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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 07/04/2009 | CRONACA
COPERSALENTO | Secondo il referto emergono delle irregolarità nello stabile
«Morte bianca», irregolarità della Copersalento.
Presentato il referto effettuato dal perito
Si continua ad indagare sulla morte di Sergio Cariddi, 36enne di Uggiano La Chiesa, avvenuta sei mesi fa a causa del crollo di una struttura, situata all'interno del sansificio di Maglie. La perizia richiesta dalla Procura è stata consegnata da Antonio Vernaleone.

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MAGLIE | Arriva oggi il referto del perito Antonio Vernaleone, incaricato dal sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini, per cercare di chiarire la vicenda della morte di Sergio Cariddi, 36enne di Uggiano La Chiesa. L'uomo morì sul colpo a seguito di un volo di cinque metri. L'incidente sul lavoro è avvenuto alla Copersalento di Maglie, il noto sansificio che si trova nella periferia del paese, praticamente nella zona industriale di fronte al capannone «Aveco». Due uomini stavano lavorando in una vasca di raffreddamento, nei pressi di un condotto per l'estrazione dei fumi. Intorno alle 19,30, del 3 ottobre dello scorso anno, due di tre persone sono precipitate nel vuoto, sbattento violentemente col suolo. Uno di loro, Sergio Cariddi, di 36 anni, di Uggiano La Chiesa, sposato e con un figlio, è morto a seguito dell'impatto violento col terreno. Era su un ballatoio, intento a lavorare all'interno del condotto per l'estrazione dei fumi, quando a un certo punto si è rotto, e lui insieme al suo collega sono precipitati giù. Dopo sei mesi di indagini risulta indagato con l'accusa di omicidio e violazione delle normative in materia ambientale il rappresentante legale dell'azienda, Egidio Merico, 58enne di Uggiano La Chiesa.

Il referto presentato oggi dall'ingegnere Vernaleone mette in evidenza la ricostruzione dei fatti e le cause dell'accaduto. La morte di Cariddi è stata causata dal violento impatto col terreno in particolare per l'urto violento del capo.

Da quanto scritto dal tecnico emerge che «la ridottissima superficie coperta dal tavolo realizzato sui travetti e appare dunque evidente che la causa dell’incidente sia connessa al cedimento strutturale dei tre travetti di cemento armato, dovuto all’elevato grado di ossidazione raggiunto dalle armature».

Lo stesso tecnico si è espresso sulle strutture, ritenute inadatte per svolgere la funzione affidata a Cariddi e a due altri suoi colleghi, ovvero la rimozione dei pacchi filtranti. «In questa situazione le strutture in cemento armato subiscono un degrado talmente rapido da necessitare una frequente sostituzione. Dunque, i travetti in cemento armato subiscono un degrado talmente rapido da necessitare una frequente sostituzione e non sono strutture idonee per garantire per lungo tempo un corretto sostegno al sistema di dispersione delle torri». Emergono delle anomalie in materia di sicurezza: «Se l’operaio avesse indossato una cintura di sicurezza con fune di trattenuta collegata ad una fune posta sulla sommità della torre ed agganciata alla struttura in cemento armato, pur in presenza del tavolato mal realizzato e della rottura dei travetti in cemento, sarebbe stato sorretto dalla fune di trattenuta e non avrebbe mai raggiunto il fondo della torre».

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