LECCE | Siti inquinati: nel programma provinciale di Idv della Provincia di Lecce la proposta di creazione di un apposito catasto. Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale «Tutela del Consumatore» di Italia dei Valori una proposta da estendere a livello nazionale con un’apposita legislazione.
«Il Nostro splendido Territorio non è immune dalla presenza di siti inquinati - commenta D'Agata - dovuti alle trascuratezze e carenze del passato e del presente, che oggettivamente costituiscono un rischio per l’ambiente e quindi per l’uomo. L’insostenibilità della presenza di luoghi contaminati o a rischio contaminazione, ci obbliga ad un risanamento progressivo di tali aree secondo progetti a lungo termine che partano dalla individuazione dei siti secondo i lori specifici rischi per l’ambiente e per la salute per la loro successiva bonifica o semplicemente per l’identificabilità.
Il costituendo catasto avrà quindi il precipuo scopo di strumento d'informazione sull'inquinamento ambientale esistente e ad evitare che aree inquinate da rifiuti di vario genere siano trascurate e possano essere all'origine di minacce per l'ambiente, suddividendo a tal uopo tra i siti censiti quelli che non destano preoccupazione per l'ambiente e quelli che, invece, necessitano di un'ulteriore indagine, identificando eventuali minacce acute che richiedono provvedimenti immediati ed urgenti.
In secondo luogo, dovrà costituire il punto di partenza per un’opera di pianificazione di risanamento ambientale per le autorità preposte responsabili dell'ambiente.
La natura di registro accessibile a chiunque, - prosegue - non intende solo contribuire in generale alla trasparenza dei dati e a stabilire situazioni chiare, ma anche a ridurre l'incertezza oggi dominante nella progettazione, nel commercio dei terreni e nella concessione di crediti in relazione a siti inquinati. Servirà, dunque ad informare gli interessati quali i titolari di siti, i promotori di progetti edili, i fiduciari immobiliari, le banche, le assicurazioni, i confinanti e comunque gli interessati. Questo permetterebbe una valutazione oggettiva dello stato di un terreno così che, i progetti di costruzione possano essere tempestivamente adeguati alla fattispecie evitando cattive sorprese che possono portare all'interruzione o al ritardo dei lavori.
L'iscrizione di un sito nel catasto non dovrà essere però necessariamente motivo d'allarme. Per molti siti è possibile determinare con una certa precisione i possibili "costi ambientali" dell'inquinamento e la registrazione non costituirebbe una sorta di “macchia indelebile”.
Premesso che, in virtù delle norme vigenti, dovranno essere iscritti nel catasto solo i siti per i quali sarà accertato che vi siano inquinanti, il pubblico registro sarà uno strumento dinamico, costantemente aggiornato alle nuove situazioni ed alla realtà esistente. Là dove le indagini rivelerebbero che un sito non è più inquinato o che le sostanze pericolose per l'ambiente sono state rimosse, l'iscrizione dell’area andrebbe subito stralciata. Inoltre, il catasto dovrà essere stabilmente aggiornato allo stato dei lavori d'indagine e di risanamento».
Secondo Giovanni D’Agata, la proposta programmatica a livello provinciale potrà essere estesa a livello nazionale con un’apposita legislazione.