UGENTO | Si è svolto nella mattinata di oggi, alle nove e mezza, presso la sede dell'ex Villa Bobò, nella sede del Tribunale per i minori, l'interrogatorio durato per oltre cinque ore. Il faro è stato puntato ad un 18enne di Ugento, considerato dalla Procura un testimone chiave nell'indagine che sta andando avanti da oltre nove mesi in merito all'omicidio di Giuseppe Basile, il consigliere comunale e provinciale dell'Italia dei Valori assassinato la notte tra il 14 e il 15 giugno scorso. Il pubblico ministero, Simona Filoni, ha posto una serie di domande al giovane, cercando di mettere tutti i tasselli al loro posto, quei tasselli che da diverso tempo sono al vaglio degli inquirenti che cercando di capire chi abbia potuto compiere quel terribile gesto, che ha sconvolto l'intera comunità ugentina.
Il giovane è stato
accompagnato al Tribunale dalla madre e dai due avvocati, Antonio
Melileo e Roberto Bray. Successivamente è stato ascoltato diverse volte.
Secondo le testimonianze raccolte negli altri interrogatori svolto
d'avanti al sostituto procuratore Giovanni De Palma, il giovane si
sarebbe contraddetto diverse volte, proprio per questo motivo il pm
ha voluto vederci chiaro ascoltandolo nuovamente. Il giovane è
accusato di falsa testimonianza.
L'interrogatorio forse sarà molto
utile a chi ancora, dopo nove mesi, sta indagando sull'omicidio,
proprio per capire una delle ultime novità del caso, la presenza di
un'auto con all'interno quattro persone, parcheggiata nelle vicinanze
dell'abitazione di Basile la sera del delitto. Il 18 ha spiegato la
motivazione delle contraddizioni e raccontato cosa veramente, almeno
si spera, sia accaduto quella sera. Il risultato dell'interrogatorio
rimane incognito dal segreto istruttorio, ma da alcune indiscrezioni
fornite da un nostro colloquio con la famiglia, il ragazzino che era
da poco rientrato a casa, avrebbe udito insieme ai famigliari e ai
vicini, chiedere inizialmente informazioni a chi si sarebbe
avvicinato a Basile: «Ci siti? Ci buliti?», poi si sarebbero udite
urla strazianti di dolore e chiede aiuto ai vicini «Cummare,
cumpare, viniti, iutatime!»
Il primo che avrebbe soccorso Basile
è stato il padre e il 18enne che, dopo essersi resi conto di quanto
stava succedendo, hanno percorso la rampa di scale che collega il
secondo piano dell'abitazione con la strada, trovandosi sulla destra
il corpo del consigliere, ormai in fin di vita. L'unica cosa che
hanno visto gli occhi dei soccorritori, è stata un'auto di colore
scuro con quattro persone dentro che fuggiva da via Nizza.
Secondo voci di paese, pare che Basile camminasse da diversi
giorni, prima che venisse ucciso, con un coltello in tasta, in modo
da difendersi da chi gli avrebbe fatto del male. Le quattro persone,
secondo sempre voci di paese, si sarebbero avvicinate soltanto per
parlare, Basile però avrebbe reagito con il suo coltello e che i
malviventi, vedendosi alle strette, lo avrebbero afferrato e lo
avrebbero ucciso con il suo motivo stesso. Le dita di Basile
presentavano dei tagli, la gente ha spiegato che quel tipo di ferite
alla mano sarebbero state provocate dai malviventi mentre cercavano
di strappare il coltello.
Il pubblico ministero, Simona Filoni, si riserva di scegliere se archiviare la posizione del ragazzo o chiedere il rinvio a giudizio oppure avviare una misura restrittiva nei confronti del giovane, per il motivo di aver dichiarato il falso. L'ipotesi della pista passionale avanza sempre di più, in quanto, secondo voci di paese, Basile da diverso tempo avrebbe allacciato una relazione con una donna di Ugento. La pista politica comunque non rimane da parte, anzi, gli inquirenti continuano ad indagare ogni giorno. Basile di relazioni nel passato ne aveva avute diverse, ma pare che ad armare la mano dell'assassino non sarebbe da attribuire ad una passato, ma ad una storia avvenuta di recente.