LECCE | Almeno cinquemila persone, tra salentini e turisti, hanno visitato dal 14 dicembre al 20 gennaio scorso la mostra «Enzo Sozzo. L’uomo, l’artista, il partigiano», allestita presso il castello di Carlo V a Lecce per ricordare il grande pittore leccese a quindici anni dalla morte. Un dato che racconta senza bisogno di altri commenti lo straordinario successo dell’iniziativa, che ha visto al castello un pellegrinaggio incessante di persone desiderose di testimoniare il loro affetto per un grande uomo e un grande artista. O, più semplicemente, desiderose di conoscere il tratto e l’armonia delle sue opere, quasi sempre ispirate dalla sua città, che - come si è visto con la mostra - ha sempre ricambiato il suo amore. «Esistono persone piene di Bellezza e Amore, che spargono ovunque la loro luce: Enzo Sozzo, mio nonno, era evidentemente una di queste, perché quella Bellezza, nei giorni dell’esposizione, era nei tanti volti dei visitatori che hanno voluto «contattarla», lasciandosi trasportare in un’atmosfera quasi surreale fatta di sogno, di emozione, di purezza», spiega infatti l’organizzatrice Valentina Anelli.
Se già domenica 14 dicembre, giorno dell’inaugurazione della mostra (curata da Massimo Guastella), centinaia di persone hanno deciso di ricordare Enzo Sozzo «strette intorno ai suoi quadri, alle immagini, alle fotografie, ai video di stagioni politiche irripetibili, altrettante hanno continuato a farlo nei giorni e nelle settimane successive, scrivendo pensieri pieni di ammirazione e orgoglio per averlo conosciuto, proprio come quando lui era in vita», racconta Valentina. «Con stupore e gratitudine, allora, devo ringraziare quelle persone straordinarie che hanno confermato come Enzo Sozzo sia un «pezzo» imprescindibile e indimenticabile della città, come possa continuare ad emozionarla ancora, come il vuoto emotivo che mio nonno ha lasciato non sia solo dentro di me».
A partire «da tutti coloro che hanno reso possibile questo progetto: Gianni Turrisi e Sergio Carpinello che hanno suggerito e sostenuto l’idea costantemente, Antonio Maniglio e Sandro Frisullo per l’affetto nei confronti del ‘loro’ Presidente dell’Anpi, Adriana Poli Bortone per le sue parole capaci di superare gli steccati ideologici e per i suoi occhi lucidi, Silvia Godelli per aver creduto nel progetto dal primo istante, Aurelio Gianfreda per la stima e l’affetto nei confronti di mio nonno, Paolo Perrone per la disponibilità e l’entusiasmo, Giovanni Pellegrino per la lungimiranza e il desiderio di «tramandare la memoria di un cittadino leccese che ha onorato la sua città», Nichi Vendola, Michele Emiliano, Alberto Maritati, Dario Stefano ed Enzo Lavarra per essere venuti alla mostra. Ancora, la Facoltà di Beni Culturali dell’Università del Salento e il professor Massimo Guastella, la cui disponibilità darà nuova linfa allo studio dell’artista Enzo Sozzo». Infine, «grazie a Maurizio Nocera per l’amore nei confronti di mio nonno, ad Antonio Galloso e alla Farm che ha curato gli allestimenti, esaltando quella Bellezza e quella Luce e permettendomi di realizzare un sogno. E a mio zio Carlo Sozzo per aver condiviso questo viaggio straordinario», conclude Valentina Anelli. «Ma, soprattutto, grazie alle migliaia di persone che sono venute al castello, hanno ammirato i quadri di mio nonno, hanno lasciato testimonianza commossa del loro passaggio, perché ci danno la forza di continuare a pensare che l’arte sopra ogni cosa sia emozione, e tale se riesce a farci diventare migliori». Impossibile riportare tutte le frasi e i nomi trascritti sul registro della mostra. Basta citarne solo alcune, quelle che più di tutte sintetizzano lo spirito dell’iniziativa: «Dinanzi a così belle, il nostro spirito diventa un bambino che guarda con stupore», «Ho rivissuto momenti belli riguardando le tele di Enzo (anzi, del maestro, perché io lo chiamavo così). Gli anni passano ma i ricordi, quelli, restano sempre nella nostra mente. Grazie, maestro (firmato P.)». «Sono senza parole, è uno dei nostri massimi artisti». «Tra i più grandi artisti della nostra terra (G.R.)».