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LECCE | I poliziotti gli avevano chiesto i documenti per identificarli. Perché dal locale in cui si erano recati non se ne volevano più andare, e il titolare dell'esercizio aveva fatto ricorso alle forze dell'ordine. E per questo motivo, furono processate tre persone, due ragazzi e una ragazza, con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale.
E proprio la ragazza, Claretta Pindinello, 23 anni, di Racale, è stata condannata. Quel calcio sferrato a un ispettore di polizia, gli è valso come gesto sufficiente per accreditare l'accusa. Quella sera (l'episodio risale al 2006, nella notte fra il 14 e il 15, ndr), i tre avventori della «movida» leccese, si erano recati all'interno del locale serale «Beta Due», ma il gestore, nonostante avesse tentato di far uscire i ragazzi perché arrivato l'orario di chiusura, non ci è riuscito. Quando poi arrivarono gli agenti, la comitiva fu invitata nuovamente a uscire fuori, per avvicinarsi all'auto di servizio e fornire le proprie generalità per l'identificazione.
Non avrebbero ascoltato il suo invito ad abbandonare il locale e così chiamò la polizia. Claretta Pindinello, assieme a Stefano Chironi e al 29enne Luca Chiriatti, tutti e due di Lecce, furono chiamati in causa (dopo essere stati dapprima portati in questura e poi arrestati).
Perché quando arrivarono gli agenti delle volanti, Pindinello dopo aver raggiunto alle spalle un ispettore di polizia, l'avrebbe colpito con un calcio nella regione lombosacrale. L'amico, invece, Chironi avrebbe strattonato e colpito l'altro agente mentre Chiriatti lo spingeva.
Agenti pare, che furono pure offesi e insultati. E mentre secondo l'accusa, avrebbero provocato all'ispettore di polizia lesioni giudicate guaribili in cinque giorni, per il giudice della prima sezione monocratica, Fabrizio Malagnino, le lesioni non ci sarebbero state.
Tanto che, quando il pubblico ministero onorario, Gabriele Marasco, aveva chiesto sei mesi di carcere a tutti e tre, il giudice ha ritenuto di assolvere Chironi e Chiriatti (per non aver commesso il fatto), e condannare, invece, la Pindinelli, per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, a sei mesi di reclusione, pena sospesa. L'unica, dunque, ad essere stata condannata.