di Roberto Fonte
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><strong>GALATONE</strong> | Lacrime anche a
novant'anni. Come quelle del signor Antonio, che ricorda i tempi
della guerra, davanti alla chiesa del Sacro Cuore di Gesù,
dov'è stata allestita la camera ardente, al termine del rito
introduttivo, quando il corteo è già partito e lì
non è rimasto più nessuno. Quella dei quattro ragazzi,
<strong>Elisa Giurgolo</strong>, 17 anni, <strong>Matteo Maggiore</strong>, 22 anni,
<strong>Enrico Mariano</strong>, 18 anni, <strong>Chiara Filieri</strong>, di appena 17,
tutti di Galatone. «Una morte diversa rispetto a quella che
ricordavo in guerra – dice Antonio – dove quando moriva qualcuno,
non si piangeva». E non si piangeva, perché si sapeva
che la morte, in guerra, poteva pure succedere. Ma da un giorno
all'altro, che si spengano sette vite, così, in un attimo, in
un sabato sera cominciato nel migliore dei modi, non se lo aspettava
proprio nessuno. Lacrime, versate dai genitori delle quattro giovani
anime (è di ieri il funerale di Luigi e Stefania Moschettini,
e di Mery Coviello, rispettivamente di Carpignano e Galatina), che
non lasciano spazio alle condoglianze, alle strette di mano, alle
pacche sulle spalle. Così come gli amici, di Elisa e Chiara,
così come di Matteo ed Enrico, fermi davanti ai manifesti per
leggere le ultime parole, prima di voltare pagina e andare avanti,
con un'esperienza in più.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Dalla camera ardente, sotto il sole (la
giornata è calda, ma nessuno si muove), il corteo composto,
ordinato, va per le vie della città e le quattro bare, con
dentro i corpi senza vita, raccolgono applausi scroscianti, petali di
fiori e riso, anche se sulle labbra della gente l'espressione è
fredda. Un sentimento sentito da tutti, di dolore, di rabbia, che
lascia spazio alla rassegnazione, quando il cordoglio della città
si fa sentire. E passo dopo passo, ci si accorge che la città
è deserta. Non ci sono negozi aperti. Ma tutti, davanti, hanno
una fotocopia che annuncia il lutto cittadino. Il corteo intorno alle
17,30 raggiunge largo Castello, dove dinanzi alla Chiesa del
Santissimo Crocifisso, il prete, don Giovanni Casciaro, celebra la
messa, e la cittadina dà l'estremo saluto ai quattro. Un
dispiego notevole di forze per mantenere ordine e segnare il percorso
del corteo. Dalla protezione civile Car, alla polizia municipale. In
chiesa, si intravede anche il volto di qualche politico, della
Regione e della provincia e il sindaco, <strong>Franco Miceli</strong>, col
quale si collocano in rappresentanza della città dietro alle
quattro bare. La piazza, gremita di gente, fa spazio agli striscioni:
«Ciao ragazzi, ci mancherete per sempre». Su un altro,
parole d'autore: «Benedetta giovinezza che si fugge tutta via,
chi vuol esser lieto sia, del doman non v'è certezza». E
quattro foto, Matteo, Chiara, Enrico (dj Riko, così era anche
conosciuto), ed Elisa. E in un altro ancora, «10 agosto, le
nostre stelle siete voi». L'anziano Antonio, intanto, non
riesce a trattenere le lacrime, dai suoi novant'anni, quando tragedie
di vita vissuta si fanno sentire anche nel cuore di uno come lui, che
ha fatto la guerra e di morti ne ha visti tanti.</p>