LECCE | Uno apre lo sportello e gli tappa la bocca per non farlo gridare. L'altro gli punta una pistola e gli sottrae un braccialetto in oro. Padre e figlio, quest'ultimo minorenne, sono stati identificati e arrestati dalla polizia dopo che il secondo (con un complice) aveva messo a segno una rapina. Per il padre, c'è da dire, le manette sono scattate anche perché, quando si è visto gli agenti davanti, gli ha opposto resistenza, per fare in modo che non facessero alcuna perquisizione in casa. E così, l'arresto è scattato per entrambi, dopo che, poco dopo le 15, il malcapitato aveva chiamato la polizia al numero di pronto intervento 113. Dalla sala centrale operativa della questura di Lecce, è giunta la telefonata di un uomo che diceva di essere stato vittima di una rapina, mentre si trovava a bordo della sua auto, una Ford Ka, parcheggiata in via Bari.
Una rapina che gli era stata messa a segno da due giovani, di cui uno armato di pistola, che gliela aveva puntata dopo che l'altro gli aveva aperto lo sportello e tappato la bocca per non farlo gridare. Poi, uno di loro gli aveva strappato il braccialetto in oro che aveva allacciato al polso destro. A quel punto, sul posto è arrivata la volante «Quattro», che ha ascoltato la vittima. Da lui, gli agenti hanno conosciuto tutti gli aspetti della vicenda. Alla polizia ha riferito che si trattava di due giovani, dei quali ha poi fornito una descrizione precisa dell'abbigliamento e dell'aspetto fisico. A loro ha pure indicato la via che hanno utilizzato per la fuga, cioè via Machiavelli.
E così, gli agenti hanno fatto un giro perlustrativo assieme alla vittima, nella speranza di trovarli, ma senza esito, perché i due si erano già dileguati. Ma grazie alla conoscenza del territorio, dei pregiudicati, e del modus operandi che questi usano quando compiono gli atti criminosi, il personale delle volanti è riuscito a risalire all'identità di uno dei responsabili che, fra l'altro, abita poco distante dal luogo del reato. Certi del loro intuito, gli agenti di polizia si sono recati all'interno dell'abitazione di uno dei sospettati.
Lì si sono trovati di fronte padre e fratello. Il primo, alla vista degli agenti, ha cominciato a inveire contro di loro, tanto da opporsi fisicamente a qualunque richiesta di chiarimento. A uno di loro, addirittura gli ha storto un dito, procurandogli una lesione. Questo comportamento violento ha insospettito ulteriormente gli agenti che hanno deciso di perquisirgli la casa. E proprio all'interno di questa c'erano quasi 255 grammi di sostanza stupefacente, precisamente hashish, tutto l'occorrente per il confezionamento delle dosi, oltre che cinque piantine di marijuana e una pistola giocattolo, priva di tappo rosso modello a tamburo.
Durante l'operazione di perquisizione domiciliare, gli agenti che hanno atteso fuori dalla casa hanno scorto il figlio minorenne, che però alla vista degli agenti ha tentato di nascondersi, e quindi anzichè tornare a casa, ha preferito desistere, aspettando che la polizia se ne fosse andata. Tuttavia, quando il ragazzo, ancora minorenne (per questo non vi diamo le generalità del padre, per tutelare la loro privacy), ha tentato di nascondersi dietro a un porticato, gli agenti l'hanno sorpreso alle spalle e l'hanno accompagnato nel suo domicilio, dove senza troppi giri di parole, si è dichiarato responsabile della detenzione della sostanza stupefacente.
Portati in questura, ad attenderli c'era la vittima della rapina, che nel frattempo aveva formalizzato la denuncia. Quando ha visto il minore, il malcapitato lo ha riconosciuto come quello che poco prima gli aveva aperto lo sportello del lato guida e tappato la bocca. Vistosi alle strette il minore si accusava di essere stato effettivamenti lui a realizzare quella rapina, e durante il racconto fatto ai poliziotti non ha risparmiato i particolari. L'auto, il colore rosso, lo sportello che gli aveva aperto. E poi quella mano messagli sulla bocca per farlo stare zitto. Tutte operazioni che consentivano al suo complice di strappargli quel braccialetto in oro.
Fatto il punto della situazione, il padre del minore è stato arrestato con le accuse di violenza, resistenza e minacce gravi a pubblico ufficiale, nonchè responsabile in concorso col figlio di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti (hashish per oltre 260 grammi) e coltivazione in vaso di marijuana (appunto le cinque piantine). Il minore, invece, è stato arrestato con l'accusa di rapina aggravata in concorso con un'altra persona non identificata ai danni di R.E., nonchè responsabile del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente in concorso col padre.
Per il più grande, il pubblico ministero nominato di turno, il sostituto procuratore Giovanni Gagliotta, ha disposto la sua traduzione in carcere, a Borgo San Nicola, mentre l'altro, il minorenne, è stato condotto nel centro di prima accoglienza di Monteroni su disposizione del magistrato di turno presso il Tribunale dei minorenni, Simona Filoni.