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LECCE | La recente sentenza della magistratura fiorentina che condanna il Ministero della Difesa al risarcimento danni di un militare contaminato dall’ uranio impoverito in Somalia, è un atto di giustizia resa a quanti direttamente o indirettamente (i familiari dei deceduti) sono stati colpiti dalla cosiddetta Sindrome dei Balcani. È quanto afferma il leader di «Salento Libero Regione», Mario De Cristofaro, secondo cui a tale primo positivo risultato si è giunti anche grazie alla coraggiosa battaglia che da anni conduce il Maggiore dell’ Esercito Carlo Calcagni il quale, a novembre 2008, portò la sua testimonianza di esempio vivente di contaminazione bellica alla conferenza stampa tenuta da Salento Libero Regione sull’ argomento. «Colgo l’occasione per chiarire una volta per tutte - prosegue De Cristofaro - che a procurare l’inquinamento e la contaminazione di persone, animali e territori, non è solo l’uranio impoverito ma qualunque esplosione capace di produrre alte temperature. Non serve a nulla, dunque, che il senatore Costa continui ad affermare che a Torre Venneri non si fa uso di armi all’uranio impoverito perché ciò non esclude affatto la possibile esistenza di inquinamento, a meno che nel poligono in questione le esercitazioni non si svolgano con cavalli a dondolo, pistole ad acqua e fucili col tappo. Per questo motivo, - incalza il leader di Salento Libero Regione - occorre che le autorità politiche Salentine e pugliesi di ogni livello si muovano con determinazione ed urgenza perché siano effettuati specifici controlli sanitari ed ambientali nel poligono e nei borghi adiacenti, atteso che la salute prima di tutto non può essere solo uno slogan da urlare quando conviene, ma un principio da far valere sempre. Così come, in attesa di attivare detti controlli, conclude De Cristofaro, è bene che le autorità politiche si facciano dire magari tramite Costa: se nelle esercitazioni a Torre Veneri, oltre a tric-trac, scattagnole, tronetti et similia, sono usate munizioni di altro tipo e chi, dove, come e quando provvede al loro eventuale recupero e/o smaltimento, e/o stoccaggio e/o riciclaggio, se e di quale eventuale equipaggiamento protettivo sono dotati i militari e di che tipo sono i carri armati impiegati nelle esercitazioni e chi li manutende; se e quando nel poligono hanno operato o operano soggetti terzi, pubblici o privati, italiani o stranieri».