di Valentina Maniglia
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><strong>LECCE</strong> | Risolto dopo meno di 12
ore il mistero che aveva tenuto con il fiato sospeso le cronache
locali ed era balzato in primo piano per l’efferatezza con cui un
uomo, <strong>Salvatore Brizio Camisa</strong>, era stato ucciso e abbandonato
in un casolare. Ad aver pianificato l’omicidio ed averlo poi messo
in atto, sarebbero stati Gabriella Leone e Mario Tartaglia,
quest’ultimo molto probabilmente l’esecutore materiale del
delitto. Un omicidio maturato in un ambiente degradato, minato da
intrighi e rancori.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Ma partiamo dall’inizio. L’omicidio
sarebbe avvenuto fra le giornate di mercoledì e giovedì
scorso, ed è proprio da allora che di Camisa non si avevano
notizie. Ad insospettire inizialmente gli inquirenti proprio questo
aspetto: la donna che conviveva con lui, e con la quale in passato
aveva avuto una relazione, non aveva fatto scattare l’allarme per
la sua scomparsa. Interrogata, avrebbe tentato di depistare le forze
dell’ordine, indirizzandoli verso ambienti noti nell’ambito dello
spaccio di sostanze stupefacenti. Strada che da subito non è
stata trovata credibile, ma ha anzi spinto gli inquirenti ad
approfondire gli ambienti della donna, le sue abitudini, la gente che
frequentava. È stato così rintracciato Mario Tartaglia,
59enne già noto alle forze dell'ordine per precedenti legati a
furti e rapine, che intratteneva una relazione con la donna. Durante
l’interrogatorio, l’uomo avrebbe insospettito gli inquirenti
tentando invano di nascondere un vistoso taglio ad un dito, ormai
andato in necrosi. Avrebbe evitato infatti di farselo medicare per
non essere scoperto.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Tartaglia avrebbe comunque confessato.
E dal suo lucido racconto emergono torbidi particolari di una triste
storia degna di un romanzo giallo. I due amanti, appunto Tartaglia e
Leone, avrebbero maturato la decisione di uccidere Camisa perché
ormai esasperati da una situazione di sfruttamento che da tempo
sarebbe andata avanti. L’uomo avrebbe costretto la donna a
prostituirsi e avrebbe torturato entrambi con richieste in denaro che
andavano dai 3 ai 5mila euro. Non ce la facevano più e così,
qualche giorno fa, avrebbero attirato Camisa nel casolare,
promettendogli forse una partita di stupefacente. All’appuntamento
si sarebbero presentati entrambi, ma sarebbe stato proprio Tartaglia
ad aggredire l’uomo all’entrata e, dopo averlo colpito
ripetutamente al petto e al braccio sinistro, a trascinarlo
all’interno dove poi sarebbe stato macabramente ritrovato. Avevano
pensato a tutto: il posto, quella masseria il località
Morello, vicino San Pietro in lama, abbandonata, facile da
raggiungere e abbastanza nascosta. L’arma, un coltello lungo 48
centimetri, dotato di lama da 25 centimetri, che sarebbe stato rubato
tempo fa dal negozio «Del Coco», a Lecce, insieme ad un
altro coltello. Entrambi, poi, uno imbrattato di sangue, l’altro
pulito, sarebbero stati ritrovati nascosti alle spalle del casolare.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Importante per le indagini anche la
parola di un testimone che avrebbe visto qualcuno allontanarsi dal
luogo del delitto sporco di sangue. E tracce ematiche sono state
ritrovate anche sull’auto della vittima, la Mercedes 190 bianca che
aveva fatto scattare l’allarme alla proprietaria della zona.
Inoltre, perquisita la casa di Tartaglia, un locale presso la
tangenziale privo di acqua, sono stati rinvenuti fazzoletti di carta
assorbente pieni di sangue nel cestino della spazzatura, ulteriore
prova a suo carico. La fatiscente abitazione di Tartaglia, che
comunque risulta senza fissa dimora, è il riassunto degli
ambienti degradati in cui è maturato il delitto. Per vivere
lui faceva il parcheggiatore abusivo, lei, 37enne, come detto,
probabilmente e saltuariamente si prostituiva. Agli inquirenti è
rimasta impressa la loro lucidità nel premeditare e compiere
il delitto e la loro naturalezza nel continuare la vita «normalmente»
nei giorni a seguire il grave fatto.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Si attende intanto che l’autopsia sia
eseguita da parte del medico legale Roberto Vaglio, per capire le
reali cause della morte. Resta comunque ancora da definire il ruolo
della donna. Sembra infatti sicuro che ad infliggere le coltellate
sia stato il suo compagno, ma lei potrebbe aver preso parte attiva
nella pianificazione e realizzazione del tutto. Sono entrambi in
stato di fermo da ieri sera, per lui è stato considerato
infatti anche il pericolo di fuga, ed entrambi sono accusati di
omicidio volontario in concorso, aggravato dalla premeditazione. Solo
se si dovesse accertare che i due erano davvero sfruttati e oppressi
dalla vittima, per loro potrebbero esserci delle attenuanti di colpa.</p>