MILANO | Tanto rumore per nulla. Per restare con il groppo in gola, con una delusione così forte che ti toglie le parole. Alla Scala di «San Siro», in quel di Milano, il Lecce crolla in pieno recupero, al 91', quando Senderos gira di testa e Ronaldinho trova la deviazione di testa, restituendo lo sgarbo dell'andata, quando Esposito gelò i rossoneri in extremis.
Giustizia è fatta si potrebbe dire, ma andremmo a sminuire di parecchio la coraggiosa e ordinata prestazione del team salentino, capace d'ergere un vero e proprio muro innanzi a Benussi, fortificato da una gran bella grinta e una ottima forma fisica generale, capace di reggere le folate dei vari Kakà, Pato e compagni.
Ma il veleno sta nella coda, il boccone è così amaro che non scende giù, che non ripaga affatto una prestazione tutta cuore dei giallorossi, anche affossati, come se non bastasse, dal 2-0 giunto poco dopo la prima atroce beffa.
Non è la prima volta che Tiribocchi e soci perdono punti, d'oro, a pochi passi dalla bandiera a scacchi e, ovviamente, ne risente una classifica ampiamente deficitaria (facendo un pò i conti, un pari stasera avrebbe significato tanto, specialmente in ottica morale).
In questo 30^ turno, a parte il pari d'un Chievo sempre più superlativo, perdono tutte le dirette rivali, con la situazione che resta immutata. Una scarsa consolazione per un gruppo frustato nuovamente sul principio d'una disperata risalita.
LA GARA | Come previsto, i giallorossi scendono in campo con un alquanto coperto 4-4-1-1, orfano dell'influenzato Stendardo e dei sudamericani Castillo ed Edinho, entrambi spediti in tribuna. Tutto il peso dell'attacco è sulle spalle di Tiribocchi, supportato da Caserta.
I rossoneri di Ancelotti ritrovano Kakà, ma tengono in naftalina Ronaldinho e Beckham, puntando sul tandem Inzaghi-Pato.
Il tema tattico è subito ben chiaro: Milan a comandare le operazioni con un incontrastato possesso palla e Lecce che cerca, quanto più possibile, di restare compatto e ordinato negli ultimi trenta metri.
Ma da Pavese (vice dello squalificato De Canio, in contatto telefonico con il mister in seconda) giungono anche indicazioni su possibili ripartenze e affidamenti al «Tir», il quale prova spesso a far salire la squadra grazie alla sua stazza, ma anche a mettere in apprensione la difesa di casa. Ci prova un paio di volte, prima grazie a una imbeccata di Giacomazzi, poi in solitaria ma trovando la chiusura di Bonera.
Il «Diavolo» (che perde Maldini per infortunio e inserisce Senderos) manovra e quando perfora il muro salentino rischia di far male veramente. Vedi l'occasione dopo 6' (Inzaghi alza sopra la traversa da ghiotta posizione) e quella poco prima d'andare al riposo, quando Pato è autore d'una progressione straordinaria (seminati Fabiano ed Esposito), ma il suo diagonale si spegne a lato, graziando un Benussi in uscita.
Nella ripresa il canovaccio non cambia, anzi le convinzioni del Lecce, con il passare dei minuti, si rafforzano sempre più, grazie anche a una organizzazione corale pressochè perfetta, che getta acqua sulle bocche di fuoco rossonere.
Ancelotti infittisce il reparto offensivo inserendo Ronaldinho e Shevchenko, Pavese non cambia nulla e si rammarica, al 62', per il colpo di testa di Munari, troppo debole per metter paura a Dida.
Le lancette inesorabilmente ruotano, i meneghini ci provano più con la forza della disperazione che con la tecnica, fino a sfondare la muraglia ospite. Minuto 91: punizione battuta da Pirlo, stacco perentorio di Senderos e deviazione fortunata di Dinho, che non lascia scampo a Benussi.
Il Lecce resta di sasso, incredulo, con il morale sotto i tacchi. La contesa è decisa, tanto che poco più d'un minuto dopo, il solito Ronaldinho serve Sheva, che giunge sul fondo e invita al gol Inzaghi, pronto al 2 a 0 e alla sua segnatura numero 301. Cala il sipario, per il Lecce punizione troppo severa e saccoccia dei punti immeritatamente vuota.
Le pagelle del Lecce firmate Reteluna.it:
Benussi 6
Polenghi 6
Fabiano 5.5
Esposito 6
Ariatti 6
Angelo 6.5
Giacomazzi 5.5
Vives 6
Munari 6
Caserta 5.5
Tiribocchi 5.5
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