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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 15/03/2009 | POLITICA
TRICASE | All'incontro nel Cinema Aurora, questa mattina c'erano ben seicento sostenitori
«Io Sud»: Adriana Poli Bortone sbarca a Tricase.
«No al federalismo, se si pensa soltanto al Nord»
Nel suo intervento di presentazione, la senatrice ex An, che al suo fianco aveva pure l'onorevole Antonio Lia (ex Dc), ha sottolineato la volontà di intervenire su certi principi che bloccano i fondi del fisco al Nord. «Con un Governo che sta facendo gli interessi della Lega».

TRICASE | Quanta voglia di Sud c'è in questo Sud. È questo, ciò che Adriana Poli Bortone ha spiegato questa mattina a Tricase, ai sostenitori del suo movimento. Infatti, dopo gli incontri tenuti a Bari, Lecce e Brindisi, oggi la senatrice ex Alleanza Nazionale ha tenuto la sua presentazione ufficiale a Tricase, all'interno del Cinema Aurora, dove assieme a lei c'era pure l'onorevole Antonio Lia. Nel suo discorso, la senatrice ha ribadito il suo percorso politico, col quale è diventata «vecchia» (come dicono, dice), ma comunque appassionata ai grandi temi del suo territorio. Come quello del federalismo, quello a cui lei non è contraria, ma che non voterà, «perché - spiega - quello fiscale va bene solo alla Lega». La fondatrice del movimento Sud ha cominciato il suo discorso rivolgendosi alla platea, spiegando quelli che sono gli obiettivi che si propone il suo movimento. Uno di questi, sicuramente, è quello relativo agli enti locali, che Adriana Poli vorrebbe razionalizzare. Province, ad esempio, aree vaste e aree metropolitane, gli Ato dei rifiuti e quelli delle acque, che troppo spesso servono solo «ad elargire denaro ai molteplici consigli di amministrazione, magari privandone le ragazze madri che muoiono di fame e vanno ai Comuni a chiedere un contributo». Accanto a lei, all'Aurora questa mattina, l'onorevole Lia ha precisato: «Sono sempre stato uomo della Democrazia Cristiana, sono stato anche un cattolico di sinistra, e oggi mi chiedono cosa ci faccio vicino ad Adriana: noi siamo uniti per il Sud, gli obiettivi sono comuni, perché non dovremmo stare assieme?».

 

Sul federalismo, Adriana Poli ha detto di non essere contraria, ma di non poter accettare che questo Governo «inizi tutto dalla fine», stando alle pretese di un partito, quello della Lega Nord, fortissimo: «Una Lega Nord fortissima, che ha saputo imporre il suo potere, e che non ci si è posti problemi di coerenza quando - dopo aver sparlato per anni di “Roma ladrona” - con la stessa legge sul federalismo - conferiva a “Roma capitale” una serie di funzioni, pagate con ulteriori tasse estorte ai cittadini. Perché, come se non bastassero le tasse che già attualmente gravano sui cittadini, oggi a quelle convenzionali se ne aggiungono altre così dette “di scopo”, quelle, cioè, che sono necessarie per fare qualcosa che con le tasse “normali” non si riesce fare». E sempre sulla Lega ha poi aggiunto: «La Lega ha tutto l’interesse ad aumentare il divario nord-sud, perché così finalmente si giustifica la secessione, e la creazione di una macroregione del nord». Ma questo dipende moltissimo dai governi locali del Sud, insiste ancora, dal fatto che Puglia, Campania, Basilicata, Calabria non riescono a mettersi assieme per programmare.

 

«Dalla Regione Puglia hanno dovuto inventarsi tre notti bianche per “investire” 7 milioni di euro che altrimenti sarebbero tornati all’Europa. Ma non era meglio investirli in lavoro per i nostri giovani? È una disgrazia vedere che sono tanti i danari che l’Ue dà e che noi non riusciamo a utilizzare, per creare cose che rimangono sul territorio, non “cosette” che dopo 2 anni spariscono. La strategia di Lisbona prevede interventi per i giovani e per le donne, due obiettivi che altre zone dell’Europa hanno già conseguito, mentre noi in Puglia non riusciamo a fare nemmeno un bando per l’utilizzo di questo danaro».

 

Per questo Adriana sostiene l'importanza di un nuovo movimento, che porterà avanti il principio della territorialità del fisco: «Guardo a quello che hanno fatto per anni Fiat, Enichem, Montedison, e gli altri grossi insediamenti industriali che hanno depauperato il nostro territorio, monetizzando il rischio. Inquinamento, tumori, tutto ha avuto un prezzo: qualche migliaio di posti di lavoro. Ma il lavoro deve avere i termini dell’economia sostenibile, ci dobbiamo ribellare rispetto a violenze che sono state fatte sul territorio. Se L’Ilva ha avuto interesse a stare qui, e al limite quando vede che c’è qualcosa che non va minaccia di licenziare un po’ di lavoratori, allora è qui che deve pagare le tasse, non dove ha la sede legale. Se stanno qui ed inquinano qui, allora è qui che devono pagare le tasse: questo è federalismo».

 

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