VERNOLE | Ormai gli spam e le email di truffa sono all'ordine del giorno per chi naviga sul web. Quasi tutti ormai hanno imparato da come difendersi dalle truffe. C'è purtroppo chi ancora continua a cadere nella rete dei balordi che cercano continuamente di spillare denaro in maniere del tutto illegale. Il fenomeno nonostante i tanti allarmi continua ad essere sempre in crescita, come le email inviate a nome di Banca di Roma, Porte Italiane, e addirittura dalle forze dell'ordine. Tutte queste email hanno il solo scopo di captare informazioni utili per accedere ai conti correnti, prelevando ingenti somme di denaro anche. Fortunatamente il phishing è un reato. Chi lo pratica può essere punito secondo la legge dal Tribunale italiano. Si rischia infatti, dai sei mesi ai tre anni di carcere per il reato di frode informale.
Questa è la sorte di Gianluca Fina, 34enne di Vernole, operaio, con il vizietto di truffare on line. L'uomo è stato condannato a quattro mesi di carcere, emessa dal giudice Domenico Greco. La pena è stata sospesa con la condizionale, ma basterà un altro reato per far scontare i due anni di carcere. Inoltre, il 34enne dovrà pagare una multa di 900 euro.
Secondo quanto emerso dalle indagini, Fini avrebbe realizzato un indirizzo di posta elettronica simile a quello delle poste italiane, inviando email informative. Al momento giusto, quando tutti avrebbero dato fiducia all'indirizzo email, il 34enne inviava un messaggio dove si chiedeva di inserire alcuni codici, gli stessi che bastavano per entrare in un conto postale e che avrebbe permesso a Fini di prelevare somme di denaro.
La truffa è stata messa a segno ai
danni di Filippo Spina, 22enne di Pescara.
Nei confronti del
22enne Fini avrebbe inviato un messaggio dove si chiedevano le
credenziali per accedere al servizio postepay. Le informazioni che
interessavano era il numero della carta di 16 cifre, il nick e la
password per accedervi, la data di scadenza della carta e il numero
di 3 cifre contenuto sul retro della Postepay. L'abbruzzese, ormai
fiducioso dell'indirizzo di posta elettronica, avrebbe risposto
all'email inviando tutte le informazioni. Chi riceveva il messaggio
di certo non era Porte Italiane, ma Fini, che subito prelevava il
denaro. Infatti, senza perdere tempo avrebbe effettuato una ricarica
di 415 euro.
Quando il 22enne si è accordo della truffa ha subito allertato la Polizia Postale che si è messa subito al lavoro fino ad arrivare ad acchiappare il responsabile. Fini era difeso dal legale Antonio Doria. Lo stesso ha già dichiarato di voler fare ricorso in Appello.