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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 09/04/2009 | CRONACA
LECCE | Laforgia: «Esprimo grande soddisfazione per il giudizio di appello»
Anche la Corte d'Appello assolve Laforgia.
Il pm fece ricorso dopo la decisione del gup
Lo scorso 14 luglio, il gup Nicola Lariccia, assolse con formula piena il rettore dell'Università del Salento, Domenico Laforiga, accusato di truffa in concorso. Il pm fece ricorso e oggi la Corte d'Appello si esprime affermando l'estraneità dei fatti di Laforgia.

LECCE | È stata riconfermata dalla Corte d’Appello l’assoluzione del Rettore dell'Università del Salento, Laforgia già pronunciata in primo grado. La Corte oggi ha rigettato l’appello del pubblico ministero Imerio Tramis e ha riconfermato l’estraneità del Magnifico ai fatti contestati.

Infatti, lo scorso 14 luglio, poco dopo le 17, il gup Nicola Lariccia, ha disposto l'assoluzione del rettore perché il fatto non costituisce un reato. I legali Michele Laforgia e Viola Massa ottennero per il proprio assistito il rito abbreviato nel processo. Da sempre il rettore si è dichiarato innocente, dando piena fiducia alle indagini della magistratura. Secondo l'accusa, nel 2001 sul tavolo del sostituto procuratore Imerio Tramis finì un indagine che lo accuso di truffa in concorso, per quanto riguarda i fondi chiesti dall'imprenditore del pastificio «Molino del Salento» di Maglie, gestito da Francesco Tarantino.

Il rettore Laforgia avrebbe rilasciato fatture differenti, messe a confronto con quelle effettuate dal pastificio. Sarebbero stati erogati oltre 645mila euro dalla Regione Puglia per il «Programma operativo plurifondo», che sarebbero serviti per la realizzazione di un prototipo che serviva a controllare l'essiccazione delle lasagne. Ma non solo. Sarebbero stati rilasciati 2 milioni di euro, somma stanziata dal «Pacchetto integrato agevolazioni» che riguardano il «Programma Operativo Nazionale». Quest'ultimo riguardava la produzione di pasta arricchita con fibra.

Secondo l'accusa, rigettata dal gup, Laforgia avrebbe emesso due fatture false, una di 180 milioni delle vecchio conio, e un'altra di 420 milioni di lire sempre, su carta timbrata dal Dipartimento di Ingegneria dell'Innovazione, che riguardavano la realizzazione di un impianto di produzione. Tutto questo per ottenere un finanziamento Pop.

Le fatture, secondo l'accusa, sarebbero state anche firmate dallo stesso rettore. Durante l'esame effettuato sulla documentazione dei finanziamenti, ci sarebbero elementi riconducibili alla progettazione del prototipo in questione, affidato poi al pastificio di Bari «Stim Engineering», di cui risulta ora socio Laforiga, per 531mila euro.

Secondo l'accordo, l'azienda barese si sarebbe dovuta occupare della realizzazione del prototipo. La macchina che arrivò nell'azienda in questione non fu altro che quella acquistata con i fondi delal legge 488. Ma questo non basto al gup Lariccia che smontò tutte le accuse. In più la disposizione effettuata da Tarantino non è stata presa in considerazione per un errore di notifica e gli atti furono rimandati al pm. Mente, sia la moglie di Tarantino che Felice Angelastri e l'azienda «Molino del Salento» furono rinviati a giudizio.

Dopo la decisione della Corte d'Appello, il rettore sottolinea: «Esprimo grande soddisfazione per il giudizio di appello perché si supera definitivamente la sofferenza che l’impugnazione da parte del pm e, dunque, il prolungamento dell’assurda vicenda giudiziaria, mi ha provocato per ragioni umani, professionali e istituzionali. L’esito del giudizio della Corte, prodotto da parte di un Collegio di tre magistrati, conferma la totale estraneità ai fatti che mi furono contestati e ribadisce la trasparenza e la correttezza del mio operato, che evidentemente non doveva neppure essere messo in discussione. Un particolare ringraziamento lo devo ai miei avvocati, Michele Laforgia del Foro di Bari e Viola Messa del Foro di Lecce, per l’ineccepibile difesa e a tutti coloro che hanno sempre creduto in me».

 

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