LECCE | Si è svolta nella giornata di oggi l'udienza preliminare, presieduta dal gup Vincenzo Brancato, che riguarda una squallida storia di sfruttamento della prostituzione. Si tratta di quattro cittadine dell'Est che avrebbero deciso di sbarcare nel Salento dopo aver accettato un offerta di lavoro. Di certo giunte nel tacco d'Italia tutto hanno trovato, all'infuori della felicità di vivere, in quanto sarebbero state rinchiuse in una casa e obbligate a svolgere uno dei più antichi mestieri: la prostituzione. In questa triste vicenda risulta coinvolto una persona di Veglie e tre cittadine polacche. Le quattro persone, quindi, sono state rinviate a giudizio, accusate di sequestro di persona.
La Procura ha accertato che le ragazze partivano dall'Est e giungevano a Lecce servendosi di un pullman. Ad attenderle tra il mare e il barocco c'erano i loro «padroni» che una volta prese, le richiudevano in una casa del tutto isolata.
Al momento non è stato accertato il reato di sfruttamento della prostituzione, infatti, le indagini raccontano la fortuna di soltanto due ragazze che avrebbero trovato rifugio come badanti presso un abitazione in cui vivono degli anziani, mentre le altre due rumene sarebbero state ostaggio di una cittadina polacca, che le rinchiudeva in casa.
Ora bisognerà attendere il primo ottobre prossimo per sapere il proseguo della vicenda. Davanti al tribunale Monocratico di Campi Salentina si aprirà il processo.
Le ragazze provenienti dall'Est si sono costituite parte offesa nel processo, mentre gli imputati sono difesi dai legali Franco Martino, Antonio Simone, Fabio Valentini e Anna Maria Caracciolo.