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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 20/03/2009 | CRONACA
TUGLIE | Cresce il fenomeno dei furti nelle campagne, dopo l'ennesimo tentativo da parte di due
Rubano grano nel fondo, scatta l'arresto.
Due diciottenni con minacce a un contadino
«Se dici qualcosa ai carabinieri devi soltanto correre». Sarebbero state queste le frasi pronunciate da due giovani, Jonathan Negro e Gianni Barbaro, del luogo, che hanno tentato di rubare grano dal fondo di un 50enne caricandolo su una motoape. Arrestati dai carabinieri.

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TUGLIE | Furto di grano, i carabinieri ne arrestano due. Con un dato preoccupante, se pensiamo che nelle campagne salentine, continuano a perpetrarsi strane sparizioni, da parte di persone che vogliono guadagnarci dei soldi. Generalmente legna, ora pure frumento. Per la precisione grano, che con azione di minaccia due giovani avevano rubato dal fondo di un contadino. Solo l'altro giorno, come si ricorderà, a Diso, un rumeno credendo di essere stato ingaggiato per lavorare all'interno del fondo agricolo del suo datore di lavoro, in realtà è stato mandato a lavorare all'interno della proprietà di un terzo, un uomo di Sternatìa, di 63 anni.

Che poi pare per un litigio, ne è sorta una lite, e il rumeno è finito in ospedale, prima a Scorrano, poi trasferito al «Vito Fazzi» di Lecce, principalmente per un trauma cranico. Questa storia, invece, arriva da Tuglie, dove i carabinieri della stazione di Sannicola, (guidati dal maresciallo Luca Russo), e coordinati dai colleghi del Norm di Gallipoli (del capitano Stefano Tosi), hanno messo le manette ai polsi di due giovani, poco più che maggiorenni, del posto. Si tratta di Jonathan Negro e Gianni Barbaro. Il primo dei due volto già noto alle forze dell'ordine.

In pratica il proprietario del fondo, un uomo di 50 anni, proprietario dell'appezzamento di terreno dove ci sono anche ulivi secolari, dopo aver raggiunto la sua campagna, che si trova in località «Carignani», ha sorpreso i due indaffarati a tagliare alcuni fusti dove cresce il grano. Vicino ai giovani, c'era un mezzo di trasporto, una piccola motoape, che i due avrebbero utilizzato per caricarlo e portarlo via.

La prima cosa che il 50enne ha fatto è stata quella di avvicinarsi a loro per chiedere spiegazioni. Ma i due, che in un primo tempo sembrava stessero a giustificarsi, senza usare mezzi termini gli hanno detto di lasciarli perdere, e di non denunciare nulla ai carabinieri. Guarda caso, proprio nelle vicinanze, una pattuglia stava setacciando la zona, tanto che quando si sono accorti del battibecco coi due giovani sono intevenuti. I militari li hanno identificati, e poi condotti in caserma, a Sannicola.

Ad ogni modo, dopo aver accreditato l'illecito appropriamento del grano, i carabinieri d'accordo col magistrato di turno, l'hanno arrestati, e dopo il procedimento di rito, li hanno condotti nel carcere leccese di Borgo San Nicola a disposizione dell'autorità giudiziaria.

L'accusa di cui dovranno rispondere i due giovani è quella di furto aggravato dalle minacce, per aver detto al contadino e proprietaro del fondo che qualora avesse fatto ricorso ai carabinieri d'ora in avanti avrebbe dovuto soltanto scappare. Dell'importanza di aver fermato l'iniziativa dei due ne è convinto il comandante della Compagnia gallipolina, Tosi, che quando parla di una guadagno di circa quattordici euro al quintale, nel caso della legna. Ad ogni modo, anche a seguito dell'episodio di Diso, c'è poco da capire.

L'unica particolarità che potrebbe andare ad aggiungersi, a conti fatti, è che i due potrebbero anche essere accusati di ricettazione (appena chiusa l'attività investigativa). Per quanto riguarda l'ape, invece, i carabinieri non hanno ancora accertato la sua provenienza. Sta di fatto che il mezzo è privo di targa, e di altro documento, quindi non si esclude l'ipotesi che il mezzo fosse stato rubato. Infine, c'è da dire che i carabinieri del Norm di Gallipoli incrementeranno i controlli, già dai prossimi giorni, al fine appunto di scongiurare i furti nelle campagne, e l'emergere di questa nuova figura malavitosa. Ad ogni modo, non è da considerare uno stato d'allerta, anche se le denunce da parte dei proprietari di fondi non mancano.

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