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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 18/04/2009 | POLITICA
LECCE | Operazione «rimpasto». Il centrosinistra chiede di «aprire»
Perrone ai tempi di Adriana? Coppia forte.
È crisi, Rotundo vuole garanzie per la città
Dall'opposizione Antonio Rotundo (Pd) auspica che si faccia un consiglio comunale per discutere senza veli sulla situazione di crisi in cui versa il Comune di Lecce, e che potrebbe portare ad un rimpasto della giunta. Se così fosse, auspica invece Marra, «è bene aprire».

LECCE | Al Comune di Lecce c'è davvero crisi? Secondo il Pd siamo a un passo dal rimpasto. Eppure un tempo non era così. Per esempio quando sul palco della campagna elettorale per il raggiungimento della vittoria, e conseguente maggioranza al Comune di Lecce. Adriana Poli Bortone sedeva al fianco di Paolo Perrone. Lui prima assessore, con deleghe anche rilevanti, di assessore al Bilancio per esempio. Adriana Poli, invece, sindaco della città (lo è stata per ben due volte), e ora niente più.

Insieme ci avevano creduto davvero in quel progetto, se non altro perché Lecce è diventata la Porta d'Europa, senza contare che sul centrosinistra, tutti insieme sono riusciti a raggiungere un ottimo risultato, mantenendo le redini sulla città. Poi due anni fa, nel 2007, si è arrivati alla nuova campagna elettorale, quella che ha visto protagonisti entrambi sfidare il centrosinistra scambiandosi però i ruoli. Paolo Perrone avrebbe dovuto fare il sindaco (e così è stato), mentre Adriana Poli la vice, quelle che comunque doveva mettere a disposizione il suo bagaglio d'esperienza, come a dire «Paolo, non sei solo».

Fino ad arrivare ad oggi. Quando la realtà dei fatti vede da una parte la «lady di ferro» scontrarsi con una fetta di An, quelli che sostengono a spada tratta il sindaco, e dall'altra, invece, gli altri seguire la «corrente» dettata dalla nuova politica della Poli, e il suo movimento «Io Sud», che, disse Adriana, «è altra cosa rispetto all'amministrazione, verso la quale porteremo avanti il nostro impegno politico».

Eh sì, sembra facile. Ma quando le tensioni si fanno sentire, un sindaco può anche decidere di provvedere al rimpasto. È sua competenza. È consentito dalla Costituzione. E allora, perché no? Intanto, Raffaele Fitto, in un'intervista rilasciata a TeleRama, ha sottolineato che «riportare la coerenza nella sua squadra di governo dev'essere il sindaco stesso». Quella del rimpasto, dunque, potrebbe essere una decisione maturata anche a seguito dell'assenza di Adriana Poli dall'esecutivo, oltre che sulla base di questa sua nuova decisione (che nel centrodestra si è fatta sentire), di voler scendere in campo alle provinciali da sola.

Certo, da sola. Costituendo un terzo polo con l'auspicio di far rinascere un entusiasmo e un orgoglio di essere meridionali. Ci riuscirà? Intanto, Antonio Gabellone, il candidato appunto per il centrodestra (Pdl e altri) alla presidenza della Provincia, ha cominciato il suo percorso elettorale.

E ricarca l'invito del ministro Fitto a non disperdere i voti. Voti che per il raggiungimento dell'obiettivo vedranno, senza dubbio, l'impegno in prima persona dell'ex Pd Lorenzo Ria. Non è da escludere che, domani, alla presentazione ufficiale del candidato del Pdl all'hotel Tiziano, alle 10,30, ci sarà anche lui.

Insomma, ora è il momento di prendere anche questa decisione. E lo deve fare il sindaco. Poi quello che potrà succedere è tutto da vedere. Innanzitutto le previsioni sono che fuori dalla giunta, oltre ad Adriana Poli Bortone, usciranno fuori presumibilmente anche Severo Martini e Luciano Battista, mentre qualche assessorato potrebbe essere ripartito anche a chi, fino ad ora, è stato ai banchi dell'opposizione, come Wojtek Pankiewicz del Centro moderato, che potrebbe avere un ruolo di primo livello.

Ma dal centrosinistra, tuttavia, una proposta in queste ore è stata avanzata da Antonio Rotundo. Il suo auspicio (come richiesto al presidente del Consiglio comunale, Eugenio Pisanò) è che venga convocato un consiglio quanto prima: «Come centrosinistra, presenteremo nelle prossime ore un'apposita richiesta in tal senso al presidente del Consiglio ai sensi dell’articolo 53 dello Statuto comunale. La città assiste in questi giorni ad uno spettacolo indecente che non ha eguali nella storia amministrativa recente della nostra città.

In un hotel cittadino è andato, infatti, in scena davanti agli occhi di un'incredula opinione pubblica la nascita di una nuova maggioranza a Palazzo Carafa» sottolinea Rotundo. Che insiste: «Con una squallida operazione di trasformismo politico, preparata con un'accurata campagna acquisti ad personam e organizzata in tutti i particolari già da tempo, si è raggiunto il punto di più elevato degrado politico e morale nell’incontro tra la nuova maggioranza, accozzaglia, e il candidato del Pdl alla Provincia, Antonio Gabellone.

Se come ha affermato il sindaco ricostruendo i passaggi salienti di questi due anni di governo, la coabitazione nella stessa coalizione delle forze politiche che hanno vinto insieme le elezioni è diventata incompatibile, allora si deve ridare la parola agli elettori.

Un nuovo governo cittadino può passare solo attraverso la legittimazione del responso della volontà popolare e non attraverso operazioni di ribaltamento di quella volontà con una Giunta ammucchiata che infilerebbe la città in un tunnel senza uscita facendoli pagare un prezzo altissimo. Per queste ragioni chiediamo una discussione alla luce del sole nella massima assemblea elettiva della città in cui ognuno si assuma sino in fondo le proprie responsabilità».

E sulla crisi del Comune, si esprime anche il coordinatore cittadino del Pd, il segretario Fabrizio Marra, che per evitare la peggiore delle ipotesi, cioè quella di una caduta della giunta con conseguente commissariamento, chiede che si apra alle forze di centrosinistra, in modo da non lasciare la città allo sbando per procedere verso nuove elezioni: «Lo spettacolo a cui i leccesi stanno assistendo in queste ultime settimane - sottolinea dal canto suo Marra - rappresenta la definitiva consumazione di una crisi politica della Giunta Perrone oramai sotto gli occhi di tutti, di fronte ad una città paralizzata nella attività amministrativa ed incapace di rispondere alle più basilari esigenze e istanze (strade dissestate, smog con sforamento dei limiti, traffico sempre più caotico).

Credo si sia giunti ad un punto del quale la verifica politica in Consiglio comunale sia oramai improcrastinabile, poiché i cittadini leccesi hanno il diritto di sapere le ragioni di questo ingiustificabile immobilismo e anche e soprattutto se il sindaco ha ancora i numeri per governare con la maggioranza che lo ha eletto».

E se a seguito di questa verifica dovessero mancare i numeri? «Se questi numeri non ci dovessero essere, il tentativo, palese in queste ultime ore di cercare stampelle e sgabelli tra le file del Centrosinistra, promettendo assessorati e quant’altro, credo sarebbe un modo maldestro di tirare a campare, senza alcuna prospettiva progettuale e programmatica, poiché alla debolezza dei numeri, visto che non tutti sono in vendita, si aggiungerebbe un'evidente fragilità politica.

Credo invece che, l’apertura di una crisi formale, che lasciasse spazio al dibattito ed al confronto politico sarebbe senz’altro un'operazione trasparenza di cui la città ha un vitale bisogno, per uscire dal chiacchiericcio di chi cerca di comprare chi e di chi è più o meno disposto a mettersi sul mercato per farsi comprare.

Auspico, pertanto, un appello, e cioè che il sindaco rivolga dopo le elezioni provinciali a tutte le forze in Consiglio comunale per verificare le condizioni di un eventuale governo cittadino aperto a tutte le forze politiche che possa scongiurare il commissariamento, lasciando la città allo sbando e traghettando l’amministrazione verso nuove elezioni amministrative. Sarebbe l’unica opzione che salverebbe la dignità personale di molti ed i pasticci legate alle poltrone di pochi».

Ma su questo non è d'accordo il segretario cittadino del Pdl, l'avvocato Antonio Pellegrino, secondo cui non ci sarebbe alcuna rottura nel patto con gli elettori: «Ci vuole una dose di sfrontatezza superiore alla media per affermare che il sindaco Perrone avrebbe rotto il patto con gli elettori nel momento in cui dovesse sostituire gli assessori che hanno aderito al movimento Io Sud, visto che sono proprio questi ultimi che hanno abbandonato la strada maestra costruita nel tempo, per intraprendere una scorciatoia di visibilità che non si comprende bene a cosa potrà portare».

E fa una riflessione negli anni che furono, quelli in cui a governare c'era Adriana Poli Bortone, come sindaco, verso cui i forzisti non mancavano di dare il loro appoggio: «Nei dieci anni di governo cittadino Poli Bortone - ribatte ancora - i consiglieri di Forza Italia, anche quando valutazioni personali facevano ritenere che si stesse andando incontro ad iniziative politiche non sempre condivisibili, non hanno mai fatto mancare il loro appoggio e il loro supporto, mettendo al centro del tavolo politico senso delle istituzioni e senso di responsabilità.

Se Adriana Poli ha governato la città di Lecce in maniera convincente, ciò lo si deve certamente alle sue doti politiche, certamente alla sua personalità, ma anche e soprattutto allo spirito di squadra che Forza Italia allora, e il Pdl oggi, ritengono essere elemento primario per la gestione dell’attività amministrativa.

Non si comprende perché (o meglio, i cittadini lo hanno compreso perfettamente) quando Adriana Poli ha dovuto lasciare lo scranno di primo cittadino non ha ricambiato con pari moneta il sostegno e il supporto che aveva responsabilmente ricevuti, non perdendo occasione di far saltare il tavolo del programma amministrativo alla costituzione del quale ella stessa aveva contribuito.

Evidentemente sull’altare dell’individualismo e delle aspettative personali e personalistiche, più o meno giuste, più o meno legittime, si sacrifica il valore inossidabile della coerenza, cosicché, il percorso politico prima sottoscritto, adesso viene stracciato, con la pretesa di raccogliere soltanto i frutti buoni dei privilegi del governo cittadino che, certamente, danno gli incarichi assessorili che si ricoprono. Ma da chi un giorno afferma che le Province sono inutili e il giorno dopo si candida a diventarne Presidente c’è da attendersi e aspettarsi di tutto».

 

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IO SUD: «AN PRESE LE DISTANZE DA UN CANDIDATO DI FI» | Gli esponenti del movimento «Io Sud» di Adriana Poli Bortone (di cui fanno parte alcuni esponenti di Alleanza Nazionale) rispondono punto per punto a quelle che definiscono le accuse del sindaco di Lecce, Paolo Perrone. Innanzitutto spiegano che, quando si arrivò alle amministrative, il gruppo di Alleanza Nazionale non condivideva quella candidatura, a tal punto da prenderne le distanze: «Nel momento in cui fu proposto Perrone - sottolineano - il gruppo allora di Alleanza Nazionale prese le distanze da quella candidatura sostenendo che non era una cosa rivolta alla persona, ma una valutazione politica: ritenevamo che il candidato sindaco dovesse essere espressione di An, che era il primo partito in città.

Soprattutto perché si veniva da un’amministrazione alla cui guida c’era Adriana Poli Bortone che aveva assolutamente ben governato per nove anni. Quanto al disimpegno nella campagna elettorale perché c’era qualcuno che andava e veniva da Roma per ottenere il terzo mandato, il sindaco Perrone dimentica che quella stessa persona e lo stesso gruppo consiliare che aveva espresso le proprie valutazioni in merito ad un candidato di Alleanza Nazionale si è tutta candidata nelle liste di An chiedendo la preferenza personale.

Adriana Poli Bortone, insieme al suo gruppo, ha portato circa 7mila voti di preferenza al sindaco, pari oggi all’11 per cento del totale dei voti raccolti da Perrone. Ancora. In riferimento alla giunta di cui parla Perrone, all’epoca non si condividevano i meccanismi in termini percentuali utilizzati, diversi tra loro, tra gruppi e gruppi, ritenuti discriminanti per Alleanza Nazionale e che soltanto per spirito di maggioranza e per mantenere fede all’accordo elettorale abbiamo concesso la formazione di quella giunta così fatta. Vi sono gruppi che con l’espressione di tre consiglieri comunali si sono visti rappresentati da due assessori. Quanto al valore da dare al gruppo di Io Sud appena costituito, la risposta è lo stesso valore che il sindaco darà al gruppo Pdl nel momento in cui si costituirà. Così come non era presente il gruppo Io Sud alla tornata elettorale, non era presente il Pdl.

Così lo stesso valore si darà al gruppo “La Puglia prima di tutto” quando si costituirà in Consiglio comunale. Riguardo alla scheda bianca della votazione del vicepresidente vicario del Consiglio comunale, Perrone fa finta di non ricordare. Il gruppo di Alleanza Nazionale prima di quella votazione cercò la mediazione fino a 5 minuti prima del consiglio comunale, ma l’individuazione del consigliere Lamosa fu presa nel chiuso di qualche stanza senza il coinvolgimento dell’allora gruppo di Alleanza Nazionale che è sempre stato il gruppo di maggioranza relativo in seno al Consiglio stesso.

Siccome An non è stata assolutamente interpellata per quella votazione, decise legittimamente non di votare contro ma di votare scheda bianca. Riguardo al caso Monosi, non è vero che ci siamo intromessi in una valutrazione politica che non ci riguardava. Cambiando l’assetto e cambiando i rapporti all’interno della maggioranza, indirettamente la questione riguardava anche noi. Eliminando un alleato di governo, si varia l’equilibrio elettorale senza interpellare i partiti che fino a quel momento hanno composto la compagine di governo.

Per quanto riguarda il Bilancio di previsione 2008 a cui secondo Perrone abbiamo creato problemi, è vero. Eravamo e siamo contrari all’aumento delle imposte, così come abbiamo manifestato la contrarietà nei 9 anni di amministrazione Poli. Abbiamo votato quel bilancio solo e soltanto per spirito di coalizione.

Era necessario però far sentire la nostra voce per denunciare questo cambiamento di rotta. Per quanto riguarda le alleanze fatte su Brindisi come su Casarano, abbiamo condiviso e individuato il candidato esterno ai partiti sul quale successivamente gli altri partiti e quindi il Pd hanno trovato la convergenza che è cosa assolutamente diversa rispetto a quello che volevano far accadere a Lecce proponendo la candidatura di un esponente storico della sinistra salentina e di quanto hanno in animo di fare a Lecce nel governo cittadino nel momento in cui si pensa di governare con consiglieri di minoranza che all’epoca si candidarono contro il programma elettorale di Perrone e che oggi rappresenterebbero la spina dorsale del nuovo assetto di governo. In ultimo, per quanto attiene il discorso della riconoscenza, stendiamo un velo pietoso».

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