TUGLIE | Tutto ebbe inizio da una lite in famiglia. E da una segnalazione, recapitata ai carabinieri nell'ottobre del 2003. In quella segnalazione, si chiedeva l'intervento dei carabinieri all'interno di un nucleo familiare, di due coniugi, C.R., di 53 anni, e C.F.G., di 49 anni, entrambi residenti a Tuglie.
Quando i carabinieri intervennero per sedare la lite, dalla stazione di Sannicola, i militari ebbero modo di ascoltare il padre, e sulla base di quelle che furono le dichiarazioni rilasciate ai carabinieri, si capì che in quella famiglia si stavano perpetrando abusi anche a sfondo sessuale.
I figli minorenni, che all'epoca dei fatti avevano 8, 10 e 12 anni, vivevano col padre e la madre in condizioni igieniche terrificanti. In casa c'era sporcizia dappertutto, e le condizioni ambientali erano disumane. Il linguaggio dei due genitori, secondo le prime osservazioni dei carabinieri della stazione diretta dal maresciallo Luca Russo, era a dir poco scurrile. Di fronte ai bambini si alludeva spesso alle prostitute e a molte espressioni volgari.
Per questo motivo, fu inevitabile l'intervento dei servizi sociali, e così il tribunale per i minorenni di Lecce dispose ulteriori controlli. Si cominciò, dunque, a scavare nella vita familiare facendo emergere situazioni davvero raccapriccianti. Gli assistenti sociali che hanno cominciato a seguire la famiglia, si sono accorti che erano stati perpetrati abusi tanto sulla ragazza, la terza figlia, quella più grande, che ora ha 18 anni, quanto sui due ragazzi che ora hanno 16 e 14 anni.
Nei primi mesi del 2004, i figli furono affidati a una struttura educativa esterna. Da lì, la magistratura avviò un lungo iter processuale che sfociò dapprima in un rinvio a giudizio (che fu disposto dal tribunale nel luglio del 2004), poi con una condanna disposta dalla Corte d'Appello nel 2008. È degli ultimi giorni la svolta, con la sentenza della Cassazione, che nell'ultimo grado di giudizio ha confermato quello che la Corte d'Appello del Tribunale aveva già sancito.
E così, i due genitori pedofili sono stati condannati in via definitiva con le accuse a loro carico, in concorso, di violenza sessuale e maltrattamenti verso i loro figli. E per arrivare alla svolta, quei poveri ragazzi hanno dovuto conferire i propri abusi che avevano subìto dinanzi alla Corte. Poi, con quelle dichiarazioni, in cui si parlava di violenze d'ogni genere e molestie dei coniugi nei loro confronti, i due genitori sono stati condannati.
I carabinieri questa mattina alle 8,30 li hanno arrestati e condotti in caserma, a Gallipoli, all'interno del comando della Compagnia di Gallipoli, alla guida del capitano Stefano Tosi, e del tenente Alessandro Carpentieri. Lì, espletate le formalità di rito, i due coniugi sono stati trasferiti all'interno della casa circondariale di Lecce, nel supercarcere di Borgo San Nicola, dove dovranno scontare la pena detentiva di due anni, sette mesi e venti giorni di reclusione. È stata disposta, inoltre, la pena accessoria della perdita dei diritti successori verso i loro figli, oltre che l'interdizione perpetua all'esercizio di tutela e curatela.