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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 03/02/2009 | CRONACA
CASARANO | Il procuratore Motta: «Fondamentali le intercettazioni»
Maxi truffa ai danni dell'Inps.
48 ordinanze di custodia cautelare
L'organizzazione intercettava i contributi dell'Inps, talvolta anche favorendo l'assunzione fittizia di cittadini extracomunitari, che per venire in Italia dovevano pagare migliaia di euro. Coinvolti due funzionari e sindacalisti che ruotavano attorno a uno studio di consulenza.

CASARANO | L'obiettivo dell'organizzazione smantellata dalla Guardia di finanza sarebbe stata quella di intercettare il denaro dell'Insp. Un'organizzazione che, nel tempo, si è ramificata e ha potuto contare sull'apporto di diverse persone, anche extracomunitari. I finanzieri questo giro di denaro l'hanno ritenuto una truffa, tanto che questa mattina, nelle prime ore dell'alba, hanno fatto irruzione all'interno delle abitazioni dei presunti responsabili, ottemperando a 48 ordinanze di custodia cautelare, fra cui 24 in carcere, nei confronti di soggetti, tutti, ritengono i finanzieri, in qualche modo coinvolti. Il fulcro dell'attività, tre fratelli ce l'avevano a Casarano, dove c'è la sede dello studio di consulenza del lavoro «Acquaviva», gestito da Antonio Giovanni, di 44 anni, Giuseppe di 54 anni, e Maria Bianca Acquaviva di 59. I finanzieri della Compagnia di Gallipoli, dipendenti del Comando provinciale di Lecce, al comando del Colonnello comandante di Corpo, Patrizio Vezzoli, hanno realizzato le ordinanze dopo aver accertato che avrebbero percepito indebitamente, attraverso l'assunzione fittizia di lavoratori, contributi assistenziali e previdenziali, favorendo talvolta l'ingresso illegale nel territorio dello Stato di 144 cittadini extracomunitari.

 

Nell'operazione, denominata «Caronte», ad ogni extracomunitario sarebbe stato dato un permesso di soggiorno che gli avrebbe consentito l'ingresso in Italia, senza di fatto essere stato mai assunto. Permesso, che per poter essere ottenuto, lo straniero doveva tirare fuori poco più di 4mila euro, di cui 2mila sarebbero finiti nelle mani dei capi dell'organizzazione, mentre gli altri due al titolare della ditta che si impegnava nell'assunzione fittizia. Insomma, il giro d'affari avrebbe fruttato circa 1 milione 750mila euro. Tutto di proprietà dell'Inps di Lecce, e della sua sede distaccata, quella cioè di Casarano. E anche quest'ultima avrebbe avuto un ruolo centrale. Perché nel cerchio d'affari delle 16 imprese, ruotavano anche due impiegati dell'Inps di Casarano e due altre persone, due sindacalisti della Cisl. Di questi ultimi due, uno è stato arrestato, l'altro invece è stato solo denunciato. Ma come hanno fatto i finanzieri di piazzetta dei Peruzzi a scoprire tutto questo? Alcuni movimenti sono stati culminanti nell'accertazione delle responsabilità. Come ad esempio le richieste per la cassa integrazione.

 

I benefici che l'Inps elargiva sarebbero stati poi intercettati a scapito non solo dell'istituto previdenziale, ma anche degli stessi lavoratori. In queste pratiche c'erano anche quelle per la mobilità e alcuni sussidi per la disoccupazione. I contributi previdenziali sarebbero stati anche intecettati per donne in finta gravidanza, che avrebbero beneficiato della maternità, senza però aver alcun figlio in grembo. Fondamentali per le indagini sono state le intercettazioni telefoniche, così come sottolineato dal capo dei pubblici ministeri del tribunale di Lecce, il procuratore capo della Procura, Cataldo Motta, che proprio grazie alle intercettazioni ha potuto muovere la macchina della giustizia su più fronti e sgominare così la presunta organizzazione criminosa. Ora, tutte queste persone, sono accusate di diversi reati a seconda del proprio ruolo, fra cui associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni dell'Inps, e falso ideologico.

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