TRICASE PORTO (TRICASE) | La polizia municipale interviene per sedare una lite, ma praticamente rimane coinvolta. E così, anche loro hanno dovuto fare ricorso ai carabinieri che sono intervenuti sul posto hanno preso generalità e, forse, procederanno d'ufficio. È questo l'epilogo di una giornata, trascorsa apparentemente in tranquillità nella marina di Tricase, Tricase Porto, nel giorno di Pasqua.
Tutto comincia con una discussione, forse per motivi sentimentali, fra un giovane di 24 anni, e una donna, di 29, che dopo essersi allontanati dalla zona più popolosa si sono visti puntare addosso la «curiosità» degli agenti di polizia municipale. Quando il giovane, durante l'accesa discussione, ha cominciato ad alzare la voce, però ha attirato l'attenzione di uno di tre agenti della polizia locale, che nel giorno di Pasqua era nella marina per un servizio di ordine della viabilità.
Tre agenti, si diceva, di cui due che si trovavano nelle vicinanze dei chioschetti di Tricase Porto, su via Cristoforo Colombo, mentre un terzo era lontano da loro qualche decina di metri, impegnato a gestire il traffico nei pressi dell'intersezione di via Cristoforo Colombo con via Borgo Pescatori.
E quando quest'ultimo si è accorto che qualcosa non andava, dopo averli visto discutere animatamente, ha pensato di avvicinarsi per placare gli animi, ed evitare che quella discussione accesa si trasformasse in una lite. Ma quando l'agente si è intromesso, apriti cielo. Il 24enne ha cominciato a rivolgergli parole ingiuriose, tentando comunque di spiegargli che quelli non fossero fatti suoi.
Tuttavia, l'attenzione è risuonata anche verso i colleghi che si trovavano su via Colombo di lì a poco. Un gruppetto di cittadini che si era accorta di quanto stesse succedendo a pochi metri, dopo essersi avvicinata loro ha spiegato che il collega, probabilmente, si trovasse in difficoltà.
Senza esitare, i due hanno raggiunto il terzo poliziotto ma sono stati allontanati con spintoni e minacce. A quel punto si è preferito far intervenire i carabinieri.
Dalla stazione di Tricase, i militari diretti dal maresciallo Antonio Ferrarese, dipendenti della locale Compagnia, hanno raggiunto la marina, hanno chiesto spiegazioni e ascoltato i testimoni. Ora, forse, si procederà d'ufficio, perché quegli spintoni così violenti potrebbero costituire il reato di violenza, resistenza e minacce a pubblico ufficiale.
IL SINDACATO DI POLIZIA LOCALE: «QUALI SICUREZZE?» | La lite accaduta a Tricase Porto nella domenica di Pasqua ha sollevato un polverone soprattutto all'interno del sindacato. Tanto che quando il sindaco della città, Antonio Musarò, l’assessore alla Sicurezza Vito Zocco, e il direttore generale Francesco Arena hanno appreso la notizia, si sono recati nel comando locale dei vigili urbani per dimostrare nei confronti dei propri ausiliari la vicinanza di tutta l'amministrazione.
La scelta, a quel punto, fu quella di intervenire tramite il sindacato e sensibilizzare i cittadini ai problemi delle forze di polizia locale che, spesso, «non hanno né una pistola, né tantomeno un paio di manette». Ed è questo, in sostanza, il monito lanciato da Antonio De Iaco, segretario provinciale, e Francesco Colaci, segretario aziendale Rsu, entrambi in forza al Sulpm, il Sindacato unitario dei lavoratori di polizia municipale.
Nella loro missiva, recapitata a tutti gli organi di stampa, esprimono «solidarietà e preoccupazione nell’apprendere la notizia dell’aggressione ai danni di tre agenti della polizia municipale di Tricase subita nella giornata della Pasqua, durante un intervento di polizia, in località Tricase Porto». Gli agenti, sottolineano De Iaco e Colaci, «non erano equipaggiati per il tipo di intervento. Infatti la polizia municipale di Tricase, riferiscono i sindacalisti, non solo non è armata, ma non ha in dotazione neanche le manette. Questa organizzazione sindacale esprime solidarietà ai colleghi aggrediti e con rammarico rileva che diventa sempre più difficile svolgere il proprio dovere senza mettere a rischio la propria incolumità».
Poi concludono: «Purtroppo questi episodi si ripresentano con una frequenza sempre più preoccupante e le amministrazioni devono prendere atto che non possono mandare in strada degli operatori e chiedergli e sventolare propagandata sicurezza senza dotargli dell’equipaggiamento che la legge già prevede come obbligatorio e che è indispensabile per operare con un minimo di sicurezza personale e per garantire sicurezza ai cittadini, che alla vista di una divisa hanno delle aspettative e si rivolgono con fiducia per essere tutelati».