SPECCHIA | Dietro quel marchio c'era più di un'attività di compravendita. Nel senso che i carabinieri, sulla base delle segnalazioni arrivate da commercianti, hanno denunciato un uomo che ha tentato di collocare sul mercato salentino circa cinquecento capi contraffatti, riportanti il marchio della «A-Style», l'azienda che opera nel settore dell'abbigliamento, degli accessori e dei gioielli che ha come simbolo due «A» stilizzate con due puntini sulla sinistra, che raffigurano in maniera poco ambigua un rapporto sessuale. Marchio che, tanto nelle altre regioni italiane, quanto in Puglia e nel Salento, sta riscuotendo un certo successo. A differenza delle altre griffes, quelle spesso sequestrate dai militari della Guardia di finanza, che pure hanno successo, ma forse meno fra i più giovanissimi.
Ed ecco l'idea di un imprenditore, che dovendo scegliere probabilmente, cosa commercializzare, si è soffermato sulla nota azienda dal marchietto giallo e dalle due A, e si è messo a contattare nella provincia, in particolare a Specchia, commercianti che hanno negozi d'abbigliamento, proponendo loro di rivendere alcuni capi, che avrebbero dovuto acquistare da lui a un prezzo davvero risibile.
L'imprenditore diceva agli ignari acquirenti che con 6mila euro (praticamente dodici euro per ogni capo) avrebbero fatto un affare, acquistando circa cinquecento capi d'abbigliamento riportante il noto marchio.
Un prezzo vantaggioso, senza dubbio. Ma che ha insospettito tanto i commercianti di Specchia, quanto i carabinieri a cui si sono rivolti e che hanno cominciato a investigare, cercando appunto di capire se quei capi fossero attendibili oppure contraffatti. I militari della stazione di Specchia, diretti dai colleghi della Compagnia di Tricase, hanno così cominciato a scrutare negli affari dell'imprenditori, ora finito nei guai con la giustizia, per aver ideato e avviato quell'attività così redditizia. Nei guai è finito, dunque, F.G., 52enne di Fano, comune della provincia di Pesaro, nelle Marche.
I carabinieri innanzitutto hanno ascoltato i commercianti e hanno trovato le analogie di quelle proposte. Cinquecento capi A-Style, a un prezzo vantaggioso, quello di seimila euro. Mentre per identificare bene l'imprenditore che avrebbe voluto propinarglieli, sono partiti da una fattura che il 52enne aveva emesso nei confronti di uno dei commercianti di Specchia.
Dalla quel documento fiscale si è riusciti a risalire all'identità dell'uomo e alle sue generalità complete. Poi l'attenzione si è spostata in tribunale. Dalla Compagnia di Tricase, i carabinieri hanno rimandato tutto nelle mani della magistratura. E l'attività investigativa si è dunque spostata nella provincia delle Marche, a Fano, dove l'imprenditore ha sede, e dove la sua azienda ha il domicilio legale. Di tutto ciò, quindi, è stata notiziata la Procura della Repubblica del Tribunale di Pesaro, dove il pubblico ministero, condividendo le risultanze investigative dei militari di Specchia che facevano sorgere forti dubbi circa l’originalità delle felpe che F.G. tentava di vendere, ha nominato ausiliario di polizia giudiziaria il responsabile del prodotto della ditta «A-Style» incaricandolo di fare una perizia sui capi di abbigliamento, per accertare così che si trattasse di capi contraffatti.
Da Milano, la ditta che ha dato mandato sulla base di quanto ordinatogli dalla magistratura, a un perito tecnico, ha fatto realizzare la consulenza sui capi. Il consulente tecnico ha contestato i capi su dieci punti, facendo un dettagliato resoconto dei capi contraffatti e di quelli originali dell'azienda «A-Style».
Con il risultato della perizia, i carabinieri hanno avuto carta bianca per procedere alla denuncia a piede libero nei confronti dell'imprenditore di Fano. I cinquecento capi sono stati rintracciati e sequestrati. Non è da escludere che anche l'azienda proprietaria del marchio possa prendere un ulteriore provvedimento, nei confronti dell'uomo dal quale, inconsapevolmente, ne hanno avuto un danno.