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DISO | Un'organizzazione per delinquere dedita al commercio di gasolio agricolo è stata scoperta dalla Guardia di finanza con l'ausilio dei funzionari delle dogane. Un commercio tanto illecito che ha visto movimentare 3mila tonnellate di combustibile agricolo e che erano state messe in commercio, nonostante sia noto che si tratta di un combustibile a utilizzo industriale.
Nei guai, a vario titolo, sono finite 21 persone. Quattro di queste sono state arrestate, altre 15 denunciate a piede libero, infine due persone sono state colpite da una misura personale cautelare coercitiva, quella dell'obbligo di dimora. Combustibile che sarebbe andato a finire nei serbatoi delle auto, ma anche nelle caldaie delle abitazioni private e dei condomini, o addirittura di edifici pubblici come scuole, asili, palazzi municipali come Corsano, Giurdignano e Gagliano del Capo.
Nei guai è finita l'azienda «Salento Petroli» di Diso, che in paese ha sede in via Castro, perché nel febbraio dello scorso anno partirono dalla finanza le indagini.
Il comando provinciale di Lecce, in particolare la Tenenza di Tricase, si è reso protagonista dell’operazione che ha portato all’arresto di quattro persone. Il mercato illegale, secondo le indagini dei finanzieri della tenenza di Tricase, del tenente Giuseppe Giordano, sarebbe stato gestito da Angelo Cirino Negro, 36 anni, di Poggiardo, titolare della Salento Petroli, posta sotto sequestro nel marzo 2008, il quale acquistava gasolio agevolato per uso agricolo e lo cedeva, illegalmente, a soggetti quali privati non agricoltori per autotrazione, privati non agricoltori per riscaldamento, autotrasportatori e enti pubblici, non abilitati all’acquisto dello stesso poiché non titolari del libretto Uma (Utenti Motori Agricoli).
Gli imprenditori maggiormente coinvolti, Erwin Giardini, 39 anni, di Taviano e Claudio Manni, 39 anni, insieme ad altre aziende agricole individuate che hanno però avuto un peso minore nella vicenda, destinatari del commercio illegale, avrebbero acquistato gasolio agevolato a prezzi notevolmente bassi e l’azienda, Salento Petroli, riuscendo a vendere il gasolio con una differenza di 30/40 centesimi rispetto alle aziende concorrenti, monopolizzava la vendita del carburante, a discapito di altre gestori di vendita. In questo modo riusciva ad assicurarsi gli appalti degli enti pubblici locali.
Le indagini, di iniziativa della Guardia di Finanza, si sono protratte per due anni, scandendosi in varie fasi: appostamenti occulti con controlli sui clienti, utilizzo di videocamere, intercettazioni telefoniche e controlli sul carburante stesso. Ed è proprio il carburante che ha fornito l’arma maggiore. Il controllo del colore del carburante, infatti, ha costituito la discriminante per incastrare il traffico illegale e per agevolare la battaglia contro la frode.
L’operazione condotta ha individuato, complessivamente, 21 coinvolti nella vicenda. Oltre alla Salento Petroli, i due imprenditori agricoli, e altri responsabili di aziende meno coinvolte, sono stati accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode nel settore delle accise, truffa aggravata ai danni dello Stato e frode nelle forniture pubbliche, così come il ragioniere Giuseppe D’Alba, 43 anni, anch'esso di Poggiardo, che si occupava della quadratura contabile della frode, e i due autisti Beniamino De Mitri e il marocchino Maati Hamidallah, ai quali è stato concesso l’obbligo di dimora. A questi si aggiungono altri 15 soggetti che sono stati denunciati per concorso alla sottrazione all’accertamento dell’accisa.
Il meccanismo fraudolento ha comportato un’evasione pari a 1,5 milioni di euro di accise oltre alla sottrazione di base imponibile ai fini delle imposte dirette per oltre 4 milioni di euro e imposta sul valore aggiunto per oltre 400mila euro. A ciò si aggiunge il totale sequestrato pari a 90 tonnellate di carburante agricolo posto illecitamente in commercio.
L’esito delle complesse indagini ha messo in luce come fosse significativo il volume del traffico illegale e quanto importante sia stato l’intervento dei militari della Guardia di Finanza, sempre presente e sempre attenta nella salvaguardia delle leggi e nella lotta contro i reati.
L'INDAGINE | Avviata nel mese di febbraio dello scorso anno, l'indagine ha portato alla luce la vendita per contrabbando di carburante agricolo, per la precisione gasolio. Quando gli investigatori hanno portato avanti le indagini l'hanno fatto con l'ausilio di intercettazioni telefoniche, ma anche attraverso il sistema delle riprese video, e con la tradizionale e sempre efficace attività di pedinamento. Il sequestro preventivo, al quale si è arrivati a seguito del blitz all'interno della struttura, è stato disposto dal magistrato titolare dell'inchiesta, il sostituto procuratore della Procura leccese, Giovanni De Palma, che ha tenuto presente e ha valutato i continui pedinamenti e sopralluoghi fatti all'occorrenza. Determinanti le riprese video, attraverso le quali i finanzieri hanno potuto appurare la cessione di carburante agricolo a persone che di certo non erano agricoltori, ma clienti di varie realtà locali.
Le registrazioni telefoniche poi, hanno fugato qualunque dubbio: «Sono rimasto a piedi perché ho finito la benzina». Solo che poi, quando arrivava il distributore del gasolio quello veniva versato nei serbatoi per le caldaie, a un prezzo decisamente conveniente rispetto al gasolio normale. La ditta aveva partecipato anche alle gare d'appalto per l'aggiudicazione della fornitura del gasolio all'interno dei palazzi comunali.
L'azienda si aggiudicava la gara, e al momento della fornitura si sarebbe portata appresso il gasolio agevolato. Il prezzo del gasolio agricolo, va poi detto, era molto conveniente. In genere, era di 45 centesimi al litro per l'azienda, che poi veniva rivenduto all'«agricoltore» al prezzo di 90 centesimi circa. Quando il prezzo di quello normale, invece, era di oltre un euro, un euro e venti. (mar.g.)