TIGGIANO | Quattro giovanissimi tentano di appiccare il fuoco alla cartellonistica pubblicitaria. E lo fanno per noia. Una «bravata», senza dubbio, che però gli è costata una denuncia a piede libero per il reato di danneggiamento. Quattro giovanissimi, tutti di Tiggiano, e appena 18enni dopo aver raggiunto con l'auto una zona alla periferia del comune del basso Salento, si sono avvicinati in un luogo dov'erano affissi cartelloni pubblicitari in una zona appartenente al comune di Tiggiano.
Precisamente i quattro giovanissimi hanno preso di mira un'insegna in plexiglas, in cui c'erano i marchi e le scritte promozionali dell'agenzia immobiliare Costa Salento.
Il cartello di plexiglas era stato installato dalla ditta Pubbliservice che sul territorio si occupa proprio di pubblicità. Raggiunto, dunque, lo spiazzo che si trova esattamente fra la strada comunale «Bulano» (per intenderci la strada che da Tiggiano porta sulla litoranea), e la strada provinciale 358 (cioè la litoranea stessa), i quattro avventori hanno puntato l'insegna di plexiglas. A quella si sono avvicinati, e a colpi di martello hanno tentato di romperla nell'intento di realizzare dei fori in cui metterci la «diavolina», che altro non è che quel prodotto utilizzato per accendere i camini a legno e le caldaie.
Quando un passante si è accorto che quello che stavano facendo non era certamente legale, ha chiamato i carabinieri al numero di pronto intervento 112. E così, alla periferia di Tiggiano, è intervenuta una pattuglia di carabinieri della stazione di Corsano (che ha competenza anche a Tiggiano, visto che lì non c'è una stazione dei carabinieri), dipendenti della Compagnia di Tricase.
Alla vista dei militari, tre di loro hanno tentato di fuggire, salvo poi presentarsi alla stazione dei carabinieri.
Innanzitutto sono stati identificati, poi è stata fatta una perquisizione all'interno dell'auto, in cui i carabinieri di Corsano hanno trovato il materiale infiammabile.
In caserma, i protagonisti della goliardica vicenda sono stati accompagnati dai genitori, i quali hanno sottolineato la natura del gesto esclusivamente per «gioco». Hanno quindi ammesso di essere stati loro gli autori della bravata.