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SECLÌ | I carabinieri dovevano arrestarlo, ma lui ha tentato di fuggire ed è cominciato un inseguimento che si è concluso soltanto quando uno dei militari ha sparato un colpo di pistola in aria. È quanto accaduto l'altra notte, all'interno di una campagna di Seclì, dov'è domiciliato Antonio Torquato Epifani, 31enne, di Seclì. O meglio, le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal tribunale erano in realtà due. Perché in manette, oltre a Epifani è finito pure Luigi Patera, 42enne, di Noha, frazione di Galatina. I due, secondo i carabinieri, sarebbero responsabili dei reati di estorsione, violenza e minaccia per costringere a commettere un reato.
Le intimidazioni sarebbero state rivolte nell'ottobre del 2008 nei confronti di una persona che avrebbe dovuto testimoniare in un processo contro lo stesso Patera. Ma dopo le minacce, l'uomo si era rivolto ai carabinieri, che dopo un'attenta attività d'indagine, fatta con pedinamenti e con l'ausilio di riprese video, hanno lavorato congiuntamente per salvaguardare la sua incolumità.
La richiesta d'aiuto, infatti, ha mobilitato tanto i carabinieri della stazione di Sannicola, diretti dal maresciallo Luca Russo, e quelli della stazione di Alezio, del maresciallo Massimo Di Maio, che hanno lavorato sotto la direzione dei colleghi del Norm della Compagnia di Gallipoli (del capitano Stefano Tosi).
Mercoledì scorso, intanto, il gip ha ritenuto opportuno procedere con le ordinanze di custodia cautelare in carcere. E così, è partita l'operazione. Un'aliquota di militari ha raggiunto l'abitazione di Epifani, in agro di Seclì, mentre si trovava nel suo domicilio. Lì i carabinieri l'avrebbero dovuto prelevare e trarlo in arresto. All'arrivo dei carabinieri, tuttavia, qualcosa non ha funzionato. Perché, probabilmente per l'intento di nascondere qualcosa, Epifani è salito sulla sua auto nel tentativo di fuggire. Due carabinieri, a quel punto, sono scesi dall'auto di servizio e l'hanno raggiunto a piedi cercando di bloccarlo mettendosi al centro della carreggiata.
Ma Epifani non si sarebbe fermato. Anzi, avrebbe tentato di investirli, senza diminuire la velocità e senza modificare la direzione di marcia. A quel punto, un militare ha tirato fuori la pistola, l'ha alzata in aria e ha sparato due volte. Ma nulla da fare. Epifani è comunque fuggito. Gli altri due militari, che nel frattempo erano rimasti all'interno della vettura in forza ai carabinieri, si sono messi a inseguirlo. Un inseguimento che si è protratto per una decina di chilometri, fino ad arrivare in agro di Galatone.
Ma quando ha visto che i carabinieri non mollavano la presa, l'uomo ha tentato di distruggere l'auto dei carabinieri tamponandola in retromarcia. Poi dopo averla abbandonata qualche metro più avanti, ha cominciata a fuggire per le campagne circostanti. Ma anche in questo caso invano. Perché i carabinieri l'hanno raggiunto e bloccato. Nel frattempo, a proposito del fatto che Epifani volesse nascondere, secondo i carabinieri, qualcosa, c'è da dire che dal finestrino durante la fuga ha gettato vari involucri, che i carabinieri ritengono si tratti di droga.
Forse per questo i carabinieri ritengono si stesse sottraendo loro all'arresto. Come detto, anche Patera è stato arrestato da un'altra aliquota impegnata contemporaneamente. E così dopo essere stati condotti in caserma per l'espletamento delle formalità di rito, sono stati arrestati e trasferiti all'interno della casa circondariale di Lecce, Borgo San Nicola, in attesa di essere ascoltati dal magistrato.