NARDÒ | Undici persone sono state denunciate con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. Il giro d'affari si sarebbe realizzato tramite la riscossione di crediti riscossi sui conti correnti personali di uno dei denunciato (cioè l'amministratore esecutivo), e tramite l'emanazione di assegni a vuoto.
La scoperta l'hanno fatta i militari della Guardia di finanza di Gallipoli, dipendenti del capitano Umberto Bianco, su disposizione di accertamenti disposti dal pm titolare dell'inchiesta, il sostituto procuratore Emilio Arnesano della Procura di Lecce.
Le aziende coinvolte nella bancarotta fraudolenta sono due. Si tratta di due Srl, dichiarate entrambe fallite dal Tribunale di Lecce, nei periodo del 2003 (la prima), e del 2006 l'altra. La sentenza del tribunale ha permesso di proseguire gli accertamenti di polizia tributaria, ai quali le fiamme gialle hanno ottemperando tramite accertamenti bancari.
Proprio a seguiti di questi, undici persone sono state denunciate. Nove di queste sono della compagine sociale delle Srl, un altro è il consulente delle ditte, e il terzo è un altro soggetto, socio «occulto», cioè che non compariva in alcun modo nella composizione giuridica delle due ditte, ma di fatto era quello che riscuoteva i crediti vantati. Vantati e mai riscossi, sì, ma dalle aziende.
Il principale buco è costituito da tre milioni di euro, costituito proprio da quei crediti dirottati verso i conti correnti personali del factotum dell'azienda. Ma a questi, poi, vanno aggiunti altri capitali. Beni distratti per 75mila euro (valore di certi automezzi aziendali rivenduti a titolo personale).
Le 11 persone finite nella rete della Finanza sono tutte di Nardò. Le due aziende (una di Nardò e l'altra di Galatone), operano nel settore della produzione e commercializzazione di mobili.
La prima, quella cioè di Nardò, nella produzione dei mobili. Mentre la seconda, quella di Galatone, nel commercio sempre di mobili ma all'ingrosso. L'ipotesi di truffa verso i fornitori viene accreditata dall'accertamento di fatture emesse per un valore di 200mila euro, oltre che assegni e cambiali per un totale di 891mila euro.
L'attività investigativa della Guardia di Finanza di Gallipoli è andata avanti per circa un anno. Le aziende, ad ogni modo, avevano già licenziato i propri dipendenti (circa un trentina), nel periodo precedente il 2003, cioè prima che la prima ditta fosse dichiarata fallita.