NARDÒ | È stata rinviata la riunione che il sindaco Antonio Vaglio avrebbe dovuto avere per domani pomeriggio a Roma presso la sede del Ministero dello Sviluppo economico. In tarda mattinata, infatti, dal ministero è stato comunicato che il capo della segreteria tecnica, Claudio Nardone, che avrebbe dovuto incontrare Vaglio ed una delegazione di consiglieri, per sopraggiunti impegni è stato costretto a rinviare l’incontro. La nuova data dovrebbe essere comunicata a breve. La riunione era stata chiesta dal sindaco Vaglio a seguito della seduta del consiglio comunale in cui si era discusso della questione nucleare, soprattutto alla luce delle voci che vorrebbero Nardò come possibile sede di un deposito di scorie nucleari.
Intanto da Roma giungono le dichiarazioni da parte di esponenti politici. «Il governo sta improvvisando su una materia sensibile come l'energia nucleare. Dalla chiusura delle centrali sono passati 32 anni, i problemi relativi al termine dell'attività degli impianti non sono stati risolti, ma ciò nonostante si riavviano politiche energetiche basate sul nucleare utilizzando tecnologie già vecchie, quelle di terza generazione, mentre in altri Paesi si progettano impianti di quarta e quinta generazione». Lo ha detto Ludovico Vico, deputato Pd in commissione Attività produttive della Camera. «Il ministro Scajola illustrerà, nel pomeriggio, in commissione Attività Produttive di Camera e Senato l'intesa Italia-Francia per la partnership sull'uso dell'energia nucleare e ha annunciato il via libera alla costruzione di quattro nuove centrali, la prima delle quali dovrebbe entrare in funzione nel 2020 utilizzando tecnologie che già oggi sono considerate obsolete. Ma il ministro dovrebbe rispondere prima ad alcune domande: quanti miliardi di euro servono per il decomissioning, cioè la bonifica dei siti chiusi? Quando il Sito unico nazionale temporaneo per le scorie nucleari? La Sogin intende ancora commissariarla?».
«Il nucleare - prosegue Vico - è stato abbandonato nel 1987 in seguito ad un referendum popolare. Da allora gli impianti di Trino Vercellese, Caorso, Garigliano e Latina sono stati chiusi ma mai smantellati. In sostanza il decomissioning per cui servono 4 miliardi di euro, non è mai iniziato. Nè si è provveduto a svuotare i siti di stoccaggio delle scorie: di Casaccia, Bosco Marengo, Rotondella, Saluggia (in quest'ultimo si sta pensando di ricorrere alla cementificazione dei rifiuti liquidi, una volta trasferiti dai vecchi ai nuovi serbatoi). In realtà i circa 60mila metri cubi di scorie (la cui radioattività si smaltirà in migliaia d'anni) avrebbero dovuto essere concentrati in un unico Sito nazionale, mai individuato e quindi mai allestito dalla Sogin Spa cui spettava il compito. Nel frattempo il governo ha predisposto un collegato alla legge finanziaria con cui commissaria Sogin e contemporaneamente costituisce l'Agenzia per la sicurezza nucleare, a cui ha destinato fondi equivalenti all'affitto annuale della sede che l'ospiterà».