di Paolo Franza
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><strong>UGENTO (dal nostro corrispondente)</strong> | Sono arrivati in mattinata tre investigatori della Squadra mobile
di Lecce intorno alle 11 nel palazzo di Città ad Ugento, il
paese di Giuseppe Basile, il consigliere comunale e provinciale
dell’Italia dei valori, assassinato la notte tra il 14 e il 15
giugno scorsi con 19 coltellate vicino alla sua abitazione in via
Nizza. Gli agenti, diretti dal dirigente Annino Gargano, si sono
presentati per eseguire un'esecuzione. L’ordine prevedeva
l’acquisizione specifica di documenti che trattano atti
amministrativi, delibere di giunta, in particolare quelle dove Basile
si era scagliato per la protezione dell’ambiente dove si era
schierato contro i grandi stabilimenti sulla costa e dove in molti
consigli comunali, facendo notare presunti abusi. In particolare, i
primi verbali sequestrati sono stati quelli del consiglio comunale
del 6 giugno scorso nella quale l’esponente aveva criticato alcune
decisione della maggioranza prima di lasciare l’aula.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">I militari in borghese hanno subito
iniziato, sotto l’occhio vigile del sindaco di Ugento, Eugenio
Ozza, a visionare materiale utile anche sui computer dei diversi
uffici comunali. In questo modo si dà fiducia alla pista
politica, mai abbandonata dagli inquirenti. Ormai sono trascorsi 40
giorni, sono state ascoltate e riascoltate decine e decine di persone
tra parenti, amici, colleghi e conoscenti, sono passate a setaccio le
agende, il computer e tutti i fascicoli che Basile possedeva nel suo
ufficio a Palazzo dei Celestini. Ora, per cercare di avere idee più
chiare, bisognerà scavare con delicatezza tra le carte oggi
sequestrate. Gli investigatori si sono trattenuti per circa tre ore,
controllando tra le stanze del primo piano del municipio di Ugento,
il materiale sequestrato ora sarà visionato dal titolare delle
indagini, il sostituto procuratore Giovanni De Palma.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Peppino era un uomo che non tratteneva
nulla, anche durante le campagne elettorali diceva e scriveva sui
manifesti quello che pensava, senza farsi troppi scrupoli. Forse, con
questo modo di fare, Basile probabilmente si sarebbe circondato di
nemici, stando anche ai «segni» di presunte minacce
consegnandogli la testa mozzata di un animale, sparando con un fucile
a canne mozze contro il parabrezza della sua auto, fino a
recapitargli addirittura dei proiettili, e poi, qualora ci fosse
qualche connessione di sorta, a ucciderlo. Molto probabilmente è
proprio per il suo modo di fare, che gli agenti si trovano in
difficoltà a dare una svolta alle indagini, perché
Basile aveva contatti con troppe persone. Dopo il blitz di oggi nel
Palazzo, assessori e sindaco non rilasciano nessuna dichiarazione.
Bisognerà attendere per sapere se, dalle carte sequestrate, ci
saranno novità utili o se è un altro buco nell’acqua
come i risultati delle analisi fatte sulla camicia, sui fazzolettini,
sul calzino e sul coltello trovati dopo qualche giorno dopo
l'assassinio a pochi metri dalla sua abitazione.</p>