MARTANO | Arrestati i componenti di una nuova associazione criminale, con l'aggravante di essere armata, che attingevano denaro da una complessa attività di spaccio di stupefacenti. Non solo, durante il periodo d'attività investigativa, i carabinieri hanno scoperto anche un gruppo trasversale, che faceva furti nelle ville delle marine di Lecce e Melendugno. E sul quale, fino ad oggi, non era stata fatta ancora luce. Fuori dal carcere certi di loro eseguivano gli ordini del capo, Massimo Trovè, 41 anni, di Martano, pluripregiudicato e sorvegliato speciale antimafia, considerato il «capo» della Nuova Sacra Corona Unita. Il nome non è nuovo, perché il 9 ottobre scorso, Trovè balzò agli onori della cronaca, per aver preso a frustate un uomo, dove avergli sequestrato il trattore (di proprietà di una coppia), con l'aratro e la fresa, fino a chiedergli 9mila euro di «pizzo» per farglielo riavere indietro. E proprio per questo motivo, l'8 ottobre scorso finì in manette. Già all'epoca, i carabinieri l'avevano inquadrato come quello che aveva commesso reati contro la persona e associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di cocaina che Trovè avrebbe smerciato, dopo aver infittito rapporti di commercio con certi esponenti della Calabria. Dal carcere nel quale era finito, Trovè uscì nove anni dopo grazie all'indulto, ma restò sottoposto a un rigido regime di sorveglianza speciale antimafia.
E nonostante avesse varcato i cancelli del supercarcere leccese, Borgo San Nicola, secondo le ultime appassionanti indagini, Trovè avrebbe continuato a impartire ordine all'esterno, per portare avanti la sua organizzazione. Organizzazione dedita al commercio e allo spaccio di stupefacenti, appunto. Ma l'inquietante scenario, scoperto dai carabinieri della Compagnia di Maglie, guidata dal maggiore Andrea Azzolini, (che hanno lavorato coordinando i lavori dei militari di Martano, del comandante Gianluca Piconese) alle dipendenze del Comando provinciale di Lecce, del tenente colonnello Salvo Gagliano, e del colonnello Filippo Calisti, si è poi infittito in ulteriori risvolti. I carabinieri hanno usato le più moderne tecnologie satellitari Gps, e anche le intercettazioni telefoniche, per monitare il traffico in entrata e in uscita sui cellulari.
Il percorso degli stupefacenti, su cui i carabinieri hanno accertato solo in parte la provenienza, finiva fra le pietre dei muretti a secco delle campagne di Martano, e talvolta, durante gli appostamenti dei militari (di sei, otto ore, che venivano fatti anche con teli mimetici e sugli alberi), quella droga (hashish e cocaina) veniva talvolta sequestrata, talvolta lasciata fra le chianche per permettere di proseguire le indagini con calma. Indagine che ha avuto inizio con l'arresto di Enrico Sciurti (del quale però gli organi di stampa non hanno parlato, perché le indagini dovevano avere un prosieguo, e dunque non è stata fatta alcuna comunicazione), finito in manette l'1 dicembre del 2007 a Martano, nella sua abitazione vicina, fra l'altro, alla caserma di Martano. All'interno dell'abitazione c'era cocaina, per 235 grammi, che i carabinieri gli hanno trovato durante una perquisizione domiciliare.
Ma andiamo con ordine. Dopo l'arresto di Sciurti, precisamente il giorno dopo, tramite proprio le intercettazioni telefoniche e ambientali (concluse nello scorso mese di luglio), le indagini hanno fatto emergere l'articolata organizzazione, che agiva principalmente, si è poi appurato, nel territorio di Martano, nel cuore della Grecìa Salentina, epicentro importante proprio perché è il paese di Trovè. Non meno sottovalutate le zone limitrofe, quelle in particolare dei comuni confinanti, tipo Carpignano Salentino, non molto distante da lì. E proprio dalle indagini, si arrivò a indagare su altre 26 persone, oltre a Trovè. E cioè Davide Buttazzo, 46enne, di Carpignano Salentino, Fausto Lanzillotto, 36enne, di Carpignano Salentino, Massimo De Carlo, 29enne, e Antonio Mario Sicuro, 43enne, anche questi due di Carpignano, Paolo Marra, 36enne, incensurato di Calimera, Adriano Saracino, 32enne, di Martano, Dario Calogiuri, 29enne, di Melendugno (già in carcere così come Trovè) e Cosimo Michele Stella, 60 anni, incensurato (queste sono le nove persone a cui è stato notificato l'ordinanza di custodia cautelare). Poi ancora, G.P., incensurata, A.V.M., C.C., incensurato, S.L.D., A.C.L. (i due sono incensurati), D.D., A.P.D., P.N.D., R.P.D., I.M., F.T., A.M.B., R.A.D., F.M., L.C., A.S. (detenuto in carcere), M.M. (questi ultimi tutti volti già noti alle forze dell'ordine).
Otto mesi di indagine, si diceva, in un'operazione denominata «Luna Piena», proprio perché il gruppo criminale entrava in azione quando faceva buio. E con loro i carabinieri. E durante le diverse fasi d'indagine, ci sono stati anche diversi arresti. In manette, finirono oltre allo stesso Sciurti, Calogiuri, Saracino, pure Pierluigi Pellegrino, 27enne, di Cursi, Ivan Miglietta, Nicola De Paola, Fabio Trovè, Anna Maria Bensanti, e Antonella De Riccardis e Massimo Marsella. Part di loro per furto in abitazione. Altre sei persone, invece, furono denunciate e indagate a piede libero (R.P.D., S.L.D., 17enne, R.C. e F.C., 20enni, G.H.D., 19enne, G.S.D., 21enne, tutti di Melendugno), e altri ancora furono segnalati all'autorità prefettizia (L.S. e R.S.N., entrambi di Martano, D.S., di Borgagne, frazione di Melendugno, A.S. e V.M., entrambi di Sternatìa). Come detto, Trovè aveva un ruolo di punta, nonostante fosse detenuto in carcere, e in certe occasioni, per affermarsi, avrebbe preso a schiaffi due dei suoi, fra cui il suo autista personale, perché l'aveva scoperto usare il suo cellulare per conversazioni personali, col rischio di essere scoperto. Intercettazioni, delle quali Trovè era terrorizzato. Tanto che, talvolta, abbandonava l'auto e si allontanava a piedi prima di comporre un numero. Per due di loro, furono addirittura alienati dal gruppo. Una volta, quando i carabinieri si accorsero del nascondiglio utilizzato per la droga, la sequestrarono.
E lui, quando si avventò per ritirare il «pacco» lasciato fra le pietre dei muretti a secco, si accorse che non c'era più. E visto che non sospettava di essere seguito e controllato, ritenne responsabile un agricoltore del luogo (quello del trattore, dunque), il proprietario del fondo. Raggiunto, venne preso a colpi di frustino per i cavalli, per poi estorcegli i 9mila euro valore dello stupefacente (http://lecce.reteluna.it/portale/articolo.php?code=1550). Durante la sua permanenza in carcere, gli ordini da impartire all'esterno arrivavano ugualmente.
Ecco il ruolo di Massimo Marsella, all'epoca 32enne, domiciliato a Brindisi. Lui si sarebbe presentato in casa dell'agricoltore per intimargli di ritirare la denuncia che aveva sporto (http://lecce.reteluna.it/portale/articolo.php?code=2208). «Al processo sai tu quello che devi fare, Massimo deve stare fuori perché c'è bisogno della sua presenza fuori dal carcere», queste le parole che avrebbe detto per accordarsi.
I FURTI NELLE CASE ESTIVE | Le accurate indagini dei carabinieri della Compagnia di Maglie hanno permesso di risalire anche agli autori dei furti che si sono compiuti in alcune residenze estive. In particolare, case di normali cittadini, che si recavano nelle marine leccesi per esempio d'estate, durante il periodo di vacanza. Furti tipo quelli dei films, dove gli avventori prima di scappare via lasciavano un biglietto da visita. Che ora ha permesso ai carabinieri, senza troppi giri, di ricondurre alle stesse persone i reati criminosi.
Furti nelle marine leccesi, in particolare. San Foca, ad esempio, ma anche nella marina di Melendugno, Torre dell'Orso. Un centinaio circa di furti, nel periodo che va dal 2006 al 2008, anche se le denunce inserite nell'informativa del pubblico ministero e dallo stesso per il gip solo «soltanto», se così si può dire, una cinquantina.
Quelle cioè dove i carabinieri hanno raccolto elementi certi, attribuibili cioè allo stesso gruppo. Ed ecco la particolarità. Si passava da una casa, e, probabilmente per dispetto, qualcuno di loro faceva la pipì all'ingresso, quasi a firmare gli autori del «colpo». Oppure la si faceva sui materassi dei letti, se si voleva esagerare, anzichè sul pavimento.
C'è da dire, intanto, che il titolare dell'inchiesta che ha provedduto alla notifica delle ordinanze, alle quali i carabinieri hanno ottemperato dalle quattro di questa mattina, quello cioè che ha formulato le accuse, è il sostituto procuratore Giovanni De Palma. Questa mattina, durante la conferenza stampa, c'era il procuratore capo della Procura della Repubblica, Cataldo Motta. Motta ha sottolineato la caparbietà con la quale, il maggiore Andrea Azzolini e la sua squadra, siano riusciti a ricongiugere tutti i tasselli e a smantellare l'organizzazione dedita a stupefacenti e furti nelle case.
CRIMINALI A VARIO TITOLO | Ognuno nell'organizzazione aveva il suo ruolo. E con «Luna Piena» si è fatta luce anche su questo. Massimo Trovè (l'ordinanza gli è stata notificata mentre era in carcere), Davide Buttazzo, Fausto Lanzillotto, Massimo De Carlo sono accusati di vari reati, per essersi fra loro associati allo scopo di commettere una pluralità di delitti, spiegano i carabinieri. Fra i quali, vendita, offerta in vendita, cessione, trasporto e detenzione di sostanza stupefacente, cocaina ed hashish, con l'aggravante di aver partecipato a un'associazione armata. Per Trovè, inoltre, c'è l'accusa di aver promosso, costituito, diretto e organizzato il sodalizio criminale in discorso. Qualcuno di loro c'ha pure l'aggravante della recidiva.
Per Antonio Sicuro, invece, c'è un'altra accusa, quella cioè di aver detenuto illegalmente 101 cartucce del calibro 7,62 per 39, e poi ancora, 75 munizioni 10 millimetri automatica, una cartuccia calibro 9 per 17 per 38 Swc (munizioni per armi da guerra), 802 cartucce calibro 9 lugher, 12 cartucce per pistola 357 magnum, 102 cartucce per pistola calibro 38 special, 14 munizioni con palla inerme calibro 9 (munizioni per arma comune da sparo).
In tutto, si tratta di 1136 munizioni. Infine, droga e contanti. I carabinieri a corredo dei nove chili di hashish, e dei 327 grammi di cocaina, hanno sequestrato due bilancini di precisione, e denaro contante in tre tranche: 175 euro, la prima, 1010 euro, la seconda, e altre 280. Tutte di vario taglio, per un totale di 1465 euro.