Data pubblicazione: 05/08/2008 | ATTUALITÀ
Il Radon provoca il tumore ai polmoni e la morte di 3mila persone l’anno in Italia
Il Dipartimento tematico tutela del consumatore, chiede a Governo e Regioni di intervenire in merito al problema sugli edifici privati e di intensificare controlli su quelli pubblici. Per questo motivo 3mila morti all’anno in Italia.
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">«Secondo l’Organizzazione
Mondiale della Sanità, il radon è la causa principale
del tumore polmonare, dopo il fumo». Per questo motivo,
Giovanni D’Agata, in qualità di componente del dipartimento
tematico tutela del consumatore di Lecce, chiede a Governo e Regioni
un intervento in materia per gli edifici privati e più
controlli per quelli pubblici. «Ormai da anni, pare che
l’opinione pubblica italiana abbia dimenticato gli effetti
distruttivi per la salute umana a causa del radon. Molti già
sanno che il radon è un gas radioattivo naturale inodore e
incolore prodotto dal decadimento radioattivo dell’uranio presente
nel terreno e che poi si diffonde nell’aria presente nel sottosuolo
che è in costante scambio con l’aria dell’atmosfera. Per
questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha
stimato che, dopo il fumo, il radon è la causa principale del
tumore polmonare. Bisogna dire anche che in ambienti aperti la
concentrazione del gas non raggiunge quasi mai livelli pericolosi,
mentre nei luoghi chiusi, come abitazioni, scuole, ambienti di
lavoro, può raggiungere concentrazioni elevate potenzialmente
dannose per la salute. Alcune statistiche, in merito alle morti
connesse al radon, parlano di cifre impressionanti e secondo talune
sarebbe la causa diretta per oltre 20mila decessi nella sola Unione
Europea ogni anno ed oltre 3mila in Italia. È noto da tempo
che interventi di risanamento, possano ridurre notevolmente l’impatto
della presenza di tale gas all’interno degli edifici. La stessa
cosa vale per le strutture di nuova costruzione, per le quali si
stanno diffondendo tecniche che, in linea di principio, si basano
sulla ventilazione ed aspirazione naturale o forzata dell’aria del
suolo e sono diversificate in funzione della tipologia costruttiva e
delle caratteristiche geologiche del terreno, consentendo una
riduzione pressoché totale della concentrazioni di radon.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">In Italia non c'è ancora una
normativa per quanto riguarda il limite massimo di concentrazione di
radon all'interno delle abitazioni private. Si può fare
riferimento ai valori raccomandati dalla Comunità Europea di
200 Bq/m3 per le nuove abitazioni e 400 Bq/m3 per quelle già
esistenti. Una normativa, invece, esiste per gli ambienti di lavoro,
decreto legislativo numero 241, del 26/05/2000, che fissa un livello
di riferimento di 500 Bq/m3. È necessario, secondo il
Componente del Dipartimento Tematico Nazionale «Tutela del
Consumatore» di Italia dei Valori, anche per ridurre i costi
sociali connessi all’aumento delle neoplasie polmonari ed in
considerazione delle molteplici concause, tra queste centrali ad
idrocarburi o a carbone, centri industriali altamente inquinanti,
nascita di nuovi termovalorizzatori, che Governo e Regioni, ciascuno
nell’ambito di propria competenza, intervengano immediatamente a
sanare questo vuoto normativo al fine di favorire interventi di
risanamento dei vecchi edifici statuendo nuovi obblighi per quelli di
nuova costruzione, nonché più controlli e verifiche del
rispetto della normativa esistente, su quelli pubblici».</p>
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