SANNICOLA | Ancora una volta il Tribunale amministrativo regionale dà ragione ai residenti di Sannicola. La questione, che è storia nota, è quella del senso unico di Lido Conchiglie, che sul lungomare viene istituito proprio per incanalare il traffico verso Gallipoli (a senso unico), ma che i cittadini vorrebbero vedersi riconoscere come strada a doppio senso.
Il ricorso nei confronti del Comune di Sannicola fu avanzato da un cittadino del paese, Rocco Marrocco, che fece ricorso dopo che ci fu, fra l'altro, pure una raccolta firme. Ma nonostante il ricorso, quel divieto nel periodo estivo ricompare sistematicamente, dirottando il traffico veicolare verso la zona di Sannicola, quella di via Doria.
Perché Lido Conchiglie, come si sa, è una marina che appartiene a metà fra Sannicola (titolare della zona di terra), e Gallipoli (a cui invece la storia attribuì tutta la fascia costiera, e quindi la zona di mare).
Ad ogni modo, quando durante i primi ricorsi, il Tar annullava l'ordinanza del Comune di Sannicola, di fatto entrava in vigore quella del Comune di Gallipoli, che allo stesso modo rimandava le vetture verso nord, facendole poi scendere verso la litoranea dopo aver raggiunto la zona della «montagna spaccata», quella dove finisce il tratto di lungomare di Lido.
E ora, a seguito dell'ennesimo ricorso, la sezione di Lecce del Tribunale amministrativo regionale per la Puglia, con una sentenza pubblicata nei giorni scorsi, ha accolto il ricorso presentato da residenti e villeggianti (circa trenta persone), e ha annullato le ordinanze con le quali tanto il Comune di Sannicola, quanto il Comune di Gallipoli e la Provincia di Lecce, istituivano per l'ennesima volta quel senso unico.
A renderlo noto è lo stesso avvocato, che ormai ha sposato la battaglia, Piergiorgio Provenzano, che ha rappresentato i cittadini in sede di giudizio. La sentenza, fra l'altro, sottolinea come la recente realizzazione di un grande parcheggio in adiacenza alla litoranea (quello realizzato dal Comune di Sannicola), potrebbe consentire di destinare l'intera superficie stradale alla circolazione, recuperando quelle aree a strisce utilizzate come parcheggi sulla strada provinciale, che potrebbe quindi essere utilizzata in entrambi i sensi di marcia.
«In qualità di difensore - spiega Provenzano - esprimo grande soddisfazione per la pronuncia, che sancisce un importante principio di diritto, quale la prevalenza dell'esigenza di tutela della salute dei cittadini sulle esigenze di razionalizzazione del traffico veicolare. Al tempo stesso auspico che le amministrazioni interessate abbandonino l'atteggiamento di totale chiusura fin qui tenuto e si aprano al dialogo e al confronto con i cittadini, che sempre più numerosi nel corso del tempo, hanno manifestato il proprio dissenso rispetto a tale decisione.
È bene sottolineare che da alcuni anni per la stagione estiva viene reiterata sempre la medesima ordinanza che prevede il senso unico sulla litoranea, con deviazione del traffico estivo su un disagevole percorso interno».
E aggiunge: «Ciò avviene nonostante da ormai tre anni il Tribunale amministrativo ogni anno censura tale decisione, annullandola a seguito di altrettanti reiterati ricorsi di cittadini che, risiedendo o villeggiando in quella località, risentono le conseguenze negative, in termini di inquinamento acustico e atmosferico della decisione.
È un accanimento - insiste ancora l'avvocato Provenzano - che non trova assolutamente giustificazione nell'attività di una pubblica amministrazione, che dovrebbe tener conto delle esigenze di tutti e deve tentare di contemperare quelle contrastanti e non, invece, assumere una posizione preconcetta perseguendola all'infinito nonostante le pronunce del Tribunale.
Costringendo, fra l'altro, i cittadini ogni anno a sobbarcarsi notevoli spese. Tali comportamenti - conclude infine - hanno provocato e provocano disagi e danni ai residenti e ai villeggianti della marina di Lido Conchiglie, che hanno finora soprasseduto dal richiedere il relativo risarcimento nelle competenti sedi giudiziarie nella speranza che le ripetute censure giurisdizionali inducessero le amministrazioni interessate a recedere dal loro comportamento.
Di contro, la protervia dimostrata dalle stesse nel reiterare sempre il medesimo provvedimento nonostante le bacchettate ricevute dal Tribunale non lascia altra strada che quella di richiedere un risarcimento danni, e si prevede che gli enti interessati siano chiamati a breve dinanzi ai giudici per essere condannati a cospicui risarcimenti».