MAGLIE | Il Wwf intervenne denunciando i rischi della diossina. E ora lo fa di nuovo, ma depositando in Procura, nei prossimi giorni, per conto dell'associazione Wwf Italia Ong-Onlus un atto di significazione di parte offesa nel procedimento penale pendente sull'azienda Copersalento di Maglie. Lo annuncia la sezione locale, che nei prossimi giorni il legale Giuseppe Umberto Garrisi depositerà l'atto negli uffici del Tribunale.
«Già la scorsa estate - scrivono in una nota a firma congiunta Antonio De Feo e Vittorio de Vitis, rispettivamente presidente Wwf Italia e presidente Wwf Salento -, allorquando le analisi degli scarichi dell’impianto di coincenerimento di rifiuti fecero registrare valori di diossina 420 volte superiori al limite consentito dalla legge, il Wwf intervenne denunciando quanto i rischi per la salute della popolazione e dell’ambiente fossero estremamente elevati. A seguito di quei controlli la Copersalento ha abbandonato l’utilizzo del Cdr a favore delle sole biomasse vegetali.
Nei mesi successivi - aggiungono - nonostante l’azienda abbia avuto la possibilità di presentare un piano di adeguamento degli impianti, non è stata in grado di metterli in condizione di funzionare secondo gli standard previsti dall’attuale normativa, molto probabilmente per problemi imputabili ai limiti tecnologici di una struttura che più che dell’ammodernamento necessita della dismissione».
Una situazione grave, in cui «la situazione ambientale nell’area magliese deriva, infatti, dalle analisi eseguite dall’Arpa Puglia a gennaio, che hanno fatto registrare valori di diossina nei gas di combustione, ancora una volta, ben otto volte al di sopra dei limiti ammessi».
«Soltanto pochi giorni fa, nonostante le preoccupazioni espresse dal Wwf già nell’ottobre scorso, è arrivata la conferma che nel territorio di Maglie la catena alimentare è stata contaminata. Il timore per una possibile contaminazione della popolazione è alto: un danno alla collettività ed all’ambiente, in cui si esplica l’ ‘essere’ di ognuno di noi, oltre che all’economia del territorio, di cui auspichiamo che la Magistratura stabilisca quanto prima le responsabilità».
«La questione della diossina - spiega ancora De Feo - è una parentesi aperta che, in assenza di assunzione di determinazioni preventive, potrà solo continuare nei prossimi anni a far registrare emergenze come quella del magliese e, della più nota, acciaieria Ilva di Taranto. La diossina non può essere, ancora oggi, un’emergenza. Le scelte, tecnologiche e di politica economica in materia ambientale, devono definire in via anticipata gli indirizzi di sviluppo e di cammino verso società ambientalmente elitarie».
Intanto, anche la vice presidente uscente della Provincia, Loredana Capone, pone seri dubbi sulla Copersalento. Secondo la candidata alla Provincia alla carica di Presidente per le prossime elezioni, «Il caso Copersalento pone problemi gravi destinati a lasciare il segno sulla città di Maglie, sui comuni vicini e sul Salento. E altri potrebbero derivarne dall’idea, lanciata su manifesti apparsi in questi giorni, di trasformare un impianto vecchio e inquinante in un termovalorizzatore.
Il problema più serio riguarda infatti la salute dei cittadini. Le aziende che non rispettano le regole danneggiano la nostra salute e, pur essendo una risorsa economica, possono rappresentare anche un danno per il territorio. L’esperienza dell’Ilva di Taranto e della Centrale di Cerano sono i casi più eclatanti, ma non dobbiamo dimenticare che ogni fabbrica, ogni discarica, ogni stabilimento che non rispetta le regole danneggia l’ambiente e la salute. Ora più che mai è indispensabile dare continuità ai controlli e all’ottimo lavoro svolto da questa Amministrazione Provinciale con l’assessore Gianni Scognamillo e la Commissione ambiente presieduta da Nicolino Sticchi.
Del resto, quando l’azienda non è sicura, i problemi si riversano immediatamente sui lavoratori. È proprio il caso della Copersalento. In conseguenza della chiusura dovuta all’eccessiva produzione di diossina, i lavoratori sono in stato di agitazione e, in mancanza di adeguate risposte, minacciano l’occupazione del municipio di Maglie.
Altra questione fondamentale è rappresentata dall’indotto economico che rischia il tracollo. Qualora i dati della presenza di diossina nei capi di bestiame fossero confermati ci troveremmo di fronte ad una crisi ulteriore per l’economia di quegli allevatori che già in difficoltà verrebbero stritolati dall’abbattimento dei capi infetti. Senza considerare il danno d’immagine per tutta una zona che produce prodotti agricoli e derivati dal bestiame.
Questi gravi problemi sono causati principalmente dall’utilizzo di tecnologie ormai obsolete. Per questo motivo è indispensabile sfruttare le opportunità che l’innovazione tecnologica oggi ci offre. Occorre mettere in campo conoscenza e competenza anche stimolando la collaborazione tra Università, ricerca ed aziende salentine.
E se questo vale per tutte le aziende, in particolare vale per quelle che operano nel campo dei rifiuti che devono necessariamente utilizzare tecnologie di ultima generazione dotate di sistemi interni di monitoraggio e controllo sofisticati e tali da garantire al massimo l’incolumità delle persone e la salvaguardia dell’ambiente.
Questa deve essere la sfida di tutte le aziende del settore. E solo così i cittadini potranno vedere garantito l’equilibrio tra il diritto alla salute e il diritto allo sviluppo che, in tal modo potrà dirsi sostenibile. Perché il lavoro è fondamentale per tutti e di fabbrica non si deve morire».