LECCE | Forse ad ore le indagini sulla morte di Antonio Giannone, avvenuta lunedì scorso intorno alle 22,30, potrebbero avere una svolta decisiva. In questo momenti gli inquirenti stanno continuando ad ascoltare diverse persone, ritenute utili ai fini delle indagini. In contemporanea il medico legale Roberto Vaglio, sta svolgendo l'autopsia sul corpo di Giannone, conosciuto in città come «Palla» per via del suo fisico. Forse, altre notizie in più potrebbero emergere proprio dall'esame autoptico. Il 25enne di Lecce, venne freddato con due colpi di pistola calibro 9. Dopo aver trascorso la serata con l'amica, Giannone rientrò a casa, dove lì ad attenderlo c'erano i suoi sicari che, forse con un'imboscata, hanno sparato al volto il 25enne, facendolo morire per terra in una pozza di sangue fino all'arrivo dei soccorsi. Intanto gli inquirenti lavorano ininterrottamente, gli agenti della squadra mobile hanno già ascoltato più di venti persone, si tratta dell'amica di Giannone, con cui l'uomo ha trascorso gli ultimi minuti della sua vita, i genitori di quest'ultima e i vicini del 25enne, gli stessi che hanno chiamato i soccorsi dopo aver sentito gli spari.
Negli uffici della Questura ha fatto visita anche la proprietaria del condominio, che forse dovrà ritornarci per essere nuovamente ascoltata. Infatti, le dichiarazioni della donna non sono chiare agli inquirenti, in quanto avrebbe detto di non aver sentito nulla e di non essere sicura se Giannone fosse entrato e poi uscito di casa, oppure se i killer gli hanno sparato appena parcheggiata l'auto.
Inoltre, gli agenti hanno ascoltato i genitori e il fratello di Antonio, Manuel Giannone, quest'ultimo non legato all'ambiente del fratello.
Al momento gli inquirenti continuano a lavorare nell'ambiente malavitoso. Giannone, infatti, era legato a storie di spaccio in città. Il 25enne era ritenuto uno dei pezzi grossi nei traffici di droga. Nell'indagine non viene nemmeno tralasciata al momento la pista passionale. L'amica che avrebbe incontrato Giannone risulta la fidanzata di un uomo condannato a 30 anni di carcere. Purtroppo alcune delle persone ascoltate non hanno aiutato molto gli inquirenti. Ora si teme che nel Salento, in particolare a Lecce, ci sia un ritorno di guerra di mala. Infatti, il procuratore capo del Tribunale di Lecce, Cataldo Motta, nella sua relazione annuale, aveva segnalato che nel Salento ci sarebbe stata una ripresa di rivalità tra due clan malavitosi leccesi.