LECCE | Finito ai domiciliari, il Riesame l'ha rimandato in libertà perché le accuse si sono dimostrate infondate. I giudici del Tribunale hanno così accolto il ricorso presentato dall'avvocato Massimo Manfreda che ha chiesta l'immediata scarcerazione del suo assistito, Luca Miacola, studente di ingegneria, 26enne, di Mesagne, nel brindisino. Miacola fu arrestato dai carabinieri il 17 marzo scorso, a seguito di una maxi operazione volta al contrasto degli stupefacenti.
Era finito agli arresti domiciliari e quel giorno fu arrestato assieme a un altro giovane, Dario Vantaggiato (http://lecce.reteluna.it/portale/articolo.php?code=3166).
L'operazione, che prese il nome di «Luna nel pozzo» portò all'arresto, in tutto di quattro persone. Poi però nel corso dell'interrogatorio, Miacola risultò estraneo al rinvenimento della droga in quella cisterna della casa dove abitava, ma della quale aveva le chiavi anche il fratello dell'altro arrestato, Luca Vantaggiato.
La difesa ha così dimostrato l'infondatezza di quelle accuse, tanto da chiedere la revoca del provvedimento d'arresto. Miacola, tuttavia, ha paura di perdere il posto di lavoro, quello di impiegato alla «Dechatlon». Lì infatti ci lavorava per ripagarsi dei suoi studi di ingegneria.
E questo, l'avvocato Manfreda ci tiene a sottolinearlo, per capire «che è incensurato e non ha alcun carico pendente». «I fratelli Vantaggiato - sottolineato l’avvocato Manfreda - senza alcuna incrinatura o modestissima contraddizione, hanno escluso qualsivoglia ruolo per Miacola, negando finanche che egli fosse consapevole della esistenza della sostanza stupefacente.
È quindi evidente che il mero rinvenimento, elemento di per sé non univoco e risolutivo, ha perso di qualsivoglia apprezzabilità a seguito delle dichiarazioni rese dai coimputati, che non sono smentite da altri elementi».
Insomma, Luca Miacola è tornato in libertà. Dunque, dovrà essere reinserito nella società.