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CASARANO | Hanno scelto il patteggiamento ed oggi sono arrivate le prime sei condanne. Si tratta di una truffa messa a segno all'Inps di Casarano. La maxi-truffa fu scoperta dalla Guardia di finanza di Gallipoli che smantellò un'organizzazione. Lo scorso 3 febbraio vennero eseguite 48 ordinanze di custodia cautelare, fra cui 24 in carcere, nei confronti di soggetti, tutti, ritengono i finanzieri, in qualche modo coinvolti. Il fulcro dell'attività, tre fratelli ce l'avevano a Casarano, dove c'è la sede dello studio di consulenza del lavoro «Acquaviva», gestito da Antonio Giovanni, di 44 anni, Giuseppe di 54 anni, e Maria Bianca Acquaviva di 59.
Nella mattinata di oggi, infatti, un uomo e cinque donne si sono presentate davanti al gip Maurizio Saso per il patteggiamento della pena. Gabriella De Carlo, Maria Campa Aprile, Mariana De Rocco e Rosaria Greco, tutti di Casarano, dovranno scontare una pena di un anno e otto mesi, mentre Franco Totaro di Casarano e Daniela Farrotto di Ruggano, sono stati condannato ad un anno e sei mesi di reclusione, mentre dieci mesi per Giovanna Castellana di Brindisi. Le sei persone imputate erano assistite dai legali, Alfredo Cardigliano, Francesco Piro, Luigi Corvaglia, Luca Piri, Marcello Tamborrini e Mauro Memmi.
I finanzieri della Compagnia di Gallipoli, dipendenti del Comando provinciale di Lecce, al comando del Colonnello comandante di Corpo, Patrizio Vezzoli, hanno realizzato le ordinanze dopo aver accertato che avrebbero percepito indebitamente, attraverso l'assunzione fittizia di lavoratori, contributi assistenziali e previdenziali, favorendo talvolta l'ingresso illegale nel territorio dello Stato di 144 cittadini extracomunitari.
Nell'operazione, denominata «Caronte», ad ogni extracomunitario sarebbe stato dato un permesso di soggiorno che gli avrebbe consentito l'ingresso in Italia, senza di fatto essere stato mai assunto. Permesso, che per poter essere ottenuto, lo straniero doveva tirare fuori poco più di 4mila euro, di cui 2mila sarebbero finiti nelle mani dei capi dell'organizzazione, mentre gli altri due al titolare della ditta che si impegnava nell'assunzione fittizia. Insomma, il giro d'affari avrebbe fruttato circa 1 milione 750mila euro. Tutto di proprietà dell'Inps di Lecce, e della sua sede distaccata, quella cioè di Casarano. E anche quest'ultima avrebbe avuto un ruolo centrale. Perché nel cerchio d'affari delle 16 imprese, ruotavano anche due impiegati dell'Inps di Casarano e due altre persone, due sindacalisti della Cisl. I finanzieri scoprirono questo raggiro grazie ad alcuni movimenti che sono stati culminanti nell'accertazione delle responsabilità. Come ad esempio le richieste per la cassa integrazione.
I benefici che l'Inps elargiva sarebbero stati poi intercettati a scapito non solo dell'istituto previdenziale, ma anche degli stessi lavoratori. In queste pratiche c'erano anche quelle per la mobilità e alcuni sussidi per la disoccupazione. I contributi previdenziali sarebbero stati anche intecettati per donne in finta gravidanza, che avrebbero beneficiato della maternità, senza però aver alcun figlio in grembo. Fondamentali per le indagini sono state le intercettazioni telefoniche, così come sottolineato dal capo dei pubblici ministeri del tribunale di Lecce, il procuratore capo della Procura, Cataldo Motta, che proprio grazie alle intercettazioni ha potuto muovere la macchina della giustizia su più fronti e sgominare così la presunta organizzazione criminosa. Ora, tutte queste persone, sono accusate di diversi reati a seconda del proprio ruolo, fra cui associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni dell'Inps, e falso ideologico.