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UFFICIO RECLAMI
Data pubblicazione: 03/02/2009 | POLITICA
SANTA CESAREA | Polemiche sull'aumento del capitale della società
«Rilanciamo le Terme di Santa Cesarea».
Il sindaco: «Potevano evitare la diffida»
Sulle terme è dibattito aperto. Il Comune che avrebbe dovuto versare due milioni 900mila euro, ma pagò solo un quarto della quota. Il sindaco Daniele Cretì auspica che si possa andare verso la privatizzazione. Mercoledì consiglio di amministrazione.
di Cristian Rizzo


SANTA CESAREA TERME | I forti venti di scirocco che in questi giorni soffiano su Santa Cesarea, e lo scossone proveniente da Castro, paese vicino, dovuto allo sgretolamento della roccia nel centro città, non hanno spazzato via le critiche e le dovute polemiche accese sul caso Terme e sul caso «socio Comune». Nel lontano 2005 i due soci, quello di maggioranza la Regione Puglia, e quello di minoranza, il Comune di Santa Cesarea, hanno trovato un accordo per l’aumento di capitale della Società Terme. Il Comune doveva versare nelle casse dell’azienda circa due milioni 900mila euro. Solo il 25 per cento, però, fu pagato in anticipo, ovvero circa 800mila euro. Tempo fa il presidente della società delle Terme, Salvatore Serra, diffidò il Comune di Santa Cesarea fissando l’ultimatum per il pagamento della somma di circa 2 milioni 100mila euro, entro quindici giorni dalla data della pubblicazione sulla gazzetta ufficiale. Pena la messa in mora del Comune. Il Consiglio comunale ha così contratto un mutuo a trent'anni con la Banca Popolare Pugliese per la restituzione della somma, creando dissapori tra alcuni cittadini che volevano esprimere pareri, e le ire dell’intera Giunta comunale contro la società Terme.

 

«È incredibile - sottolinea il sindaco di Santa Cesarea, Daniele Cretì, come il presidente Serra possa chiederci denaro pubblico in un momento in cui nella società Terme tutti i progetti e il contratto di programma sono fermi, bloccati. Spero che le terme possano decollare, sarebbe assurdo che questi contrasti non facessero rilanciare la società nel panorama territoriale e regionale. La maggioranza del cda dell’azienda presenta dei lati oscuri - continua Cretì - che non condivido affatto. Il Comune doveva pagare quella somma altrimenti sarebbe stato estromesso. Non so se è una strategia della Regione o il caso, ma andremo verso la privatizzazione? Io personalmente sarei anche d’accordo, ma in tal caso bisogna lavorare insieme e trovare le giuste soluzioni». Anche la minoranza, quella di centrosinistra, è sostanzialmente d’accordo con le parole del Sindaco. Walter Nutricato, capogruppo, spiega che «bisognava contrarre il mutuo. Rischiavamo di uscire fuori da una società situata sul nostro territorio e che più ci onora». Qualche bacchettata va a finire sulle mani del presidente Serra.

 

Nutricato, infatti, insiste: «Non ci sappiamo spiegare come mai la società Terme abbia fatto questo tipo di scelta soprattutto in un periodo di crisi per tutti. Anche il sindaco ha le sue colpe. Noi avevamo chiesto un Consiglio comunale per discutere di Terme. Consiglio che ci è stato negato. Ora ci troviamo in queste condizioni». Anche l’altra minoranza, quella di Orizzonti Condivisi, ha voluto pronunciarsi sull’annoso argomento. «Abbiamo chiesto il rinvio del voto circa l’assunzione del mutuo - sintetizza Valeria Maggio, capogruppo - perché una decisione del genere meritava una profonda riflessione sull’argomento, intorno ad un tavolo di confronto partecipato. Siamo favorevoli alla pubblicità delle terme ma bisogna dare prova di efficienza e di integrazione del sistema territorio-Comune-impresa. Il cda dovrebbe solo occuparsi di migliorare la governance, ma al contrario limita le sue riunioni a questioni di contingenza, come le assunzioni, che degenerano il suo ruolo nel sistema territorio». Nella serata un incontro risolutore tra il sindaco Cretì e il presidente Serra. Per mercoledì è previsto un acceso consiglio di amministrazione.

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