Data pubblicazione: 27/05/2008 | POLITICA
Antonio Maniglio (Pd), attacca Fitto sull'energia: «No al nucleare del Pdl»
Antonio Maniglio (Pd) attacca Raffaele
Fitto (Pdl) e riflette sul tema dell'energia spiegando che la scelta
del Pdl di promuovere l'insediamento di una centrale nucleare nel
Salento è contraddittoria con il «no» espesso a
suo tempo sulle centrali a biomasse.
<p><strong>LECCE</strong> | Quella del centrodestra è
una “commedia degli inganni”. Antonio Maniglio, presidente del
gruppo del Partito democratico alla Regione, riflette sulle scelte
che interessano il Salento per le scelte energetiche. La questione,
secondo Maniglio, verte su tre questioni cardine: combustibili
fossili, e quindi Cerano, biomasse, per le energie alternative e
l'eventualità di un possibile insediamento nucleare.</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">«A Lecce, Collepasso e Sannicola,
gli uomini di Silvio Berlusconi hanno allarmato e aizzato i cittadini
delineando lugubri scenari provocati dalle centrali a biomasse»
è l'esordio di Maniglio, che riflette poi sul caso che
interessò il comune di Sannicola, nel basso Salento, che a suo
tempo organizzò convegni e dibattiti sul possibile
insediamento di un'azienda per la produzione di radiofarmaci.
L'azienda, qualora si fosse insediata, avrebbe prodotto e
sperimentato radiofarmaci e avrebbe introdotto successivamente sul
territorio la Pet, strumento che sarebbe stato utilizzato per la
diagnosi dei tumori. «Nel caso di Sannicola – sottolinea
Maniglio – è stato impedito l'insediamento di un'azienda
come ce ne sono altre ventidue in Italia, in grado di produrre
tracciati radiomarcati ad uso biomedicale». Rivolge poi la sua
attenzione sul tema del momento, la produzione di energia da fonti
rinnovabili: «Per quanto sta accadendo nel Salento, possiamo
parlare di un “colpo di teatro”. Sembra quasi che i girasoli, la
soia, il tabacco siano più pericolosi dell'atomo».</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">E fotografa la situazione che il
centrodestra starebbe progettando: «Pare quasi che l'Italia e
la Puglia possano ospitare nuove centrali nucleari. E siccome l'unica
programmazione degli impianti è quella degli anni Ottanta, vai
con la scelta di Nardò e Avatrana». Poi insiste:
«Naturalmente non ci aspettiamo che quanti si incatenarono a
Collepasso, che tra l'altro non dista molto da Nardò, abbiano
la coerenza di ripetere la stessa sceneggiata, ma un pizzico di
coraggio civile per esprimere un seppur flebile “no” lo
attendiamo». E riflette ancora sulla politica del ministro
Raffaele Fitto (Pdl) che, secondo Maniglio, produce fatti politici
con un «decisionismo proverbiale»: «A Lecce –
dice – con quattro righe ha bloccato tutto il procedimento della
centrale a biomasse attivato dal duo Poli-Pisanò. Ora, invece,
è salito sulle barricate a dirci quanto è buono e bello
il nucleare. E tutti i suoi devoti parlamentari e consiglieri
regionali sono pronti a dire di sì».</p>
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<p style="margin-bottom: 0cm;">Passa poi a spiegare quello che
dev'essere, secondo lui, il modello di sviluppo: «Il Salento e
la Puglia non hanno bisogno di nucleare. Il Salento, con la centrale
a carbone di Cerano – dice – esporta oltre il 50 per cento
dell'energia prodotta, e già paga un prezzo altissimo in
termini di inquinamento ambientale e di danni alla salute». E
sul piano energetico regionale del presidente della regione, Nichi
Vendola, dice: «Si è scelto la strada delle fonti di
energia rinnovabile e del risparmio energetico. L'Italia deve stare
dentro le ricerche per il nucleare di quarta generazione che è
più sicuro e più economico e non riciclare il programma
di impianti nucleari di trent’anni fa». E conclude: «In
questi giorni sono stati resi noti i dati sull'affluenza di turisti
in Puglia. La nostra è la seconda regione italiana, dopo la
Sicilia per numero di turisti. Il Salento è una “punta di
diamante”. Immaginiamo la “gioia” di quanti operano nel settore
turistico quando avranno la certezza di un insediamento nucleare».</p>