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LECCE | Si continua ad indagare ininterrottamente per trovare la mano killer che ha ucciso Antonio Giannone, il 25enne leccese freddato con due colpi di pistola la sera del lunedì 6 aprile, mentre era da poco rientrato a casa, sita in via Terni. Già dal primo momento si è subito pensato che l'omicidio è maturato nell'ambiente della malavita locale. Dopo poche ore il fatto è stato collegato con l'evasione di Giampaolo Monaco, evaso dall'abitazione segreta il venerdì prima che Giannone, detto «Palla», venisse ucciso (http://lecce.reteluna.it/portale/articolo.php?code=3510). Ora, dopo le ricerche effettuate dagli investigatori, spunta una nuova pista. Al vaglio degli inquirenti è una rissa avvenuta in un locale di Lecce, in cui Giannone si mise in mezzo alla vivace discussione. Quest'ultimo pare che abbia aggredito un paio di persone presenti nel locale.
Possibile, quindi, che il gesto non sia stato gradito ai giovani che, successivamente, l'avrebbero fatta pagare. Tutto questo però è sotto la lente d'ingrandimento degli agenti della squadra mobile, che stanno cercando di stabilire un nesso fondamentale tra la rissa e l'aggressione. Al momento pare che tra le persone aggredite spicchi il nome di un personaggio noto negli ambienti della mala locale. Al momento nella «lista nera» risulta iscritto il nome di un giovane leccese indagato con l'accusa di omicidio volontario.
Per quanto riguarda quest'ultima pista, gli agenti stanno cercando di rifinire la posizione del giovane, valutando l'ipotesi anche se da questa persona si possa arrivare ad altri soggetti. Il giovane è stato anche sottoposto al test dello stub poche ore dopo l'omicidio, risultato comunque negativo.
Molti i dubbi e le incertezze che al vaglio degli inquirenti che stanno cercando di stabilire se Giannone conosceva i suoi sicari e abbia aperto la porta a loro oppure se ci sia stata un'imboscata.
Nessun vicino di Giannone ha parlato, tutti mantengono il silenzio, anche se gli inquirenti continuano a controllare la loro posizione.