sbaglio a suo tempo: «Stiamo pagando le conseguenze di un
errore clamoroso. Di aver detto no al nucleare nell'87, stabilendo di
percorrere una strada alternativa che però non c'era. E ciò
mentre il resto d'Europa si stava dotando di 58 centrali nucleari, e
su un'onda emotiva che ha prodotto altri errori, tipo lo
smantellamento totale della ricerca in materia, impedendo tra l'altro
all'Enel di poter realizzare impianti del genere anche in altri
Paesi». Poi insiste: «È un errore che penalizza
l'Italia da circa vent'anni, solo che adesso, col petrolio a quasi
140 dollari al barile non è più tempo di
contrapposizioni ideologiche, né di film personali che
qualcuno sta costruendo in piena autonomia, andando a ripescare
ipotesi di centrali ad Avetrana o Manduria vecchie di vent'anni,
scendendo in piazza poi a fare le barricate». Ha poi aggiunto:
«Il programma del nucleare era nel programma elettorale del
Partito della Libertà, e se questo programma ha ottenuto tanto
consenso qualcosa vorrà dire». Il ministro Fitto
riflette poi sul tema delle fonti rinnovabili e dice: «Sono
utili, ma non bastano a fermare la fame energetica del Paese».
E continua: «Certe decisioni non sono più rinviabili, le
centrali di cui parliamo oggi entrerebbero in funzione nel 2020.
Convochiamo la Conferenza per l’Energia e l’Ambiente
e parliamo diffusamente, ma senza ripetere l’esperienza Campania,
con la gente che dice “risolviamo il problema” ma poi scende in
piazza perché non vuole gli impianti a Chiaiano». Paolo
Perrone, sindaco di Lecce, pensa che sia importante ridurre i
consumi: «Il Comune di Lecce paga 4 milioni di euro di
bolletta, tra consumi interni e di pubblica illuminazione, così
lo sforzo dell’amministrazione comunale che presiedo va nel senso
di contenere fortemente gli sprechi, anche con la promozione di
tecniche di costruzione atte a ridimensionare i consumi energetici.
Ma sono ottimista, al riguardo perché mia figlia, che ha nove
anni, si comporta, ad esempio, nei confronti dell’acqua in maniera
decisamente più responsabile rispetto a me quando avevo la sua
età».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;"><strong>LA CONFERENZA DELL'ENERGIA
E DELL'AMBIENTE</strong> | Il convegno si è concluso con l'intervento
di Paolo Stefanelli, presidente del Consiglio Nazionale degli
Ingegneri: «Si faccia presto la Conferenza dell’Energia e
dell’Ambiente, per arrivare all’approvazione di un Piano
energetico nazionale. E gli ingegneri, 207mila iscritti in tutte le
province d’Italia, sono pronti a fare a dare il loro contributo».</p>