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MAGLIE | Condannato Massimo Marsella a due anni e mezzo di reclusione. La sentenza è giunta oggi in seguito a presunte minacce avanzate con formalità di tipo mafiose. La pena è stata emessa dal gup Andrea Lisi, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Giovanni De Palma, sostituendo il procuratore capo Cataldo Motta. Quest'ultimo aveva ottenuto la custodia cautelare. Marsella, 32enne di Maglie, ma residente a brindisi, venne arrestato il 10 dicembre dello scorso anno dai militari della stazione di Martano e dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Brindisi. Secondo le indagini, l'uomo è stato ritenuto l'autore di un'estorsione nei confronti di un agricoltore di Martano e che il 23 ottobre scorso, si è prontamente rivolto ai carabinieri per denunciare l'accaduto. L'agricoltore sarebbe stato sollecitato da Marsella a presentarsi dai carabinieri, affinché ritirasse la denuncia e ritrattasse il contenuto. Nella denuncia presentata agli inquirenti, disse di aver subìto minacce con una frusta, oltreché il furto del proprio mezzo agricolo, per la restituzione del quale si sarebbe reso necessario un esborso di 9mila euro. Il boss mafioso voleva a tutti i costi il ritiro della denuncia per liberare Massimo Trovè, arrestato l'8 ottobre scorso per esser stato ritenuto responsabile di tentativi di estorsione commessi nel territorio salentino, dal momento che doveva essere lui a «curare gli affari» di Martano e non poteva rimanere in carcere.
Trovè, noto alle forze dell'ordine come una persona dagli atteggiamenti criminali e mafiosi, con un'alta incidenza a Martano, non poteva, secondo Marsella, essere accusato e perseguito. L'agricoltore, colto da una gran paura, per l'atteggiamento intimidatorio di Marsella, sarebbe stato costretto a dire che tutto quello che era stato depositato nella denuncia fosse stato frutto della sua invenzione, commettendo così delitti di favoreggiamento personale e di calunnia. Gli atti intimidatori sarebbero stati compiuti sia nei confronti dell'agricoltore che nella moglie. I carabinieri sottolineano la posizione di Marsella, come una persona ritenuta appartenente all'ambiente della malavita, per via di un arresto al quale si era ottemperato tempo prima, nel corso del quale finirono in manette anche altre persone a conclusione di un'importante operazione. Secondo i carabinieri diretti dal maresciallo Piconese, la denuncia si sarebbe dovuta immediatamente ritirare. Dalla caserma però il tono è stato chiaro. La denuncia non si poteva ritirare, perché ormai era stata depositata.
Per questo motivo, Marsella avrebbe proposto una seconda risoluzione. Il giorno seguente, dopo aver fatto ritorno, avrebbe sollecitato l'agricoltore a presentarsi all'udienza del 21 ottobre, in cui era fissata la discussione del riesame presentata da Trovè, per dichiarare al giudice che si era inventato tutto. Marsella, assumendo un atteggiamento determinato e nello stesso ambiguo, poiché privo di minacce esplicite, aveva lasciato l'agricoltore martanese in una condizione di assoggettamento e di omertà. Infatti, anni prima era stato arrestato a seguito di una grossa operazione della polizia giudiziaria, insieme ad altri, appartenenti ad un'associazione mafiosa, tra cui Massimo Trovè. Marsella venne arrestato con l'accusa di favoreggiamento nei confronti di una persona ritenuta sorvegliato speciale di pubblica sicurezza di tipo antimafia, con obbligo di soggiorno. Provvedimento firmato dal giudice per le indagini preliminari Antonio Del Coco. Dalla Procura, gli investigatori sottolineano la fermezza con la quale sarebbero state rivolte le richieste. Dopo le formalità di rito, aggiornati gli atti, Marsella è stato condotto nel nuovo plesso della Casa Circondariale di Lecce. Oggi è arrivata la condanna per Marsella, mentre il giudice ha accolto la richiesta di pena presentata dal pm e rigettato quella avanzata dal difensore del 32enne, Luigi Rella, che aveva chiesto l'assoluzione.