TAURISANO | Aperta la causa di beatificazione per la ragazza di Taurisano che avrebbe visto Padre Pio in una notte di sofferenza. La notizia gira da qualche giorno tra il clero salentino ma è stata ufficializzata oggi. Forse Mirella Solidoro, una giovane ragazza morta nel 1999 all'età di 35 anni, diventerà beata. Quel forse potrebbe diventare una certezza se la Chiesa riceverà testimonianze e documenti su Mirella. Una giovane che nonostante la sofferenza, assicurava il suo star bene interno a chi gli stava vicino. Nell'ultimo periodo della sua vita diventò cieca, ma questo non le ha comunque impedito di continuare a pregare e a scrivere poesie e preghiere al Signore. All'età di 14 anni subì un intervento alla testa per un tumore che gli ha rovinato in seguito la vista. In poco tempo dall'operazione è stata costretta a restare per sempre nel suo letto, «con la fede in Dio - come raccontava ai parenti - che è diventato l'unica ragione della mia vita».
«I miei giorni li trascorro tutti uguali, uno dopo l’altro come gli anelli di un rosario». Così dettava Mirella, non vedente, nel 1982. Era nata a Taurisano, grosso centro della provincia di Lecce, il 13 luglio 1964 in una famiglia numerosa, troppo spesso oppressa da serie difficoltà economiche. Vivacissima, intelligente, buona, era il sorriso della casa. All’età di 9 anni cominciò ad accusare forti e continue cefalee. Si cercò aiuto ai medici e così ebbe inizio la sua «peregrinatio» negli ospedali della zona. «A 9 anni il signore mi ha affidato una missione particolare: quella della sofferenza e del dolore». Le sofferenze aumentavano di giorno in giorno. I genitori cercavano riparo e tanto soffrire, ma nessuno riusciva a capirla. «Cercai di trovare la consolazione nel signore che diventò per me il padre fedele, il mio consolatore che mi diede forza di affrontare meravigliosamente i miei piccoli doveri, la scuola, lo studio».
Mirella sosteneva che fu in quel buio, avvenuto dopo l'operazione, che iniziò a vedere. «Non era la luce del mondo, ma quella di Dio. Fu, per me, quella, la chiamata decisiva alla croce». Da bambina voleva diventare suora. «Accettai il dolore e lo amai tanto da desiderarlo. Capii che il signore aveva bisogno di anime disposte ad immolarsi per la salvezza dell’umanità».
Intanto gli anni passano velocemente e Mirella nell'ultimo periodo della sua vita si ritrova tra i quattro muri della stanza che furono il campo di missione e in un letto che diventò la sua dimora, con il desiderio di imitare Cristo ed essere come una candela che si consuma per dare ad altri la luce. La giovane riuscì a far avverare un suo desiderio, quello di andare a Lourdes. Nel 1985 ci andò con un pellegrinaggio marcellino. Amava i santi. Per Padre Pio aveva un’autentica amicizia. Una volta disse che dopo aver passata tutta la notte in lacrime perché al mattino nessuno le avrebbe portato la Santa comunione, vide accanto a sé Padre Pio con una particola in mano che le disse «te lo porto io il Signore» e la comunicò. La sua vita di unione con Dio raggiungeva tutto il mondo: peccatori, sofferenti ed anche le anime del purgatorio: «voglio soffrire per le anime del purgatorio» la udirono le suore che la accudivano esclamare in un momento di maggiore sofferenza.
Ai primi di settembre del 1997 fu ricoverata a Lecce, nell’ospedale «Vito Fazzi» nel reparto di neurologia. Subì un difficile intervento alla testa e, contemporaneamente, l’estrazione di sei denti e un’operazione per le ulcere alla lingua. Dopo tanto dolore, il risultato fu quasi nullo. Fu trattenuta quasi più di un mese nell’ospedale. Al momento della dimissione il suo aspetto era già cambiato. Occorsero poi altri controlli medici e, nel 1998, fu portata all’ospedale «Sollievo della Sofferenza» di San Giovanni Rotondo, dove però i sanitari non poterono fare altro che confermare le diagnosi precedenti. Mirella, però, fu confortata per aver potuto, nella sua carrozzella guidata da un padre del convento, passare molto tempo in preghiera intensa vicino alla tomba di Padre Pio. A casa, anche se i dolori erano ormai diffusi su tutto il corpo, continuò nella vita di intensa preghiera e di apostolato verso tutti, ma il parlare le costava molto. Il 27 settembre del 1999 le sue condizioni peggiorarono, stava molto male, tutti speravano che, come altre volte, si riprendesse cosciente. Rispondeva molto a stento. Quattro giorni dopo cadde in un coma irreversibile.
La mattina del 4 ottobre 1999 si spense con tanta pace, come un uccellino, disse il medico che l’assisteva. Al paese i funerali solennissimi. Una folla di gente giunse a Taurisano per l'ultimo saluti, tutti volevano salutare la cara Mirella. Tanti avevano qualcosa di Santo da ricordare di lei. Molti i sacerdoti. Fu portata al cimitero scortata da venti ragazze vestite di bianco con rose bianche tra le mani simbolo dei suoi vent’anni di malattia. Si chiudevano così i suoi anni di malattia, di immolazione, di infuocato amore per Gesù. «Ora in cielo si ricorda di noi e certamente prega, prega per tutti».